…Comitato Tricolore per gli Italiani nel Mondo…
Boston, Massachusetts, Stati Uniti d’America
Riforme utili e necessarie si’, ma attenzione: l’Italia, Stato unitario, non si tocca!
Gli studiosi ed i politici, di questo periodo storico, sono consapevoli che il fascismo rappresento’ l’ultimo atto del processo risorgimentale preceduto dalla Vittoria bellica di Vittorio Veneto con l’annessione di Trento e Trieste. Finalamente L’Italia, uno Stato unitario, collegato a doppio filo da un’istituzione mille- naria, la monarchia, espressa dalla Casa Savoia e dal potere politico del fascismo che agevolo’ un risveglio patriottico che il popolo intero fu fiero di essere italiano.
La monarchia ed il regime fascista costituirono la diga dell’ Unita’ d’Italia, quando ci fu il re a regnare ed il capo del fascismo a governare, gli italiani forse s’ illusero, come fu detto dopo la II Guerra Mondia- le, ma il Popolo Italiano in quel lontano ciclo storico fu tranquillo e protetto da un’ ottima politica inter-na espressa dal governo nazionale. A quell’epoca non si verifico’ un rapido progresso ma tutta le societa’ civile italiana, con tutte le sue istituzioni nel suo complesso fu credibile e condivisa quasi da tutti gli italiani di allora con uno spiccato spirito di sacrificio, ognuno nel suo ruolo per il bene della nazione.
La forzatura della fondazione della Repubblica Sociale Italiana, (fu il costo della guerra perduta), le prime formazioni partigiane controllate dai Comitati Nazionali di Liberazione e chi agli ordini del governo Badoglio ed ognuno per coerenza alle proprie idee ed altri soldati ed ufficiali del Regio Esercito, furono deportati in Germania, per non venire meno al giuramento fatto a Vittorio Emanuele III di Savaoia re d’Italia. Le vicissitudini dell’Italia conclusasi con l’amara sconfitta per essesere stata coinvolta nel II conflitto mondiale e con tutto quello che fu teatro di una dolorosa tragedia per tutti gli italiani fuori dai confini e soprattutto consapevoli e responsabili della sovranita’ lungo i confini del territorio nazionale.
Durante l’occupazione delle truppe germaniche, nel 1944, alcuni movimenti politici prospettarono a guerra finita nel rimettere in discussione l’istituzione monarchica con un Referendum a poco piu’di un’anno dalla fine delle II Guerra Mondiale. Quindi, alla Conferenza di Pace a Parigi nel 1947 si presen- to’ l’autorita’ eletta nella Costituente nel ruolo di nazione soccombente. Posso solo immaginare che i rap- presentanti delle nazioni vincitrici non adotto’ clemenza come segno di riconoscenza per la collaborazio- ne offerta dal Regio Esercito al comando del Maresciallo Badoglio e dalle formazioni partigiane. I vinci- tori con le inaudite decisioni tolsero cio’che fu piu’cara alla patria, parte del territorio nazionale.
A centinaia di migliaia di soldati ancora bloccati nei campi di concentramento furono esclusi alla partecipazione referendaria, la stessa sorte ai cittadini della Venezia Giulia perche’ tale territorio ancora sotto il controllo dell’Amministrazione delle Truppe Alleate. Proclamata la Vittoria a favore della Repub- blica (si parlo’anche allora di brogli elettorali per voti non attribuiti alla monarchia) e l’amaro esilio di Umberto II, re d’Italia. Comunque, l’Italia consapevole d’avere subita una dolorosa mutilazione dei terri- tori nazionali, parte della Venezia Giulia, l’Istria, Fiume, Pola e le coste dalmate (l’altra sponda del Mare Adriatico), la nazione seppure mutilata, comunque integra anche dopo il referendum indetto nel 1946, anzi si rafforzo’ lo spirito nazionale e non fu mai oggetto di revisione dello Stato unitario.
L’Assemblea Costituente che approvo’ la Costituzione entrata in vigore il 1*gennaio 1948, che era stata eletta il 2 giugno 1946 promulga principi fondamentali citati dai primi 12 articoli ed in particolare l’arti- colo 5 stabilisce che la Repubblica e’ una, riconosce e promuove le autonomie locali; attua nei servizi che dipendono dallo Stato il piu’ampio decentramento amministrativo. L’articolo 12 stabilisce che la bandie- ra della Repubblica e’ il tricolore italiano: verde, bianco e rosso. Al Titolo V della Costituzione, art. 116 recita: Alle Regioni Sicilia, Sardegna,Trentino-Alto Adige, Friuli-Venezia Giulia e la Valle d’Aosta sono forme e condizioni particolari di autonomia, quindi, le Regioni a Statuto Speciali sono 5.
Dal Titolo IX, Fino a cinque anni dall’entrata in vigore della Costituzione (1948) si possono, con leggi costituzionali, formare altre Regioni, a modificazione dell’elenco di cui all’articolo 131 (totale 20 Regioni), anche senza il concorso delle condizioni richieste dal primo comma dell’articolo 132, fermo restando tuttavia l’obbligo di sentire le popolazioni interessate. Non sono stati indicati i criteri, come mo- dello di consultazioni, a queste speciali leggi costituzionali. In un periodo successivo, altre 15 Regioni fu- rono costituite entro il periodo stabilito, ma le popolazioni, si pronunziarono con un Referendum?
I partiti ebbero la funzioni di formare democraticamente i governi che si avvicendarono nell’arco del periodo 60 anni di storia repubblicana. L’evolversi della vita politica italiana con la promozione nel ruolo di fondatori, quella che fu, inizialmente una cooperazione di nazioni denominato “Mercato Comune Europeo” parificato a un consorzio capace di sviluppare una buona economia: le prime tappe importanti furono quelle del carbone e dell’acciaio. L’Italia riannodo’ l’amiciza con la Germania ex alleata nella II Guerra Mondiale e poi nuovi vincoli di amicizia e di cooperazione con gli U.S.A., Canada, Russia,.Fran- cia, Inghilterra, Belgio, Grecia, Olannda, Belgio, Danimarca, Svezia, Norvegia,, Irlanda, Spagna, Porto- gallo, Austria, Tutti membri dell Unione Europea, eccetto gli Stati Uniti, Russia ed il Canada, successi-vamente s’aggregarono altre nazioni membri.
Sull’onda di questa prospettiva un progetto di prossima realizzazione il processo dell’ integrazione dei cittadini di ogni nazione membro, gli ostacoli saranno molti e non facili da superare, i popoli di ogni nazione associata all’istituzione europea, si suppone sia consentito nutrire non pochi dubbi dell’essere informati come ci si sia arrivati a pensare alla prospettiva della prossima costituzione della Federazione delle Nazioni, in primis, realizzata la Banca Centrale Europea e la coniatura della nuova moneta Euro.
Per gli italiani, le prime esperienze dell’euro malauguratamente pagate a caro prezzo, moneta frettolosa- mente introdotta nella prima fase che avrebbe dovuto essere accompagnata da opportuni meccanismi mirati a facilitare la conversione della valuta della Lira con l’Euro, questo creo’ un vero problema ai cittadini ed all’economia italiana. Tale evento finanziario non fu salutato col migliore augurio. Qualche anno dopo, un Refendum in Francia che risulto’ negativo al megaorganismo europeo, l’esempio fu segui- to anche da un’altra nazione. L’Inghilterra molto scettica circa il progetto della moneta unica, se gli Inglesi non si sono decisi, qualche motivo ci sara’. Le istituzioni repubblicane, i governi ed i politici, che rappresentano l’Italia in Europa, come nazione membro fondatore, sono certi della convinzione che si possa procedere senza ostacoli nella direzione dell’ integrazione europea?
E’stato indetto un Referendum in quella direzione? Pensano davvero che i cittadini disponibili ad assog- gettarsi all’aggregazione di nazioni, alle normative, provvedimenti di urgenza che dovranno attendere le autorizzazioni da Bruxells, attenersi a regole inflessibili del mercato monetario? Come esempio le prospettate nuove norme per la sicurezza in linea con le diriettive europee? Perche’ lo Stato Italiano deve optare per il modello Federale e perche’ no, quello Confederale? Quindi, meno vincolati. E dove ci sta scritto che l’Italia debba modificare lo status di nazione con il Federalismo? Se la nostra Costizione, tale riforma a modello europeo non lo prevede? E quale atteggiamento assumere se l’europarlamentare di turno prospettasse nuovi rapporti tra lo Stato e la Chiesa o qualche altro comportamento obbligando gli italiani ad apprendere una nuova lingua, declassando la nostra, come fosse un dialetto?
Ma la nostra patria, la liberta’, la nostra bandiera, il glorioso vessillo Tricolore, il nostro Inno nazionale che riassume l’epopea risorgementale, la nostra tanta sospirata ed evocata indipendenza e la sovranita’ nazionale che fine faranno? Ora e’ il momento che questo governo e non il prossimo, dovra’ chiarire perche’ il Popolo Italiano, quindi, tutti i cittadini italiani residenti in Italia ed all’estero debbano assog- gettarsi alla megorganizzazione europeistica. Forse gli addetti ai lavori hanno dimenticato la fine del go- verno fascista per essersi adeguato alle leggi antirazziali nel 1938, l’alleanza con la Germania ed il coin- volgimento alla guerra nel 1940, poi perduta con la firma dell’armistizio incondizionata dell’8 settembre del 1943, che nessuno voleva. L’Italia risorgementale, Regno d’Italia, spirato nel 1946, poi l’Italia istitu- zionalmente repubblicana, libera ed indipendente e tale deve rimanere.
Il Parlamento Europeo respinse la proposta che includesse nella bozza del testo della Costituzione Europea due parole: “si riconosce alle radici cristiane ed ebraiche”, Papa Giovanni Paolo II dichiaro’senza estazione: l’Europa non avra’ futuro. Puo’ darsi che il Santo Padre possa essersi sbagliato ma ogni volta che l’Italia concluda accordi epocali con la Germania gli esiti molti dubbi e poco posiitivi per la nostra nazione. Ora l’Italia e’ libera ed indipendente, con un governo forte, democratico, potra’ affrontare le sfide del futuro e non solo, ma sara’ in grado di garantire la sovranita’ nazionale.
Nuove regole ed efficaci per l’immigrazione. Chi non e’ in regola, non lavora o se non ha voglia di rendersi utile alla societa’ e non ha risorse sufficienti per vivere, non dovrebbe soggiornare per lunghi periodi in Italia, un messaggio da indirizzare benevolmente e soprattutto agli immigrati di cercare nuove opportuninita’ altrove perche’ le regole con il nuovo governo italiano, dopo le elezioni del 13-14 aprile, saranno inevitabilmente modificate.
Le decisioni, i criteri e le norme dovranno essere mirate a migliorare la sicurezza dei cittadini, la respon- sabilita’ ora, e‘ nelle mani del governo di centrodestra. Non illudiamoci che l’essere uniti all’Europa ci assicurino l’immunita’ dall’invasione pacifica di immigrati che vorrebbero approdare illegalmente lungo le coste ed i confini del nostro territorio. Questo e’ stato possibile fino a qualche mese fa, i politici di tutti gli schieramenti residenti a Roma, Milano od in altri centri urbani italiani non s’accorsero che gli abitanti non solo non erano tutti italiani, non solo non erano europei, ma di provenienza da popoli e paesi che forse non ne eravamo nemmeno a conoscenza? Ogni cosa ha una fine, ora dobbiamo convincerci che maggioranza, opposizione ed altre forze politiche italiane, che la difesa del territo spetta soltanto alle for- ze armate e le forze dell’ordine della Repubblica Italiana.
Non lasciamoci andare, altrimenti si corre il rischio di dovere ammainare la bandiera italiana, con il suo Stato unitario, poi l’ipotizzata divisione del territorio nazionale seguendo formule ispirate irresponsabil- mente a nuove e pericolose autonomie. No! Signori politici le Regioni autonome sono 5 e cosi’ devono restare, altrimenti, ci sara’ la dissoluzione della sovranita’ nazionale e non dovremmo meravigliarci se a qualcuno venisse l’idea che il processo dell’integrazione europea si arrivi all’annullamento del concetto nazionale, quindi, l’evaporazione di quello che per secoli e secoli fu lo spirito patriottico a volere la fondazione dell’Unita’ d’Italia, nell’interezza della sua sovranita nazionale.
Boston 20 maggio 2008