Travaglio sfida Berlusconi

di Roberto De Giorgi

Con il grido arrestateci tutti già raccoglie molte adesioni

Dopo il via libera del DDl che da tre anni di carcere a chi pubblica intercettazioni, Marco Travaglio scende in campo ed annuncia: “… fin d’ora che continuerò a informare i lettori senza tacere nulla di quel che so. Continuerò a pubblicare, anche testualmente, per riassunto, nel contenuto o come mi gira, atti d’indagine e intercettazioni che riuscirò a procurarmi, come ritengo giusto e doveroso al servizio dei cittadini. Farò disobbedienza civile a questa legge illiberale e liberticida. A costo di finire in galera, di pagare multe, di essere licenziato.
Continua il giornalista nel suo blog “Al primo processo che subirò, chiederò al giudice di eccepire dinanzi alla Consulta e alla Corte europea la illegittimità della nuova legge rispetto all’articolo 21 della Costituzione e all’articolo 10 della Convenzione europea sui diritti dell’uomo e le libertà fondamentali (“Ogni persona ha diritto alla libertà d’espressione. Tale diritto include la libertà d’opinione e la libertà di ricevere o di comunicare informazioni o idee senza che vi possa essere ingerenza da parte delle autorità pubbliche…”, con possibili restrizioni solo in caso di notizie“riservate” o dannose per la sicurezza e la reputazione).

Mi auguro che altri colleghi si autodenuncino preventivamente insieme a me e che la Federazione della Stampa, l’Unione Cronisti, l’associazione Articolo21, oltre ai lettori, ci sostengano in questa battaglia di libertà. Disobbedienti per informare. Arrestateci tutti”

All’appello di Travaglio hanno risposto in migliaia da diverse parti di Italia e dai blog. Ma anche giornalisti, Olibero Beha per esempio scrive al direttore dell’Unità ” Caro Direttore, invio la mia totale adesione al progetto resistenziale-Travaglio da casa mia, dove sono già in una specie di “arresti domiciliari”. Metaforici, certo, dal punto di vista di una professione che stava precipitando di suo e a forza di Alfano verrebbe colpita e affondata del tutto. Aderisco ad “arrestateci tutti” (che risulta così tragicamente attuale per assonanza con “ammazzateci tutti” dei ragazzi di Locri) perché se la reazione sarà generale facendo come se la legge non ci fosse forse riusciremo a non far passare un “golpe bianco”: o comunque gli italiani sapranno che di questo si tratta, del diritto/dovere dell’informazione democraticamente indispensabile e non di un qualunque dibattito su opposte visioni del giornalismo.

Stanno rapinandoci della democrazia, almeno se ne dia l’allarme” Peter Gomez (inviato de l’Espresso) dice” Diciamo no a questo quadro agghiacciante. Aderisco all’appello «Arrestateci tutti». Se l’agghiacciante quadro della nuova legge sulle intercettazioni con il divieto di cronaca giudiziaria sulle indagini passerà in Parlamento, l’unica risposta possibile sarà la disobbedienza civile. Cioè organizzare, per quanto riguarda noi giornalisti, una violazione dichiarata e di massa delle norme, accettando nel caso l’arresto. Ovviamente la violazione (cioè la pubblicazione di articoli basati su atti giudiziari che il Governo vorrebbe mantenere segreti, anche se già messi a disposizione delle parti processuali e dunque non più segreti) dovrà avere un contenuto strettamente giornalistico. Si dovranno pubblicare cioè notizie e non pettegolezzi o vicende coperte dalla privacy. A quel punto, una volta finiti sotto inchiesta o in galera, potremo tentare di rivolgerci alla Corte Costituzionale e alla Corte di giustizia europea per far cancellare una legge che minaccia di spingere il nostro paese verso derive pericolose e autoritarie”.

Dello stesso tenore Franco Bechis (direttore di Italia oggi) che dice E io continuerò a dare notizie Il mio mestiere è dare notizie – verificando le fonti – e continuerò a farlo nonostante una legge che minaccia il mio arresto. Se avranno paura gli editori, lo farò sul mio blog rispettando sempre l’unica cosa che mi ha mosso in quasi 30 anni (ho iniziato a 18): il desiderio di raccontare e dare notizie ad altri, sempre verificandone l’attendibilità. Il Ddl sulle intercettazioni è solo il regolamento di conti di una casta – quella dei politici – contro magistrati e giornalisti (fra l’altro, se fosse già in vigore, oggi Stefano Ricucci sarebbe lo stimatissimo editore del Corriere della sera, Luciano Moggi avrebbe fatto vincere alla Juve gli ultimi due scudetti e gli italiani non saprebbero nulla di quel che accadeva nella clinica Santa Rita di Milano). Di liberale questa norma non ha nulla. Non potrà impedirmi di fare il mio mestiere.”

Gianni Barbacetto redattore di Annozero e societacivile.it riporta ” È sancito: adesso sarà regime La legge Berlusconi-Ghedini-Alfano, che proibisce le intercettazioni per i reati dei politici e degli imprenditori (e non solo), vieta anche la pubblicazione delle notizie giudiziarie fino al processo: impedisce così la formazione della pubblica opinione e sancisce l’ingresso nel regime. I giornalisti devono reagire continuando a scrivere tutto e a informare i loro lettori. Anche a costo del carcere. A una legge-bavaglio non possiamo che rispondere con la disobbedienza civile. Diventiamo tutti obiettori di coscienza”.

Francesco Viviano della Repubblica afferma ” Nessuna intimidazione dai boss, nessuna dai bavagli. Nonostante sia stato recentemente indagato per favoreggiamento a Cosa nostra, per aver pubblicato i “pizzini” del boss Lo Piccolo, non mi lascerò intimidire da una legge che viola i principi basilari di libertà. Propongo sin da ora a chi è d’accordo di realizzare un sito internet con sede legale in un paese libero dove, se saremo costretti, pubblicheremo tutto quello che in Italia non vorranno far sapere ai lettori”

Enrico Fierro (L’Unità) aderisce affermando che ” Il nostro dovere: pubblicare quello che sappiamo Pubblichiamo tutto quello che sappiamo, facciamolo sempre: è questo il nostro dovere. Ogni mattina uomini e donne si affacciano in edicola e versano un euro per essere informati, hanno fiducia nei loro giornali e nei giornalisti, noi non possiamo tradirli, né deluderli. Se c’è da rischiare rischiamo e facciamolo a viso aperto”

Insomma Travaglio chiama e i giornalisti cominciano a rispondere, chissà che non cresca in modo esponenziale questa risposta. Alla fine, referendum di Grillo a parte, ci potrà essere un ripensamento verso una legge liberticida al di là di ogni buona intenzione? (www.agoramagazine.it)

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