Immigrazione, il "pacco" sicurezza e la giustizia penale

di Claudia Moretti

Sono in arrivo le nuove norme del pacchetto sicurezza (alcune gia' in vigore per effetto del decreto legge) che non lasciano molto spazio ad una critica serena e costruttiva. L'intero impianto della riforma non si pone come strumento per raggiungere obiettivi concreti e possibili usando mezzi ragionevoli e adeguati. Ma ha uno scopo propagandistico e informativo: d'ora in poi “saremo finalmente cattivi” con chi ci ha invaso il Paese.
E del resto in questa ottica nulla di realmente efficace e concreto e' stato pensato ne' voluto, e si continua a megafonare, anche con la decretazione d'urgenza, sfondoni giuridici e xenofobi, contando sul fatto che infondo infondo quello che conta e' mostrare al proprio elettorato che “ora ci siamo Noi”.
Nel pacco-regalo del Governo e nelle proposte che aleggiano in questi giorni ci sono tre sotto pacchetti di norme: uno di cose assolutamente inutili, l'altro di proposte scellerate e pericolose, l'ultimo di inimmaginabili discriminazioni.

Nel primo pacchetto regalo sono contenute ad esempio quelle trionfalistiche minacce in materia di espulsioni: per lo piu' inasprimenti di facciata di indubbia inservibilita'. Mi riferisco ad esempio alle previsioni contenute nel decreto legge, per cui a fronte di una condanna superiore a due anni l'immigrato e' espulso per pronuncia del giudice. E allora? Prima di tutto una simile previsione esiste gia' nell'ordinamento per ragioni sistematiche: i reati piu' gravi (per i quali si giunge ad una condanna superiore a due anni) sono gia' ostativi al rinnovo e dunque portano banalmente ad una espulsione. L'espulsione e' gia' ad oggi una sanzione sostitutiva alla pena (gia' per condanne inferiori a due anni) e una misura alternativa alla detenzione. Le norme non mancano, ne possiamo anche creare di nuove: possiamo dare poteri straordinari anche ai giornalai e ai panifici in materia di espulsioni, possiamo dare la percentuale ai Prefetti per ogni fuoriuscita di straniero e chi piu' ne ha piu' ne metta. La sostanza non cambia: non e' accanendosi con la singola formica che si estirpa il nido. La verita' e' che la situazione normativa che impedisce la possibilita' o anche solo la speranza di regolarita' allo straniero e' criminogena e produce proprio quel fenomeno che poi, a colpi di fucile, si finge di voler estirpare.

Al secondo pacchetto appartengono invece quelle norme che, oltre che inutili e inefficaci, costeranno al Paese, se applicate realmente, un prezzo alto. Mi riferisco all'introduzione del reato di immigrazione clandestina.
Varrebbe la pena soffermarsi sulla teoria generale del diritto penale che, con tutta evidenza, la ragion di Stato sacrifica con disinvoltura, e ahime' non solo in Italia. Basti ricordare come la norma penale miri in generale a sanzionare un comportamento, prevalentemente doloso, in offesa si' ad un precetto scritto, ma soprattutto ad un “bene sostanziale” comunemente sentito come importante e inviolabile. Chi di noi, parlando con un cittadino africano o asiatico o latino americano, non ha sentito una fitta al cuore sentendosi raccontare storie di vita inaudite, di poverta', di violenze, di negazione di liberta' e di futuro? E chi di noi non ha pensato dentro se', non senza pieta' e ammirazione, che al suo posto avrebbe tentato la sorte fuggendo? E quando poi ci racconta che vorrebbe essere regolare e lavorare alla luce del sole, viaggiare liberamente e non dover sempre nascondersi, ma che gli e' impossibile, non improbabile, impossibile (niente visti nemmeno per turismo, domande inoltrate e mai evase, quote senza speranza ecc….), ma chi di noi mai lo condannerebbe fino a quattro anni?
Il diritto penale dovrebbe essere una vicenda personale e individuale, e mirare a sanzionare una “ribellione” (vera e offensiva) di una singola persona verso il comune e pacifico spirito di convivenza, non certo a fingersi panacea per un fenomeno collettivo che non si intende altrimenti gestire!
Ma e' ancor piu' grave che la previsione in questione sembri scritta da veri e propri extraterrestri che non conoscono la fatiscente situazione della giustizia italiana. E nel Governo non mancano certo gli avvocati! Prima di introdurre previsioni a tappeto quale questa, dovremmo ricordare a tutti coloro che frequentano le aule di tribunale, o raccontare a chi non ne ha mai vista una, cosa significa avere sulle scrivanie dei giudici miriadi di fascicoli per incriminazioni idiote quali quelle per violazione dell'art. 6 Dgl.vo 286/98 per mancata esibizione del documento di identita' da parte dello straniero, oppure per non essersi presentato a regolarizzare la propria posizione (art. 650 c.p.) oppure ancora per non aver ottemperato all'ordine del Questore di lasciare l'Italia (art. 14 Dgl.vo 286/98).
C'e' davvero bisogno di un dibattimento penale, di aule, giudici, cancellieri e avvocati per accertare una irregolarita' sul territorio? Il sistema giudiziario e carcerario possono davvero sopportare gli effetti di una simile norma? Sarebbe stato paradossalmente meno dannoso e indolore (anche se abominevole), dare poteri diretti al Prefetto: invece di espellere il clandestino mandarlo un paio d'anni in un penitenziario e poi fuori. Una norma incostituzionale in piu'? Cosa sara' mai! Infondo il sistema Prefetto-Questore-Cpt gia' esiste. Ma che almeno ci risparmino l'inevitabile collasso delle aule di giustizia.

Terzo pacchetto. Al pugno di ferro contenuto nella riforma (dl – ddl) si affianca poi un grottesco tentativo di rassicurare tutti coloro che, seppur tale pugno apprezzano, pure lo temono, per avere nella propria vita relazioni stabili, di lavoro di affetto e di amicizia, con stranieri clandestini. E qui, forse, con una certa novita' rispetto al passato, il Governo mostra il totale disprezzo per le regole di antidiscriminazione razziale e annienta con candore e disinvoltura le politiche dell'integrazione.
Un esempio solo, ma agghiacciante: l'idea di sanare-condonare solo le badanti di famiglie o datori di lavoro italiani. Fra le centinaia di migliaia che hanno fatto domanda per le quote di ingresso, la stragrande maggioranza si trova infatti gia' in Italia e lavora al nero. Lo sanno tutti. Ma se viene introdotto davvero il reato di immigrazione clandestina, le istanze costituiranno di fatto una autoaccusa di clandestinita' manifesta, penalmente rilevante.
Come fare? Bisogna selezionare. Quale extracomunitario viola meno la legge penale? Chi, fra i clandestini ha una clandestinita', come dire… attenuata? Ovvio! Una badante di una famigliola italiana e' sicuramente meno “colpevole” che non un dipendente di un regolare imprenditore egiziano, no? E' chiaro.
Insomma, non c'e' veramente ormai alcun pudore a tagliare, cucire, sistemare le cose purche' si impedisca o si selezioni tramite norme bizzarre e discriminatorie (che non potrebbero resistere un solo giorno di fronte ad una Corte Costituzionale scrupolosa o ad una Corte Europea dei diritti dell'Uomo attiva) il materiale umano che dal resto del mondo aspira a vivere in Italia.

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