I vissuti della spazialità narrativa
Lo spazio di vita
Le situazioni spaziali nell’ambito dei contesti narrativi determinano diverse esperienze, quali elementi di vita e azioni esistenziali che determinano lo spazio scenico in cui il racconto biografico prende forma.
Come categoria dell’intelletto, lo spazio è luogo della quotidianità costellata di spazi e luoghi della memoria individuale nei sogni e nelle reverie richiamati ad una volontà esplicativa ed esplorativa. Gli spazi del passato, segnati dalla quotidianità, caratterizzano il presente in un percorso esistenziale della memoria che esplora gli archivi del passato per progettarsi e costruire un nuovo tragitto vitale.
La narrazione autobiografica diviene strumento di ricerca dei sensi che percepiscono, esplorano e descrivono eventi vissuti nella ricomposizione della vita passata, raccontata in modalità confusa e frammentaria in forma riconoscibile. L’esistenza soggettiva costellata di ricordi, arresti, spazi, esitazioni, fratture, delinea una storia di grande spazio personale che nel racconto si trasforma in ambito ristrutturato, risignificato dall’interazione stessa e condiviso nell’interazione referenziale dello spazio collegato alle possibilità dell’esistenza, ai territori della quotidianità, nella pluralità di luoghi reali e simbolici, in reti di relazioni strutturate e organizzate.
L’esistenza in una molteplicità di spazi carichi dal punto di vista emotivo e rilevanti soggettivamente, si dipana in spazi emozionali specificati da qualità emotive. Dal racconto autobiografico si snodano una molteplicità di spazi vissuti, di ruoli in identità molteplici, complesse, transitorie. La complessità del vivere sperimenta plurime appartenenze, per cui l’identità nel suo significato etimologico si realizza in un vissuto pluridimensionale di una realtà multipla e poliedrica, quale sistema dinamico e complesso in parti e tempi diversi caratterizzati da relazioni intersoggettive.
L’identità personale determinata da stili di vita e di formazione consiste in una struttura complessa e sistemica, nel cambiamento del vivere e dell’esperire i vissuti spaziali in nature poliedriche con pluralità di sfumature e in diverse tonalità emotive. I ruoli, i vissuti, gli spazi aprono la vita come un mosaico in cui ogni tessera e ogni tassello determinano una differente dimensione soggettiva, attraverso il fluire frammentario dei ricordi, in un processo di ridefinizione semantica di diverse e differenti complessità che si costituiscono e ricostruiscono di nuove esperienze di scelte e rinunce stabilite, determinando nuove forme e diversi sensi.
I filtri interpretativi della narrazione permettono una considerazione del passato, della propria storia per cui il soggetto si definisce come entità complessa e poliedrica, dalle molteplici sfaccettature, con una specifica progettualità futura, quale meccanismo e processo di autoriflessione e autocostruzione degli eventi autobiografici imperniati di sensi nell’esistenza, di ricordi, di luoghi e spazi impressi negli archivi di memorie recenti o remote.
Le relazioni all’interno della narrazione riacquistano significato, senso e attualità tramite le connessioni di sensi, sentimenti, tensioni, emozioni nel continuo rapporto con lo spazio in continua trasformazione e in molteplice cambiamento.
Il rapporto tra esistenza e spazio risulta permeato da reciproche intenzionalità, in base ad un accordo ineludibile e vitale.
Lo spazio della relazione viva del soggetto interagente con il mondo determina i confini dell’esistenza dell’individuo, del vivere, dell’immaginare, muoversi, comunicare e costruirsi nicchie e spazi di vita.
La quotidianità narrativa
La molteplicità di spazi e ruoli in cui il corpo si dissolve in poliedriche sfumature ed inusitati sensi dispiega spazi vicini e lontani, dove il corpo invade l'esperienza quotidiana, come nostro ambito personale in cui diventiamo diversi e differenti dagli altri, senza forme di identificazione. I vissuti spaziali del corpo che abita lo spazio interno ed esterno si mostrano in una totale complessità e ambiguità come oggetti che hanno oltrepassato l’oggettività e la neutralità.
La vita e l’espressione dei sensi rivelano anonimie di spazio puro e neutrale, da cui l’ambiente circostante, omogeneo e oggettivo della geometria, acquisisce un senso significante svelato da una soggettività incarnata nella corporeità che esprime direzioni, progetti, sensi, scelte in una certa situazione spaziale.
Lo spazio situazionale del corpo è dipendente rispetto alle proprie scelte, compiti, possibilità ed esplorazioni di situazioni e sfumature emotive, per cui la spazialità corporea si dimostra pregna di significati antropologici che abitano nel mondo, vivono e esistono.
Il dialogo tra corpo e spazio carica l’esteriorità di intenzioni in pensieri, fantasie, segni che diventano indici di accordo tra soggetto e spazio verso direzioni e vissuti.
Lo spazio del corpo dispiega tracce di sentimenti personali di elementi emotivi e bisogni sociali che prendono forma di eco, risonanze, ricordi, luoghi rivissuti nelle scelte di rinunce, movimenti e gesti con l’ambivalenza di interno ed esterno quali dimensioni relazionali nella dialettica duale del pensiero narrativo collegato al mondo dallo spazio interiore.
La ricostruzione autobiografica recupera gesti abituali che rievocano il passato, svelando i ricordi dall’oblio, rispolverando i luoghi e le soggettive risonanze. La memoria cognitiva e temporale permette di far riaffiorare i ricordi, grazie ad un’intelligenza fisica che riattiva reminescenze remote e memorie recondite, nella scissione tra l’attivo e il riflessivo, tra psiche e corporeità e, con valori negativi, al corpo si riconsegna la considerazione dell’uomo quale essere complesso. La specificità della categoria dell’umano risulta ambivalente nelle espressioni corporee dell’unità ideale: la psiche.
La percezione del mondo appare influenzata dalla condizione delle attività motorie del corpo che possiede un’intelligenza autonoma e congiunta alla complessità dell’individuo.
La ricostruzione della personale storia di vita tiene conto delle risposte del corpo, per cui il racconto si ricompone in forma biografica composta di vissuti spaziali, sensuali, corporei, tattili, uditivi, olfattivi e visivi, quali vissuti gestuali e mimici del fluire temporale ed esistenziale.
Corporeità e racconto autobiografico
Spazio esterno e corporeo divengono un unico sistema del movimento direzionato e orientato tramite forme gestuali del corpo e azioni di tonalità prettamente soggettive.
Il rapporto tra spazio e movimento consiste in una complessità dinamica e dialettica in un’implicazione reciproca e in perenne trasformazione nell’immobilità e verticalità simmetrica e nella profondità, per cui con tali dimensionalità si sperimenta il concetto di circolarità spaziale e temporale, di rotazione e di spazio elicoidale occupato dalla narrazione nel contesto del racconto autobiografico, nello slancio dialettico, nella sospensione del silenzio e nella spirale del susseguirsi narratologico degli eventi.
Il costruire relazioni tra sé, in quanto spazio, e l’ambiente circostante è una modalità per tessere relazioni con gli altri e con lo spazio, nelle cui architetture contestuali il corpo stesso esplicita la sua progettualità.
La tensione del corpo come soggetto è volta ad esprimere gesti, azioni, movimenti puri e neutrali, ma anche atteggiamenti vissuti con un timbro caratteristico, quale risultato dell’amalgama soggettivo di esperienze vissute, un quid soggettivo che rende visibili gli spazi del soggetto e della sua specificità.
La relazione con il mondo si manifesta in ogni gesto, nel modo di vedere, di sentire l’ambiente tramite la soggettività e l’analisi individuale a partire dalla specifica identità, quale eredità culturale, educazione particolare, che determinano la caratteristica costituzione psicologica. Si cerca di risistemare nel ricordo gli spazi vissuti, in cui il movimento realizza il rapporto di interazione tra soggetto, quale microcosmo e l’intero macrocosmo, per cui ogni utilizzo dello spazio sottende una progettualità di vita nel ripensare coscientemente ai progetti dell’esperienza di vita per riformarli, riprogettarli attraverso altri utilizzi dello spazio.