“Un abbraccio, vostro Silvio”. Il Governo e le comunità  italiane all’estero

Il calore di un abbraccio, quando è vero e sincero, genera una corrispondenza ideale che continua nel tempo e ciascuno porta nel cuore il significato dell’altro, l’altro come persona, l’altro come comunità, un universo da scoprire e da comprendere.

Forse per il nostro Presidente del Consiglio non è stato così visto che l’abbraccio iniziale con gli italiani nel mondo, che aveva generato entusiasmo in molti connazionali dal cuore aperto, ha avuto come conseguenza la rimozione dell’idea stessa di comunità italiana all’estero rifuggendo ogni tentativo di comprensione per affrontare insieme le sfide.

Saranno state le eccessive difficoltà nell’individuare gli obiettivi da raggiungere? Ma l’abbraccio ideale ha come conseguenza la ricerca condivisa di obiettivi, camminare insieme lungo un percorso, e come è possibile questo dal momento che si rimuove dal processo istituzionale l’attenzione alla comunità italiana nel mondo abolendo la figura del Vice Ministro per gli italiani all’estero?

Qualcuno potrebbe pensare che quando non si vuole affrontare un problema si tende a rimuoverlo ma le nostre comunità non possono essere rimosse; ci sono e costituiscono una parte fondamentale del Sistema Italia nel mondo.

La delega, non ancora ben definita, ad un Sottosegretario per gli Italiani all’estero, il sen. Alfredo Mantica, non è un riconoscimento istituzionale all’altezza dell’importanza degli Italiani all’estero e non affronta le questioni nodali che noi parlamentari eletti all’estero avevamo già messo in cantiere nella scorsa legislatura. Sembra che l’unica cosa che interessi al sottosegretario Mantica sia modificare la legge sul voto tralasciando le grandi questioni aperte, ancora insolute: sanatoria indebita pensionistici, per esempio. Anzi si prevedono tagli per cinque milioni di euro all’assistenza sanitaria per i connazionali all’estero, il dimezzamento delle risorse per la prima Conferenza mondiale dei giovani italiani all’estero e l’accantonamento di un progetto di grande profilo, il museo nazionale dell’emigrazione, che avrebbe creato un abbraccio ideale tra gli italiani in Italia e quelli emigrati, avrebbe fatto ripercorrere al cuore e all’intelligenza di ciascuno le tappe della nostra storia in un momento in cui l’Italia si vede terra di immigrazione. Ma un Governo che con il ministro Sacconi attacca il Testo unico della sicurezza sul lavoro, prevedendo l’ammorbidimento delle sanzioni per i trasgressori, immemore delle tragedie che hanno colpito tanti italiani morti in varie parti nel mondo – non solo a Monongah, Marcinelle e Mattmark – a causa delle inumane condizioni di lavoro può coltivare la memoria per non ripetere gli errori? Credo di no!

Gli sforzi che come parlamentari eletti all’estero abbiamo fatto nella XV legislatura per aumentare le risorse sembra andare in fumo e il famoso abbraccio epistolare di Berlusconi ai nostri connazionali all’estero si sta rivelando soffocante. Il colmo della misura si sta raggiungendo con il decreto per l’abolizione dell’ICI sulla prima casa, che stante l’interpretazione data esclude gli italiani residenti all’estero. Si vanifica in tal modo, con un solo colpo di spugna, il diritto dell’ulteriore detrazione dell’ICI che grazie ad una giusta rivendicazione condotta da alcuni parlamentari della ex-maggioranza era stato riconosciuto anche ai connazionali emigrati, che negli anni passati hanno acquistato o costruito la casa in Italia che, in attesa delle pensione, utilizzano poche settimane l’anno.

La mancanza di obiettivi per le politiche rivolte all’emigrazione genera sconforto e disorientamento; come parlamentari eletti all’estero, faremo il possibile per tenere ferma la barra, pungolare il governo, elaborare una politica organica per l’emigrazione e definire gli obiettivi strategici.

Forse il ministro Frattini saprà ascoltare, saprà cogliere quella grande opportunità per l’Italia che sono gli italiani all’estero; noi ci siamo manca solo una strategia adeguata.

www.franconarducci.com

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