DIFENDERE I CITTADINI IMMIGRATI

di Rodolfo Ricci

Non so cosa si debba aspettare ancora prima di intervenire con azioni concrete di mobilitazione per difendere i diritti dei concittadini immigrati, bersaglio di infami attacchi indiscriminati come è accaduto a Napoli e in alte città d'Italia.
L'ignoranza crescente intorno alle condizioni degli immigrati, costruita scientificamente da media al servizio di orientamenti e gruppi politici che hanno impostato sulla cosiddetta “questione della sicurezza” la loro campagna elettorale, prefigura una guerra tra poveri che rischia di scatenarsi con effetti devastanti per le condizioni di convivenza democratica.
Pochi sanno che in Italia sono presenti, solo per fare un esempio, solo 150.000 Rom, in confronto agli oltre 300.000 presenti in Inghilterra, o in Germania o in Francia. Pochi sanno che la metà dei morti sul lavoro nel nostro paese sono lavoratori immigrati, quasi sempre assunti “in nero”, sempre super sfruttati, da sud al nord “avanzato”.
Pochi sanno che ben oltre un milione solo le badanti che curano i nostri anziani e si stima che oltre mezzo milione di esse siano in condizioni di “clandestinità”.

La violenza crescente contro gli immigrati e contro i Rom, è qualcosa che deve mobilitare innanzitutto le nostre coscienze e che deve sollecitare un'immediata azione sul piano politico e sociale che rimetta il diritto e i diritti al primo posto; che chiarisca che la condizione di clandestinità è strutturale in ogni migrazione, come anche quella che ha caratterizzato l'emigrazione italiana nel mondo, fatta, per metà, di clandestini fino a tutti gli anni '70 del secolo scorso; che la violenza è innanzitutto la violenza delle condizioni di vita che riguardano larghe masse di cittadini nelle periferie delle nostre città e metropoli, create certamente non dagli immigrati; che la sicurezza deve occuparsi innanzitutto dell'impressionante sviluppo delle attività illecite e dell'economia criminale che nel nostro paese fattura circa 100 miliardi di Euro all'anno e pervade larghi settori della politica e della società italiana, europea e mondiale. Che la violenza in Italia attraversa larghi settori del mondo giovanile e non solo ed è fondamentalmente autoctona ed alimentata da messaggi culturali veicolati da un mediocre e servile sistema di comunicazione e di informazione.
Contro i pericolosi rigurgiti di razzismo contro gli immigrati va organizzata una lunga battaglia culturale e politica che deve vedere a capo soprattutto coloro che l'emigrazione l'hanno vissuta, la conoscono e la rappresentano nella società e in Parlamento.
L'ora dell'impegno non è domani, ma oggi, subito. Chi sa e vuole schierarsi lo faccia ora.

Segretario generale della Federazione Italiana Emigrazione ed Immigrazione (Filef e Fernando Santi)

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