Cloache

di Renzo Balmelli

RIFIUTI – E’ vecchio come il mondo il trucco di tirare a lucido strade e piazze per guadagnare consensi e ammirazione. Berlusconi, da quel grande imbonitore che è, l’ha capito al volo, ma il tono enfatico col quale ha parlato di “Napoli restituita all’Occidente” dopo lo sgombero dei rifiuti dalle vie del centro ha finito col tradire il significato riposto dell’intera operazione. Si trattava di mettere a segno un grosso colpo mediatico con la diffusione di immagini del capoluogo campano che non si vedevano da moltissimi anni.

Il problema dei rifiuti, con alti e bassi, affligge la città e la provincia da un’eternità e nell’intero arco politico, tutti da destra a sinistra, nessuno escluso, portano la responsabilità della sfacelo. Dopo il culmine del disastro avvenuto nel biennio prodiano, il Cavaliere ci ha impostato la campagna elettorale e ora aveva urgente bisogno di un primo risultato per sottolineare i demeriti dei suoi avversari e la bravura di chi, come asserisce lui, privilegia il fare sul dire.

Ma chi non si fa abbacinare dalla propaganda, pur essendo incline a riconoscere che in questo caso il premier si è mosso con sorprendente celerità, non potrà fare a meno di chiedersi se l’emergenza sia davvero rientrata, oppure se il successo sia stato soltanto di facciata, effimero e puramente strumentale.

La criminalità organizzata difficilmente sarà disposta ad abbandonare la gestione di un giro d’affari che muove milioni e milioni di euro. Se non verrà debellata, tornerà a imporre le proprie leggi. Attorno a Napoli si accumulano ancora oltre dieci mila tonnellate di spazzatura, una vera e propria mina vagante che da un giorno all’altro potrebbe nuovamente liberare i suoi miasmi pestilenziali. E allora saranno guai ancora peggiori.

PRODEZZE – Nella graduatoria delle “prodezze” da mettere sul conto del governo, non è facile stabilire a chi attribuire la medaglia d’oro. Di sicuro merita un posto di rilievo nella galleria delle bravate la volgarità di Bossi contro l’inno nazionale. Ma anche Maurizio Gasparri, novello e onnipresente grillo parlante della destra post-fascista, è
diventato un concorrente da podio. Il leggiadro complimento da lui rivolto al Csm (una “cloaca”) e di riflesso al suo Presidente, cioè il Capo dello Stato, potrebbe valergli sul filo di lana il primo posto nell’edificante classifica della trivialità. Ma forse c’è ancora di peggio. Il vezzoso riferimento alla grande fogna destinata a ricevere le acque luride, rimane negli atti, ma di fatto è scomparso dalle prime pagine in un battibaleno, forse perché il fardello della vergogna era troppa anche nel clima del berlusconismo imperante. C’è infatti da dubitare che la metafora di cui si è valso l’esponente di AN, sotto sotto, in realtà non esprima un sentimento che verosimilmente, in seno alla maggioranza, non dev’essere soltanto suo, ma abbia allevato altri pretendenti al premio, desiderosi di correre per la conquista di una medaglia.

Il triste episodio, oltre a sollevare molta amarezza, dà in ogni modo l'esatta percezione di una strategia politica giunta ormai al capolinea, ripiegata su stessa e priva di progetti e ambizioni. Il famoso appello “rialzati Italia” di cui la destra ha fatto un uso abbondante nella sua campagna elettorale resta quello che è sempre stato: un banale specchietto per le allodole sempre più lontano dal centro dei problemi. Lo slogan, come si è potuto costatare in svariate circostanze, non è mai uscito da una sua dimensione demagogica di facile suggestione, né mai ha affrontato le prospettive storico-culturali che dovrebbero costituire la spina dorsale di quell'esortazione ad “alzarsi”.

Il silenzio quasi assordante col quale sono state accolte le due “edificanti” esternazioni di “alta politica” evidenziano più di qualsiasi altro esempio quanto questa maggioranza sia del tutto inadatta a muoversi sul terreno dei valori ideali che invece dovrebbero essere il primo compito, la missione più elevata di ogni governo che abbia veramente a cuore la vocazione nazionale e universale del paese.

Berlusconi di par suo glissa, parla di ragazzate e in fondo resta quello che è, un venditore al quale il successo ha dato alla testa, un egocentrico, un populista, un demagogo. Come leader di una coalizione in cui albergano alleati capaci di esprimere giudizi tanto squallidi sulle istituzioni e le persone di maggior caratura morale e istituzionale, merita di essere criticato con la durezza che la situazione richiede.

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