I castori alla Rutelli

di Tommaso Merlo

Uno degli effetti più deleteri del fenomeno delle caste è che votare non basta più a cambiare le cose nel nostro paese. La palla passa dalla casta rossa a quella blu, ma sembre di caste si tratta. E ai cittadini non resta che sorbirsi le solite facce che da decenni occupano l’olimpo dell’arrivismo politico. Un caso clamoroso è proprio quello di Rutelli, già sindaco di Roma, già candidato perdente a Palazzo Chigi, già Ministro e già Vicepremier, fresco già trombato alla seconda rincorsa al Campidoglio. Ebbene, la domanda è: possibile che Rutelli sia l’unico uomo sulla piazza degno di ambire a tale gamma di cariche pubbliche? Possibile che in una città di qualche milione di abitanti come Roma non vi sia una personalità degna di ricoprire la carica di Sindaco senza bisogno di richiamare il signor Rutelli per l’ennesima volta? La risposta è ovviamente si, Rutelli non ha nessuna qualità politica speciale se non quella di essere un esponente di lunga data della casta politica romana di centrosinistra insediata nell’odierno Partito democratico. Tutto qui, Rutelli non è il rappresentante di idee o progetti politici degni di tale insistenza e nemmeno si possono attribuire a Rutelli meriti politici tali da giustificarla (io, per esempio, ricordo solo la vicenda delle liste separate tra Ds e Margherita al Senato nel 2006 e quella del sito italia.it). Eppure, essendo Rutelli un barone della casta rosa romana, è lui che in sistanza decide la propria candidatura, con l’aiuto di colleghi di lobby che otterranno in cambio lo stesso favore alla prima occasione. Il risultato è che i cittadini, a prescindere dai risultati concreti ottenuti e spesso nonostante palesi fallimenti, sono costretti a vedere Rutelli e compagnia bella invecchiare saltando da una poltrona all’altra con una disinvoltura glaciale. Si tratta del sistema chiuso delle caste, estraneo alle logiche del merito, avulso alla realtà sociale del paese, autoreferenziale ed elitario. Un sistema democraticamente ingiusto e politicamente fallimentare il cui danno principale è proprio quello di impedire il ricambio generazionale. Di formare una cappa di potere stantia che impedisce al Paese di esprimere le sue energie migliori. Anche le insopportabili collusioni tra potere politico, istituzioni e informazione fioriscono grazie ad intrecci clientelari che si consolidano nel tempo per l’assenza di ricambio politico. Un fenomeno, ha ragione Lucia Annunziata, più insopportabile nel centrosinistra per la sua vocazione popolare. I meccanismi di casta avvengono, infatti, anche a destra ma la natura padronale di quello schieramento permette di nominare l’uomo che più di ogni altro sintetizza la faziosità arrogante del populismo berlusconiano, Schifani, come presidente del Senato, senza turbare il sonno al popolo delle Libertà. Almeno fino a quando capiranno anche loro che il fenomeno delle caste ci riguarda tutti senza distinzione. E che quando l’onda di disgusto riuscirà a spazzare via le logiche perverse delle caste, tutti ne trarranno beneficio. Anche il nostro voto.

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