L’insostenibile ebbrezza dell’elusione fiscale

Dallas, Texas

Pagare le tasse, e' risaputo, non e' mai stata la massima aspirazione dei popoli. Non lo era sotto le monarchie, quando i soldi delle tasse venivano sperperati dai nobili soprattutto per soddisfare i loro capricci e la loro sete di potere e di dominio. Ma non lo e' nemmeno nelle moderne democrazie quando, almeno teoricamente, la tassazione avrebbe lo scopo di sostenere un ben definito e regolato piano di spese per garantire una civile convivenza ai propri cittadini.
Eppure quel senso civico e patriottico che i nostri avi spinsero fino al sacrificio della vita per regalarci la liberta' e la democrazia, e' oggi talmente assente nel comune senso del dovere dei cittadini, che non solo e' diventato raro trovare chi e' disposto ancora a lottare per mantenere vivi quegli ideali, ma addirittura e' diventata motivo di vanto l'abilita' con la quale alcuni riescono ad evitare il proprio dovere civico di contribuire al mantenimento dello Stato.
Detto in altre parole: l'emulazione non e' piu' rivolta ai comportamenti eroici dei nostri avi ma all' abilita' dei nostri coetanei di eludere il fisco.
Che cos'e' l'elusione fiscale? Per alcuni e' un mistero, per altri una ricerca spasmodica, per altri ancora un arte.
Mistero naturalmente lo e' solo per i lavoratori a reddito fisso e i pensionati, dato che essi non possono eludere niente al fisco.
Ricerca spasmodica lo e' invece per tutti gli altri. Compreso i commercialisti, i quali tuttavia elevano questa ricerca a vero livello di arte, grazie alla fantasia, abilita' e specializzazione con le quali vi si dedicano.
L'elusione non e' grave come l'evasione, dove la norma (di pagare) viene semplicemente ignorata. Nell'elusione non si ignora la norma, la si aggira.
Un modo classico e' quello, per gli imprenditori, di far entrare nel bilancio spese personali (per.es. l'acquisto di un auto) come se fossero spese per la produzione, quindi deducibili dal reddito dell'impresa che cosi' paga meno tasse. Ma questo e' un classico che viene anche scoperto abbastanza facilmente. Le elusioni piu' sofisticate oggi, in tempo di “globalizzazione”, sono quelle dove l'impresa carica sulle sussidiare all'estero costi gonfiati o non di competenza. Sono centinaia i trucchi sul tipo di questo, ma anche molto piu' sofisticati, che consentono alle imprese di eludere il pagamento al fisco di cio' che sarebbe normalmente dovuto. (E io che ho fatto per un terzo della mia vita l'analista di bilanci aziendali per una banca milanese, ovviamente ne ho visti in quantita').
Ad un controllo del fisco molte di queste elusioni vengono scoperte, ma siccome il fisco non controlla tutti i bilanci, l'elusione complessiva diventa altissima ed e' quindi compito dei governi mettere in atto quei provvedimenti atti a limitarla. Alcuni governi lo fanno bene, altri lo fanno molto meno. Per es. quello attualmente in carica, non lo sta facendo bene.
E qui vi sorprendero' ora un poco, perche' non e' del governo italiano che sto parlando, ma di quello americano.
E' di oggi (18 agosto) infatti la notizia, pubblicata dal NY Times, che almeno due terzi delle compagnie americane, grazie a sofisticati metodi di elusione, non pagano le tasse proprio per niente. Persino nell'anno d'oro 2006, allorche' il reddito complessivo delle imprese raggiunse la cifra record del 14.1% sul fatturato nazionale, la percentuale di quel profitto pagata al fisco americano si e' collocata ai livelli minimi registrati a partire dal 1930.
Eppure gli imprenditori sono dei “piagnoni” terribili, sempre a lamentarsi che le tasse sono troppo alte! Anche se questo fosse vero, cio' sarebbe in gran parte dovuto proprio alla loro “furbizia” nell'eluderle.
La gran parte dell'elusione non deriva dalle grandi compagnie quotate in borsa, dato che sono costrette a tenere bilanci in ordine, controllati da societa' di revisione (che pero' non sono controllori fiscali, e quindi non entrano nel merito dell'elusione fiscale quando non e' necessario alla certificazione), essa deriva dalle entita' medie e piccole delle attivita' imprenditoriali. Per queste ultime, e per i loro imprenditori, vige l'insostenibile ebbrezza dell'elusione fiscale, un'attitudine che non solo riempie le tasche di chi la compie, ma li rende anche orgogliosi per la dimostrazione di bravura e competenza che possono vantare nel loro ambito.
Se tutto questo accade in America, e' quasi pleonastico chiedersi qual'e' la situazione in Italia. Ma evito volutamente di spostare il mio commento alla situazione italiana, dove e' ormai arcinoto che, ancor piu' dell'elusione e' addirittura l'evasione, anche totale, a rendere orgogliosi certi pseudo-imprenditori.
Sarebbe ora che i governi, non solo per far cassa, cominciassero ad adoperarsi per attuare politiche fiscali piu' severe, nel segno di una maggiore civilta' ed equita'.

Dallas, Texas

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