Primi casi italiani di obiezione di coscienza sulle tecniche di fecondazione 'in provetta'. Cresce il numero di medici che obiettano, ostacolando le coppie che hanno deciso di ricorrere alle tecniche di procreazione medicalmente assistita. Problemi dal medico di famiglia, ma anche negli ospedali della Penisola, con camici bianchi, ad esempio, che si rifiutano di riempire i moduli.
I primi casi italiani sono stati denunciati oggi a Roma nel corso di una conferenza stampa indetta dalle associazioni dei pazienti, nonche' da quella intitolata a Luca Coscioni per la liberta' di ricerca scientifica. E, stando almeno alle segnalazioni giunte alle associazioni, sembrano aver subito un'impennata significativa negli ultimi tempi.
La questione e' gia' arrivata all'Ordine dei medici, in particolare alla sezione fiorentina. Il caso e' quello di una coppia del capoluogo toscano che si e' vista rifiutare dal proprio medico di base la compilazione dei moduli per accedere alle tecniche. Cosi', dopo essere stata riconosciuta infertile da un ospedale cittadino, si e' vista costretta a rivolgersi a un altro camice bianco, ovvero a cambiare medico di famiglia. “Solo nell'ultima settimana – spiega Filomena Gallo, presidente dell'associazione Amica Cicogna – abbiamo avuto cinque segnalazioni di questo tipo”. “Ci chiediamo – le fa eco Monica Soldano, a capo di Madre provetta – quanto possa essere considerata legittima una tale presa di posizione da parte dei medici, soprattutto da quelli di famiglia”.