Dagli Abruzzi, ricordando Ignazio Silone (1900-1978)

di Michele Ferrante

Il 22 agosto 1978 si spegneva a Ginevra Ignazio Silone, ma il suo vero nome era Secondino Tranquilli, nato a Pescina il 1^ maggio 1900.

Nella intensa attività politica nel partito comunista con l’avvento del fascismo dovette fuggire all’estero. Nel 1923 detenuto nel carcere di Barcellona usava lo pseudomino di Ignazio Silone per firmare i suoi articoli inviati clandestinamente alla stampa. Silone, perché ricordava Poppedius Silo, il capo della resistenza dei Marsi nella guerra degli italici contro Roma.
Nel 1927 partecipò con Togliatti alle riunioni del Komintern a Mosca che segnarono l’espulsione di Trotski e Zinoviev dal partito comunista. Dopo questi eventi con i quali si preannunciava il totalitarismo staliniano, Silone decise di uscire dal partito comunista e di dedicarsi all’attività letteraria in Svizzera, dove scrisse numerosi libri famosi come Fontamara, Vino e pane, Il seme sotto la neve, La scuola dei dittatori. Nel dopoguerra, tornato in Italia, pubblicò Una manciata di more, Il segreto di Luca, La volpe e le camelie, L’avventura di un povero cristiano, Severina, senza dimenticare Uscita di sicurezza. Due ampi volumi di romanzi e saggi siloniani sono ora raccolti da Bruno Falcetto nei Meridiani Mondadori.
Noi abruzzesi consideriamo Silone come un nostro maestro perché ha portato i cosiddetti “cafoni” sulla scena internazionale, perché ha tenuto alto il primato della coscienza sopra ogni istituzione o partito, perché ha difeso i valori della libertà e di un cristianesimo originale. Silone osava definirsi “Socialista senza partito, cristiano senza chiesa”. Noi lo ricordiamo soprattutto come scrittore legato alla sua terra d’origine ma che pubblica in esilio e in lingua tedesca il suo primo grande romanzo, Fontamara, apparso nell'aprile del 1933 a Zurigo.
Dai letterati d'Oltralpe venne definito “poeta vero”, “socialista sincero”, “scrittore eccellente”.
Ricordo per concludere una frase di Silone a proposito del progresso: “Vi saranno sempre gruppi di uomini che non si accontentano del bere e del mangiare. La storia dell’uomo è la storia del suo anticonformismo, ed è ciò che la distingue dalla storia naturale…Nessun benessere potrà mai distrarre la totalità degli uomini dal confronto tra le proprie aspirazioni e la fragilità dell’esistenza”.

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