Berlusconi — Tremonti come Charlie Chaplin-Woody Allen: una dittatura da parodia

Nel corso del mio intervento sulla fiducia al governo, ho paragonato il duo Berlusconi-Tremonti ai responsabili di una dittatura, ma da parodia.

Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio assente, signor Ministro assente, rappresentanti, anzi, rappresentante del Governo, colleghe e colleghi, siamo qui a discutere in terza lettura questo decreto-legge, perché ci troviamo di fronte ad un Governo pasticcione e ad una maggioranza sorda al dialogo.
Intendo dimostrare che il motivo vero di una fiducia richiesta al di fuori di qualunque logica – cinque o sei emendamenti in tutto, presentati dall'opposizione – stia nel timore che troppi si accorgano del vero disegno del duo Berlusconi-Tremonti di arrivare rapidamente ad una dittatura dolce, e che quindi, in realtà, possa essere la stessa maggioranza a far saltare il banco.

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L'articolo 60, così com'era formulato prima dell'intervento del Capo dello Stato, esautorava del tutto il Parlamento; ma non solo quest'ultimo, perché incomincia ora ad essere chiaro che ad essere spogliata delle sue prerogative è anche larga parte del Governo. Temo che, forse, molti ministri non lo abbiano ancora capito e non lo abbiano capito i colleghi della maggioranza; quando ciò sarà evidente, credo che ne vedremo delle belle.
Sotto questo profilo, dobbiamo dare atto della genialità di Robin Tremonti, il quale, in un colpo solo, porta a termine un blitz che lo porrà al riparo da richieste di risorse che proverranno dagli ignari ministri, che pensano che, come sempre nel passato, da settembre si parlerà delle doti dei loro ministeri. Dopo l'approvazione di questo decreto, «Robin alla rovescia Tremonti» diventa l'unico soggetto, insieme al Presidente del Consiglio, con la potestà, sia pure attraverso qualche limitazione, di decidere in modo autonomo le spese di tutti i ministeri ed anche le eventuali modifiche al bilancio dello Stato: alla faccia, quindi, degli altri ministri, che, tutto al più, potranno elevare sterili proteste!
In ciò vedo la realizzazione di un disegno complessivo: il Presidente del Consiglio potrebbe dire, con ragione, che il Parlamento è un orpello inutile, un ostacolo alla sua “voglia matta di lavorare”; ma non è chiaro ai più che, insieme al Parlamento, a quel punto, si potrebbero mandare a casa anche i ministri. Perché infatti non utilizzare i direttori generali? Tutti, ovviamente, tranne il Presidente del Consiglio e il Ministro Tremonti. Ecco che allora si sarebbe realizzato il sogno, a lungo cullato dal Presidente del Consiglio Berlusconi, di essere non più un primus inter pares, bensì l'amministratore unico del Paese Italia; un tycoon, come lui stesso si definisce.
A quel punto, la dittatura dolce, di cui da tempo parliamo noi dell'Italia dei Valori, di fatto verrebbe realizzata. A quel punto, avremo un unico amministratore unico, novello duce, con un solo portaborse, ma di grande valore, che in questa circostanza assumerebbe le sembianze del Ministro dell'economia e delle finanze, cioè il Ministro «Robin alla rovescia Tremonti».
E così il Presidente-duce, Berlusconi, diventerebbe una sorta di dittatore; però, intendiamoci bene, un dittatore da parodia. È quasi d'obbligo qui citare Charlie Chaplin (Il dittatore) e Woody Allen (La repubblica di bananas), maestri insuperabili nel rappresentare dittatori da parodia. Ma è certo che in Italia avrebbero trovato un terreno fertile, perché la realtà comica supera ogni fantasia, se solo poniamo mente all'incredibile vicenda della copertura del seno nella copia dell'affresco del Tiepolo. Magari Berlusconi aveva solo fatto una battuta dicendo: “metteteci una velina! Dunque, un uomo solo al comando, che in realtà esprime appieno l'idea della sua politica: lui decide, gli altri eseguono. Che cosa è cambiato da quando abbiamo discusso qui del decreto-legge in esame? Abbiamo un'inflazione che è salita oltre il 4 per cento, e che dimostra come la stagflazione, da noi intravista già alcuni mesi fa, oggi è conclamata. E giacché parliamo di consumi, forse è bene fare riferimento a un altro dato dAbbiamo un'inflazione alta e un'economia che non cresce, e chiunque abbia un po' di dimestichezza con le questioni economiche sa bene che in una situazione di tal genere la ricetta non può essere una manovra ulteriormente recessiva, che provocherà una nuova riduzione dei consumi.
i questi ultimi giorni: stanno calando le entrate dello Stato dovute all'IVA; ed è un dato drammatico, perché, preso atto che i consumi sono sostanzialmente stazionari, significa una sola cosa: è ripresa l'evasione fiscale. Nel 2007 gli interventi seri e rigorosi contro l'evasione del Governo Prodi avevano determinato, a consumi stazionari, un maggiore incasso di IVA di 6 miliardi di euro; ne consegue che le maggiori entrate potevano essere solo il risultato di contribuenti che avevano ritenuto di essere, come dire, più onesti nelle loro dichiarazioni IVA dei redditi. Ora questo processo si arresta. Perché? Perché i segnali che il Governo ha lanciato sono segnali che oggettivamente esprimono contiguità rispetto all'area dell'evasione fiscale. Andiamo a considerare solo due misure contenute nel decreto-legge in esame. Quando, da un lato, introduciamo la possibilità di effettuare pagamenti in contanti, riducendone quindi la tracciabilità, aumentiamo la potenzialità non solo di mafia, camorra e criminalità organizzata, ma anche degli evasori fiscali. Quando, dall'altro, eliminiamo l'obbligo di comunicare l'elenco dei clienti dei fornitori, togliamo agli investigatori fiscali l'unica seria arma per combattere le fabbriche di fatture false. Ecco due misure che dimostrano un rallentamento nella lotta all'evasione fiscale, e forse giustificano il fatto che cala l'IVA incassata dallo Stato.
Detto questo, confermo tutto ciò che ho detto a proposito dal provvedimento nel suo complesso, anche se è evidente che la «Robin Hood tax alla rovescia» del Ministro Tremonti contribuisce non poco all'aumento dell'inflazione. Non mi stancherò di ripeterlo: voi prelevate dalle tasche dei cittadini per intero i 4 miliardi di euro che vi fate dare da petrolieri, banchieri e assicuratori. Non dite che non mettete le mani nelle tasche dei cittadini, perché quei 4 miliardi saranno tutti pagati dai contribuenti, saranno pagati dai cittadini perché il prezzo della benzina non diminuisce, anzi è addirittura aumentato; e questo fa sorridere, perché il prezzo del barile di petrolio è in calo, e lo è ancora di più quello per gli acquisti a termine. Così il prezzo alla pompa dovrebbe essere già ridotto; ma questo non avviene, e sarà giustificato dal fatto che devono dare al Ministro la nuova Robin tax. Non caleranno nemmeno le polizze di assicurazione, che secondo l'Autorità garante della concorrenza e del mercato dovrebbero ridursi del 5 per cento, perché quei quattrini pesano, nel senso che si sono trasformati anche quelli in tassa da dare al nostro Ministro «Robin alla rovescia-sceriffo di Nottingham» Tremonti. Non caleranno i tassi di interesse: anzi, le banche hanno già aumentato commissioni bancarie e interessi passivi. E lo fanno nei confronti di chi? Non certo della FIAT o dei grandi gruppi industriali, ma nei confronti dei loro clienti più deboli, incapaci e impossibilitati ad opporvisi: piccole e medie imprese, commercianti, artigiani, il mondo delle partite IVA: ecco i soggetti che pagheranno. Analogamente, pagherà quel 10 per cento di famiglie italiane che deve ricorrere al credito al consumo per arrivare alla fine del mese. Ecco dove sono finiti i 4 miliardi di euro che «Robin alla rovescia» il ministro Tremonti, ha chiesto a petrolieri, banchieri e assicuratori: sono stati presi dalle tasche di tutti i cittadini! In questo terzo passaggio parlamentare, non abbiamo neppure risolto il problema degli articoli 20 e 21 del provvedimento: anzi, rischiamo di aver creato nuove disparità di trattamento fra soggetti che si trovano nella medesima condizione, con norme che non potranno prima o poi non essere censurate dalla Corte costituzionale.
Per tutte queste ragioni, noi del gruppo dell'Italia dei Valori diremo un no convinto alla vostra richiesta di fiducia (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori – Congratulazioni).

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