sen. Felice Casson, capogruppo Pd commissione Giustizia
“Il governo venga in Parlamento a spiegare perchè ha bloccato la riforma dell'ordinamento giudiziario militare prorogando la sostanziale “disoccupazione” dei magistrati e del personale impiegato”. A chiederlo con un'interrogazione ai ministri della Difesa e della Giustizia è il sen. Felice Casson, capogruppo in commissione Giustizia del Pd, che ricorda come “l’ultima legge finanziaria aveva stabilito che entro l’1 luglio 2008 la giustizia militare sarebbe stata profondamente trasformata, per ragioni soprattutto di efficienza e di funzionalità e con un recupero chiaro ed evidente di risorse finanziarie e di personale (sia della magistratura sia di cancelleria e segreteria), da riutilizzare all’interno della magistratura ordinaria”.
“A tal fine ricorda Casson – era stata disposta, in particolare, la riduzione di ben due terzi degli uffici giudiziari militari, che sarebbero passati da dodici a quattro (tre tribunali e un’unica corte d’appello, senza sezioni distaccate). Ciò avrebbe comportato oggettivi e rilevanti risparmi complessivi, sia per il 2008 che per il 2009. Inoltre, ciò avrebbe consentito soprattutto di eliminare la scandalosa situazione di sostanziale “disoccupazione” dei magistrati e del personale addetto agli uffici giudiziari militari, aventi carichi di lavoro assolutamente inconsistenti, specialmente se paragonati alla situazione in cui versa la gran parte degli uffici giudiziari ordinari d’Italia”.
“Ora, imprevedibilmente e inopinatamente- prosegue in senatore del Pd – si viene a sapere di pressioni prima e di decisioni ministeriali poi che dovrebbero condurre ad un rinvio “provvisorio” della riforma dell’ordinamento giudiziario militare. Poiché una tale decisione di procrastinare il tutto appare dettata da istanze inaccettabili, neanche di natura corporativistica, ma addirittura di natura personalistica, volte a salvaguardare la posizione di pochissimi, contrastati dalla maggior parte degli stessi magistrati militari, che ben si rendono conto della necessità sociale e istituzionale di voltare pagina, si teme che questa volontà governativa non sia soltanto provvisoria, come spesso succede in Italia”.
“E' quanto mai urgente – conclude Casson – che il governo spieghi quali spinte e quali esigenze istituzionali abbiano portato a procrastinare l’entrata in vigore della riforma degli uffici giudiziari militari disposta con l’ultima legge finanziaria; quali siano i costi finanziari, in negativo e in positivo, di una tale decisione. Sarebbe anche opportuno che si chiarisse come si intendano, nel frattempo, utilizzare in misura minimamente accettabile il personale, di magistratura e non, chiaramente sottoutilizzato (se non proprio nullafacente) degli attuali uffici giudiziari militari”.