Secondo il rapporto Eurispes, gli italiani sono stanchi dei reality show:il 73 per cento della popolazione li considera superificiali e diseducativi.
Questi sembrano istigare un esibizionismo ed una rappresentazione stereotipata dei ruoli sociali e negli ultimi anni il loro numero si moltiplica a dismisura. C'è da chiedersi se rappresentino davvero il peggio della tv ed un modello da abbattere.
Il popolare giornalista Steven Johnson paragona i reality show ai videogiochi, perchè come essi, si basano su dinamiche imprevedibili che sviluppano l'attenzione dello spettatore. Il piacere di chi guarda consiste nell'osservare altri esseri umani che cercano disperatamente di orientarsi in un contesto in cui non esistono strategie imperanti e l'immedesimazione conduce lo spettatore a riflettere continuamente sui propri simboli e valori.
Anche se queste trasmissioni si svolgono in ambienti molto spesso artificiali, riescono a mantenere una certa autenticità emotiva che dopo un pò risulta effimera per la consapevolezza della presenza della telecamera che impedisce la spontaneità.
Il fenomeno dei reality sembra contaminare anche altri generi televisivi che sono divenuti zeppi di riferimenti alla quotidianeità, all'uomo medio, alla lacrima in diretta.
Nulla a che vedere con “Specchio segreto” di Nanni Loy, uno dei primi esempi di tv realtà, un vero e proprio studio socio-pedagogico sulla società italiana alle imprese con il boom economico.
La prima edizione del “Grande Fratello”, nel 2001, era attesissima, ci si aspettava che avrebbe cambiato il mondo televisivo mettendo in mostra ,come in un acquario dieci persone comuni alle prese con i problemi della convivenza, con l'intento di analizzarne i comportamenti da un punto di vista antropologico. Da qualche anno, finanche i vip sono entrati in questo meccanismo ed i reality sembrano essere diventati un ufficio di collocamento per artisti decaduti in attesa di un rilancio. Anche trasmissioni come “Amici”, nate con altre finalità,hanno oramai ceduto al fascino dell'intrusione nella vita privata dei partecipanti ed oggi possiamo dire di conoscere maggiormente le loro personalità che le presunte doti artistiche.
Oggi i palinsesti televisivi sono organizzati in un sistema composto dagli inserzionisti pubblicitari che spesso fungono anche da produttori dei programmi medesimi e che puntano solo all'audience e all'ottimizzazione dei profitti. Viene così generato un circolo vizioso, una sorta di nomadismo televisivo, i concorrenti dei reality vengono invitati nelle trasmissioni tradizionali al fine di incrementare gli ascolti,senza badare alla qualità.
Per i sociologi postmoderni della scuola francese,la nostra vita è divenuta sperimentale a causa della perdita dei modelli classici,l'uomo moderno è votato alla sperimentazione illimitata di sè; quando tutto è esposto alla vista(come nel Grande Fratello)ci si accorge che non c'è piu' niente da vedere. E'lo specchio dell'appiattimento, del grado zero, dove contrariamente agli obiettivi dichiarati, è manifesta la scomparsa dell'altro ed emerge una banalità che porta alla nullificazione del reale.
Si può scomparire in due modi: o si esige di non essere visti, oppure si finisce nell'esibizionismo delirante della propria nullità. Nasce da qui l'esigenza di essere perpetuamente visibili, non importa per quali motivi, l'importante è apparire ad ogni costo per dimostrare di essere vivi.