di Roberto Malini
Tutti noi siamo chiamati a schierarci dalla parte dei carnefici o da quella di un popolo innocente
Da alcuni anni il mio gruppo e io ci impegniamo “sul campo” per tentare di tutelare i diritti dei Rom, il popolo che ha raccolto l’eredità di dolore e persecuzione che appartennero – settant’anni fa – alle genti perseguitate dalla follia nazifascista, quando un’umanità malata di razzismo e violenza produsse l’Olocausto. Oggi abbiamo imboccato la stessa strada di allora e i testimoni della Shoah e del Samudaripen non sono più ascoltati quando ci avvertono: “Mai più”. Piero Terracina, sopravvissuto ad Auschwitz, aveva le lacrime agli occhi, quando l’8 giugno scorso sfilava accanto a noi, a Roma, alla testa del Corteo dei Rom e sussurrava: “Ancora… tutto si ripete ancora…”
Qualche anno fa Tamara Deuel, Halina Birenbaum, Hanneli Pick-Goslar, Mirjam Pinkhof, Ruth Bondi, Oni e Manzi Ohnhaus, testimoni dell’Olocausto che vivono in Israele, affiancarono il Gruppo EveryOne nell’opera di prevenzione affinché non si riproducesse in Italia, contro il popolo Rom, quella discriminazione diffusa spietata che fu alla base della persecuzione. “Davanti alla legge, noi bambini Rom valevamo meno dei topi,” mi disse qualche tempo fa Goffredo Bezzecchi, testimone del Samudaripen. “Non eravamo bambini, nelle mani della Gestapo,” gli faceva eco Manzi Onhaus, “ma insetti, piccole pulci da sterminare con l’insetticida”.
Tutto si ripete. Negli ultimi anni, abbiamo assistito a ogni genere di umiliazione, ingiustizia, violenza e abuso perpetrati da parte di cittadini e agenti della forza pubblica nei confronti dei Rom. “Questi non sono bambini, ma zingari,” mi ha risposto, l’anno scorso, durante uno sgombero-pogrom a Milano, un giovane poliziotto, di fronte alle mie rimostranze per il trattamento inumano cui sottoponeva i piccoli Rom romeni cacciati dalle baracche e messi in mezzo alla strada. “Questi diventeranno tutti delinquenti”. Quando affermo che le autorità hanno smesso di proteggere tutti i cittadini, di attenersi al sacro principio – alla base della democrazia e della civiltà – secondo il quale sono tutti uguali davanti alla legge, a volte mi sento rispondere che gli agenti violenti e razzisti sarebbero una minoranza, mentre la maggior parte delle forze dell’ordine si attengono alla Costituzione e al codice etico. Se è vero, che si schierino dalla parte della giustizia sociale e della Legge con la elle maiuscola. La smettano di coprire i colleghi che si comportano come squadristi o membri del Ku Klux Klan. E le questure, le prefetture non coprano più gli abusi, non neghino l’evidenza delle violenze istituzionali, non cerchino di intimidire gli attivisti, che sono l’ultimo baluardo a difesa della libertà, dell’uguaglianza fra esseri umani, dei diritti civili. Ho visto troppo orrore, insieme agli eroi che fanno parte del Gruppo EveryOne, fratelli di tutte le età che mi onorano con la loro amicizia e il loro affetto. Ho visto troppo orrore, troppa disumanità, troppo odio. Ho ascoltato e letto troppe bugie, le stesse bugie con cui la propaganda nazista disumanizzava gli “zingari”, attribuendo loro ogni sortea di nefandezza. Le nefandezze, in realtà, le commetevano loro, gli aguzzini di Hitler e oggi le commettono ancora loro, i nuovi gerarchi che ci sorridono – rassicuranti e impeccabili – dagli schermi televisivi, dalle pagine dei giornali, dai siti internet. Sorridono e si propongono quali paladini della legalità, della sicurezza, del benessere italiano. Sono mostri.
Mostri coloro che detengono il potere e persone malvagie coloro che lo proteggono. Tre anni fa ho visto uomini in divisa trattare in modo inumano un ragazzino Rom, vicino alla “solita” Stazione Centrale di Milano, dove il teatro della persecuzione mette in scena periodicamente i propri odiosi spettacoli, le proprie odiose falsificazioni. L’avrebbero obbligato a leccare la pipì che aveva appena fatto contro un muro, quel ragazzino, se non fossi intervenuto, fermando le torture a cui gli agenti lo stavano sottoponendo. Ho visto poliziotti picchiare bambini e donne incinte al Triboniano, davanti ad autorità, medici, infermieri, assistenti sociali, sacerdoti, mediatori culturali. Ho ascoltato decine di testimonianze riguardanti abusi spaventosi da parte delle forze dell’ordine contro i Rom, a Milano e in Lombardia, fra cui il caso di un agente di polizia di Monza – che i Rom chiamano con terrore “Barboso” – il quale ama sguinzagliare un cane feroce dietro ragazzini “zingari” costretti a fuggire senza scarpe. Lo stesso agente colpisce i giovani Rom con calci nei testicoli e sottrae loro l’elemosina raccolta. Le autorità denunciano spesso – utilizzando la grancassa mediatica – casi di bambini ridotti in schiavitù e costretti a rubare o a mendicare da genitori-orchi. Sottratti alle famiglie “degeneri”, i piccoli vengono affidati a comunità protette, dove sono “curati amorevolmente” da educatori o suore. Sembrano fiabe a lieto fine… se non fosse che quei bambini colgono sempre la prima occasione propizia per fuggire dalle comunità e tornare dai loro cari. Quando si leggono le dichiarazioni dei bambini – ricordo perfettamente un articolo di propaganda razzista apparso il 10 giugno scorso su Panorama – si deve considerare che, sottoposti alle “cure” degli agenti che li arrestano, confesserebbero qualsiasi cosa. Nel caso presentato da Panorama, un fotografo era pronto a immortalare l’azione dell’agente (un finanziere), che a un certo punto attuava una presa di strangolamento sul collo del piccolo e posava davanti all’obiettivo. Il caso di Rebecca Covaciu e della sua famiglia dimostra come gli agenti trattino i Rom a Milano, dove non esiste alcuna tutela dei loro diritti. I casi milanesi – quelli che appaiono sui giornali e in tv – non sono che montature create ad arte per aizzare la gente contro i Rom e giustificare schedature e sottrazioni di minori ai genitori, violenze e prevaricazioni ignobili. Il fenomeno della sottrazione di minori Rom ai genitori, senza giustificazione e in modo inumano, è diffusissimo e riguarda centinaia di casi, come rivelato dall’europarlamentare Victoria Mohacsi e dal Gruppo EveryOne, che ha trasmesso alle Istituzioni europee documentazione e testimonianze di casi simili. E necessario iniziare una campagna per i diritti dei genitori Rom, affinché i loro bambini, che di fatto sono stati rapiti, anche se “istituzionalmente”, tornino in famiglia. Numerose madri Romnì hanno tentato il suicidio, dopo aver perso i loro piccoli senza alcuna spiegazione da parte dei servizi sociali. Di alcune decine di bambini si sono addirittura perse le tracce e il sospetto di ciò che potrebbe essere accaduto loro fa rabbrividire. Non bisogna ignorare che intorno alle case-famiglia e ai centri di educazione si muovono cifre molto consistenti (fino a 150 euro al giorno), che di certo non vengono utilizzate per il bene dei minori.
E’ inutile attuare azioni dimostrative contro i carnefici, perché dopo aver perso l’umanità, hanno perso anche ogni pudore. Bisogna fermarli, con coraggio, perché quello che fanno è orribile. E’ orribile che i Rom siano schedati, con o senza impronte digitali. E’ orribile che famiglie che si trovano in condizioni di estrema povertà, falcidiate da malattie cardiovascolari e respiratorie, infezioni, parassiti, fame, sete, carenze di ogni genere vengano incalzate, maltrattate, sottoposte ad abusi polizieschi e giudiziari, sgomberate dai ripari di fortuna in cui tentano disperatamente di sopravvivere e messe sulla strada. E’ orribile che milioni di italiani assistano a questo spettacolo di distruzione, cattiveria e morte gongolando e applaudendo un gigantesco, orrendo crimine razziale. E’ orribile che l’elemosina di adulti e minori, unica fonte di sostentamento di un popolo trattato come si tratterebbe un’infestazione di topi, sia criminalizzata, senza che alcuna forma di assistenza sia attuata nei confronti dei piccoli e dei loro genitori. E’ orribile il Paese in cui viviamo e gli artefici di questa discesa agli inferi vanno fermati. Poniamoci fra loro, in atteggiamento nonviolento, ma deciso, e le loro vittime. Non permettiamogli di schedare gli uomini, le donne e i bambini Rom. Non permettiamogli di insozzare le loro dita, di afferrare con i loro artigli fragili polsi infantili e femminili. Diciamo loro, con voce ferma, che no, che non gli permetteremo di violare ancora una volta l’innocenza, la dignitosa povertà, l’eredità di memoria di un popolo cui l’Europa ha già tolto molte vite, molte speranze, molti diritti, molta Storia. Non arrendiamoci all’orrore. Resistiamo, accanto ai nostri fratelli Rom. Non è solo politica. Non è solo civiltà. E’ qualcosa di più grande, che riguarda la speranza e l’umanità delle future generazioni. Non è solo giustizia. E’ qualcosa di più sacro, che riguarda la nostra stessa anima.(ildialogo.org)
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