di Renzo Balmelli
All’apice del potere, la destra si muove sulla scena politica con la grazia di un elefante in un negozio di porcellane, certa dell’impunità e convinta di avere l’Italia ai suoi piedi. Noi siamo invece persuasi che si tratta di un grosso errore.
FASCISMO? – Tremonti avverte che siamo di fronte a fenomeni drammatici di tipo fascista. L’artefice dell’economia “creativa” (mai capito cosa sia) coglie nel segno, ma lui ovviamente intende un’altra cosa, non certo il governo di cui è ministro.
Eppure in tema di giustizia “fai da te”, le porcate della maggioranza per “salvare “ il premier dai processi in cui è imputato offendono il comune senso del pudore. Sono un intollerabile affronto alla dignità dei cittadini onesti.
Insomma, se agli europei di calcio l’Italia s’è desta, in politica purtroppo “s’è destra”. E il risultato è da squalifica immediata. Dopo gli editti bulgari siamo passati direttamente alle elezioni bulgare. Talmente esagerate, come in Sicilia, da sembrare inverosimili.
Certo, in giro non si vede l’orbace , non ancora, e nessuna “ora suonata dal destino” minaccia di battere nuovamente “sui colli fatali di Roma”. Ma la realtà non mente: la svolta illiberale a autoritaria è sotto gli occhi di tutti. Il Cavaliere deve ancora liquidare un paio di problemini piuttosto seri con la giustizia e non bada per il sottile.
La vera natura del berlusconismo riesplode piu’ forte di prima, pronta a calpestare lo stato di diritto, a limitare la libertà di stampa, a reclutare giornalisti, alleati e amici laudatori, a fermare le indagini della magistratura, a deformare le norme della civile convivenza nel solo ed unico intento di proteggere gli interessi personali.
Non sarà fascismo, ma nell’aria aleggia il sospetto di un fenomeno inquietante, che nel paese dilaga, senza incontrare troppe resistenze.
L’Italia, scrive Ezio Mauro, vive un’altra grave umiliazione, “con le leggi ad personam che ritornano e il governo del paese ridotto a scudo privato del premier”. Speriamo che l’indignazione valga a rintuzzare le prove di regime.
DIALOGO ADDIO – A Berlusconi non basta vincere le elezioni, anzi stravincerle. Per il suo godimento gli serve qualcosa di illegittimo, che trasformi il suo operato in puro strumento di potere. Con colpevole ritardo se n’è accorto anche Veltroni, il quale ha finalmente capito di avere stretto la mano non a un galantuomo bensi’ a un player della
politica, a un avventuriero dell’informazione manipolata che sa come destreggiarsi con le carte truccate.
Ne deriva un sentimento che Giorgio Agamben definisce di “rassicurante frustrazione”, ovvero l’impulso a consegnarsi alla quieta e rassegnata accettazione delle narcosi elettorale con cui la destra ha assopito l’intero paese. Non c’è dubbio, annota di rimando Eugenio Scalfari, che la passività dell’opinione pubblica e la sonnolenta fragilità dell’opposizione favoriscono il disincanto anziché risvegliare lo spirito di ribellione contro un tale andazzo.
Le misure del governo sulle intercettazioni e quelle ancora peggiori sulla militarizzazione della pubblica sicurezza sono provvedimenti da brivido, ed evocano oscuri scenari.
Come venirne fuori? A questo punto il Pd , se davvero intende contrastare con efficacia l’ultimo “tiro birbone” del Cavaliere, non puo’ che abbandonare il feticcio del dialogo (tanto più che “la tela si è spezzata”, come ammette lo stesso Veltroni) e tornare a fare opposizione vera.
Questo è il momento per avviare una seria riflessione sulla stagione politica apertasi lo scorso aprile. Senza sconti ne strizzatine d'occhio. Il discorso sulle riforme sarà senz’altro utile, ma soltanto in condizioni normali, non quando come adesso si intravvedono i prodromi di una svolta oscurantista che si fa strada in tutti i settori sensibili della vita democratica.
Agli elettori occorre offrire argomenti convincenti che abbiano quale punto d’arrivo la ricostruzione di una sinistra forte, coraggiosa, combattiva e di nuovo coesa. Nell’attuale congiuntura la maggioranza si fa un baffo del riformismo. Il suo scopo è un altro.
All’apice del potere, la destra si muove sulla scena politica con la grazia di un elefante in un negozio di porcellane, certa dell’impunità e convinta di avere l’Italia ai suoi piedi. Noi siamo invece persuasi che si tratta di un grosso errore.