di Giorgio Prinzi
Polemica inconsueta per il mondo accademico italiano quella nata tra i professori Umberto Veronesi e Carlo Rubbia, con uno strascico di interventi tra cui quelli dell’ingegner Paolo Fornaciari, Presidente del Comitato Italiano per il Rilancio del Nucleare, dei professori Enzo Boschi, Presidente dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, e Roberto Petronzio, Presidente dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, del dottor Fabio Pistella, per anni Direttore Generale dell’Enea, oggi presidente del Centro Informatico della Pubblica Amministrazione. Tutto nasce dall’approvazione, esternata da Veronesi, per la ripartenza dell’opzione nucleare in Italia; Rubbia impegnato in un progetto di centrale elioelettrica detta “solare termodinamico” si risente e – secondo quanto riportato da il “Corriere della Sera” di lunedì 26 maggio in un articolo a firma di Franco Foresta Martin, da cui abbiamo tratto le citazioni che riportiamo – ribatte: «Veronesi si occupi di oncologia, dove riesce benissimo, lasciando il nucleare a chi ne ha competenza». Il celebre oncologo preferisce gettare acqua sul fuoco e non replicare, ma è Fornaciari che gli ribalta contro le sue affermazioni: «Rubbia? Ma se non ha mai progettato nemmeno un chiodo di una centrale nucleare. Lui è un fisico delle particelle, di centrali nucleari non se ne intende affatto». Gli altri cercano di smorzare la polemica, magari con il diplomatico «Sono d’accordo con Rubbia quando dice che devono pronunciarsi gli esperti; ma a rigore di termini nemmeno lui è un ingegnere nucleare» di Petronzio. È vero, Rubbia è un Nobel per la fisica teorica, ma non un ingegnere. Il progetto “Archimede”, alla realizzazione del quale Rubbia è stato chiamato a sovrintendere e fungere da “testimonial” dall’allora ministro Alfonso Pecoraro Scanio pone problemi ingegneristici, non di fisica delle particelle. Ma Rubbia ha accettato e, non importa se sappia o meno dimensionare i perni (l’equivalente concreto del chiodo di Fornaciari) degli specchi rotanti, che concentrano l’energia solare, è lui che si è assunto la responsabilità scientifica, è lui che deve rispondere del progetto intitolato all’inventore degli “specchi ustori” in quanto la centrale della potenza nominale di punta di 40 megawatt dovrebbe sorgere a Priolo, in Provincia di Siracusa, città che Archimede aveva tentato di difendere incendiando le navi degli attaccanti romani con specchi concavi con cui, concentrando l’energia del sole, riusciva a ottenere temperature in grado di innescare un incendio. Poi un giorno piovve… e Siracusa venne presa. Per questo, in quanto testimonial responsabile del progetto, chiediamo al professor Rubbia risposte precise di tipo ingegneristico, spiegando ai lettori il significato di ciò che chiediamo. Domanda numero 1: di quanti “soli” (quante volte) è la concentrazione di energia sull’elemento captante? Perché dalla potenza incidente e dall’entità dell’energia dispersa dalla caldaia solare (perdite di riemissione) in funzione della sua temperatura, dipende la temperatura massima teorica alla quale può venire portato il fluido che vi circola, una miscela di sali fusi (60% di nitrato di sodio e 40% di nitrato di potassio) con temperatura di esercizio in caldaia superiore ai 550 °C. Si tratta di un dato fondamentale, perché dalla differenza tra temperatura massima teorica raggiungibile con l’irraggiamento di punta e temperatura di esercizio dipendono due fattori essenziali per verificare la resa dell’apparato: l’entità del flusso termico ed il suo valore di punta; le ore di funzionamento positivo dell’apparato, in quanto, quando la potenza radiante incidente e le perdite di riemissione si equivalgono, il flusso utile equivale a zero. La caldaia si mantiene in temperatura, ma non eroga flusso termico utile all’elettrogenerazione. Domanda numero 2: quando il sole tramonta o è nuvolo, in che modo vengono impedite le dispersioni termiche della caldaia, che comunque non possono diventare mai nulle, dal momento che, al fine di evitare la solidificazione dei sali fusi, il circuito (dati di progetto) non deve scendere al di sotto di 290 °C e i sali fusi devono continuare a circolare? Come corollario a questa domanda, chiediamo al Nobel Rubbia quanta energia è necessaria a far funzionare le pompe, quanta a compensare le dispersioni termiche dei fasci tubieri che adducono il fluido allo scambiatore termico. In altri termini chiediamo qual’è l’entità (valore numerico) delle perdite lineari del captatore solare in condizione di attività; l’entità di quelle, se previsto un dispositivo di coibentazione, del captatore in condizione di passività (di notte o con il nuvolo); l’entità delle perdite termiche e di carico (fluidodinamiche) del circuito nei suoi diversi componenti. Inoltre chiediamo la lunghezza complessiva di tutti questi elementi. Come facevamo notare in un articolo pubblicato su L’Opinione delle Libertà del 22 giugno dello scorso anno, la relazione di progetto a pagina 64 nel capitolo “Riscaldamento componenti e tubazioni dell’impianto” descriveva minuziosamente, senza tuttavia fare riferimento a quanta energia fosse necessaria al loro funzionamento, i dispositivi e le soluzioni adottate per tenere in temperatura l’impianto. Forse a seguito di quell’articolo il progetto originario è stato rivisto (è una nostra ipotesi, una nostra illazione) perché oggi si legge che la costruenda centrale, di cui Rubbia è testimonial, verrà integrata con la combustione di gas per fare fronte all’intermittenza dell’energia solare. Ormai è probabile, dal momento che lo affermano autorevoli personaggi e non è più solo un dubbio da ignoranti, che il Nobel Carlo Rubbia in campo ingegneristico non abbia le stesse competenze che in campo della fisica delle particelle. Il fatto è che il progetto Archimede viene identificato con la sua persona e con l’autorevolezza scientifica accreditata ad un Nobel, tanto è vero che, in assenza di Rubbia (non sappiamo se forzosa od intenzionale), a parlare di solare alla puntata di “Anno Zero”, da cui ha preso spunto il nostro già citato articolo del 22 giugno 2007, il conduttore Michele Santoro ha invitato un altro Nobel, Dario Fo collega di titolo con Rubbia, sia pure per diversa disciplina. Una previsione? Rubbia non ci risponderà. Se Oscar Luigi Scalfaro da Presidente della Repubblica non seguiva stampa e televisione, figuriamoci se un Nobel per la fisica delle particelle sa che esiste il nostro quotidiano. E l’altra stampa? Cominciamo con il fatto che questo articolo non finirà nelle rassegne, come accade agli articoli non politicamente corretti; i colleghi delle altre testate faranno finta di non averlo letto, tanto chi riuscirà a dimostrare il contrario!. Per non dire, poi, che a favore del solare si esprimono dei Nobel quali Carlo Rubbia, Al Gore, Dario Fo, Rita Levi Montalcini, nobel tra l’altro nel sostegno al Governo Prodi di cui Pecoraro Scanio era ministro, e il probabile futuro Nobel Beppe Grillo; chi vuoi allora che si fili un giorgio prinzi qualunque (il minuscolo non è un errore) che per giunta è famigerato per sostenere l’opzione nucleare?(Laici.it)
(articolo tratto dal quotidiano 'L'opinione delle Libertà' dell'11 giugno 2008)