Molto interessante intanto la visita in Canada e negli Stati Uniti

…dove ormai siano quasi alla vigilia delle elezioni presidenziali e per le strade ti invitano ad iscriverti al voto (il sistema è diverso dal nostro: chi non si iscrive alle liste elettorali per farlo, non vota). A parte un saluto ed un ringraziamento ai tanti italo-americani che ho apprezzato ed incontrato, mi è stato utile tastare il polso del paese incontrando diversi amici a meno di tre mesi dal voto del 4 novembre. Sulla carta il democratico Obama ha un buon 5% di margine stabile su McCain, considerato anche da molti repubblicani troppo vecchio e legato a Bush, senza slancio e scelta potenzialmente perdente, anche se calmo e ben preparato. Obama ha in sé grandi contraddizioni perché se da una parte una sua elezione sarebbe una svolta epocale per un paese ormai multietnico, dall’altra molti gli imputano superficialità e poca coerenza e consistenza. Di sicuro però Obama non è “di sinistra” come pensano molti italiani che evidentemente neppure conoscono le ben più complesse vicende della storia dei partiti negli USA. A questo proposito leggo lamento che la gran parte dell’informazione italiana viva le fasi elettorali americane proprio solo in un’ottica tutta “italiana”, spesso slegata dalla realtà. Per esempio, stanno per svolgersi le grandi “convention” (l’altra volta assistetti a quella repubblicana: leggetevi sul sito i miei articoli di allora in cui li giudicavo tutti un po’ simpaticamente pazzi). Questi congressi daranno la linea dei partiti – che negli USA vivono di fatto solo nel periodo elettorale e non con tesseramenti e sezioni, così come avviene qui da noi- che nomineranno ufficialmente i candidati, anche se questa volta conterà molto la scelta dei vice-presidenti per entrambi i contendenti: se Obama sceglierà Hillary Clinton rischia di aggregare meglio a sé il partito democratico. ma forse di perdere le elezioni per come l’ex first lady è amata/odiata nel paese, mentre McCain probabilmente opterà per Mitt Romney (di forte quanto controverso impatto religioso) anche se qualcuno sussurra il nome di Condoleza Rice, l’attuale segretaria di stato. E’ tutto un gioco ad incastro dove contano territori, età, esperienze, fede religiosa. La corsa è ancora lunga, ma sicuramente – tornando dall’America – una volta di più restano impresse tanti immagini che non collimano con la “vulgata” europea. A dispetto di troppi commentatori di casa nostra il paese sembra per esempio in salute, c’è lavoro, l’ottimismo non manca, vedi soprattutto il solito fortissimo “senso di appartenenza” con l’orgoglio di sentirsi cittadini di una grande nazione. Questo sentimento è profondo, sottolineato da mille bandiere ovunque (anche nei vecchi cimiteri!) e fa capire che quando c’è un problema lo si affronta insieme, la comunità intera. Altro aspetto che può essere spesso criticato, ma negli USA certi Valori individuali “buoni” contano molto di più che non da noi. Anche perché – pur tra contraddizioni e limiti – in USA sicuramente c’è molta più libertà (e magari anche ipocrisia) che non nella nostra “vecchia” Europa. Un’ultima cosa, dedicata a certi nostri demagoghi da strapazzo: parlamentare o no – e pur con il passaporto di servizio con visto di gradimento quinquennale del governo – per entrare alla frontiera USA mi hanno preso le impronte delle dieci dita e fatto le foto antropometriche: in Italia polemizziamo per chiederle almeno ai Rom, negli USA essere identificati è un fatto naturale. “It is the law” (è la legge), che va applicata senza sconti. Chissà quante migliaia di elettori e simpatizzanti di sinistra italiani, quelli che qui da noi si stracciano le vesti contro Maroni e le nuove norme sulla sicurezza e denunciano chissà quali complotti razzisti, poi vanno a farsi le vacanze negli USA e – alla faccia della coerenza – silenziosamente danno le loro impronte, senza fiatare…

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