di Davide Giacalone
Con le sentenze fantasiose e paradossali si possono riempire dei libri e, tanto per essere precisi, ne esistono in varie lingue, a dimostrazione che tutto il mondo è paese. Ma qualche volta i giornali s’industriano a rendere irragionevole quel che non lo è. Ricordate i titoli che gridavano: se la donna porta i jeans non c’è violenza carnale? Cosa che la cassazione non si era mai sognata di sostenere, ma che, comunque, provocò una superficiale protesta di alcune parlamentari, che si fecero ritrarre con quei pantaloni. Ora leggo che secondo la cassazione un carabiniere non può avere l’amante, altrimenti disonora l’Arma. E subito pensi: conosco governanti con l’amante e parlamentari dalla vita tutt’altro che morigerata, perché prendersela con i soli carabinieri? Il fatto è che, anche in questo caso, la cassazione ha esaminato un caso diverso da quello che si legge nei titoli. In un piccolo comune del salernitano prestava servizio un carabiniere, coniugato. Il milite subisce il fascino di una locale residente, anch’essa sposata, e ne nasce una stabile relazione che diventa pane quotidiano per i ventunomila abitanti. Magari non tutti, ma, insomma, la gente fa più che mormorare. Il luogotenente richiama l’appuntato e, forse impropriamente, gli intima di troncare la relazione. Forse avrebbe potuto dirgli: quelli sono affari tuoi, ma qui la situazione è insostenibile e, pertanto, o la fai finita o è meglio, anche per te, un trasferimento. Ma la cosa singolare è che l’appuntato gli risponde dandogli del “bugiardo, infame e ladro”, minacciando di scaraventargli la scrivania addosso. Considerato che quell’uomo gira armato, ecco, non è propriamente la reazione più normale e tollerabile. Segue denuncia e processo. In primo grado lo assolvono, concentrandosi sulla relazione extraconiugale ed affermando l’ovvio: sono affari suoi. Ma in secondo grado confermano che sono affari suoi, ma si accorgono che il suo comportamento non è certo encomiabile e lo condannano non per corna, ma per minacce e ingiurie, continuate ed aggravate. Mi pare ragionevole. Lo sembra anche alla cassazione ben disposta a riconoscere che “di carattere privato è, senza dubbio, il rapporto extraconiugale”, ma la “medesima natura non rivestono il richiamo disciplinare cui il disdicevole contegno aveva dato luogo e l’illecita reazione dell’imputato”, confermando la condanna. Sarebbe stato strano il contrario. Poi, nelle motivazioni, la cassazione si abbandona a qualche considerazione di troppo sul decoro della divisa è la relazione che intercorre fra questa e le eventuali avventure di letto. Ma questo non significa che abbiano fondamento i molti titoli che si sono letti, semmai che le motivazioni dovrebbero essere assai più succinte e pertinenti, senza abbandonarsi ad intimismi togati o considerazioni generali. Vale per questa sentenza, come per tutte. (Laici.it)