“Caro concessioni”, Prodi ci ha rubato anche le vacanze

Tra gli ultimi furti perpetrati dal Governo Prodi ai nostri danni ce n’è uno che – pur presentato non certo come tale – non sfugge nemmeno a un settimanale come l’Espresso, notoriamente tanto vicino al centrosinistra quanto lontano dalle posizioni opposte.
È il furto delle nostre vacanze, ottenuto attraverso il rialzo insostenibile (anche oltre il 1000 per cento) dei canoni per le concessioni degli stabilimenti turistici, dagli alberghi ai chioschi ed alle spiagge attrezzate.
Il settimanale in edicola oggi se ne occupa con una lunga inchiesta che parte con i festeggiamenti, da parte dei titolari di un albergo di Nervi, per la vittoria elettorale del centrodestra. E finisce comunque per dar ragione a Prodi e torto a esercenti e – di conseguenza – villeggianti sempre più destinati a starsene a casa.
«È l’hotel Marinella, un gioiello a picco sul mare nel cuore della passeggiata più bella di Genova», attacca il servizio di Marco Lillo. «Qui – prosegue – il 14 aprile si è brindato con in una mano i risultati del Popolo della libertà e nell’altra la richiesta dell’Agenzia del demanio. Su quella cartella era impresso il canone previsto dalla Finanziaria 2006 per la concessione dell’albergo: 106 mila euro. All’improvviso lo Stato ha chiesto per un’annualità più di quello che il titolare ha pagato in trent’anni. E non si tratta di un caso isolato. Da Spotorno a Ostia, da Ischia a Forte dei Marmi, da Riccione a Taormina, gli aumenti imposti dalla Finanziaria 2006 e richiesti in questi mesi dall’Agenzia del demanio, superano a volte il 1.000 per cento».
La situazione appare davvero di quelle “da paura” per gli operatori del turismo. «Cartelle di centinaia di migliaia di euro si abbattono come trombe d’aria sui conti degli stabilimenti. E così centinaia di lidi, chioschi e alberghetti sparsi sui 7 mila e 450 chilometri di costa stanno organizzando la rivolta. A farne le spese saranno come al solito i bagnanti».
L’Espresso dà poi voce ai rappresentanti di categoria: «“Per ora gli stabilimenti che hanno subito questi rincari cercheranno di contenere al massimo gli aumenti”, dice il presidente dell’associazione di categoria più rappresentativa, Sib di Confcommercio, Riccardo Borgo. “Comunque, se le cose non cambiano”, aggiunge, “saremo costretti ad aumentare pesantemente i prezzi o a chiudere”.»
Il servizio ammette poi ciò che tutti noi ben sappiamo. La minaccia «si abbatte sui portafogli dei vacanzieri già provati dalla recessione e da un aumento medio del 4 per cento nel 2007».
Ma la minaccia – e qui l’analisi diverge e si fa critica – viene ritenuta «ingiusta. Perché gli stabilimenti delle grandi località turistiche realizzano utili talmente alti da poter ammortizzare anche il maxicanone». E da qui partono i “conti in tasca” del settimanale agli esercenti. Per concludere che, naturalmente, hanno torto marcio. Ma che si aspettano molto dal nuovo Governo, con un sillogismo che appare talmente chiaro da non aver bisogno di altre spiegazioni.
«Il presidente del sindacato degli imprenditori balneari, Riccardo Borgo, – così si conclude il servizio – ha uno stabilimento con ristorante a Bergeggi, in provincia di Savona, e subisce sul suo portafoglio l’aumento. Borgo però è fiducioso di trovare orecchie più attente dopo il ribaltone politico: “Chiediamo un tavolo tecnico al governo e ci va bene anche il principio di pagare di più. Siamo consapevoli del fatto che i canoni sono bassi, ma un aumento di queste dimensioni è troppo brusco e ingiusto. Chiediamo una sospensione e poi una legge di riforma”. Sembra un film già visto. Borgo ha già incontrato Giulio Tremonti: «Era molto interessato alle nostre istanze. Ci ha detto che il problema va affrontato subito. Il colloquio si è tenuto prima delle elezioni», nota Borgo, «ma siamo certi che anche dopo si ricorderanno di noi».

Tra gli ultimi furti perpetrati dal Governo Prodi ai nostri danni ce n’è uno che – pur presentato non certo come tale – non sfugge nemmeno a un settimanale come l’Espresso, notoriamente tanto vicino al centrosinistra quanto lontano dalle posizioni opposte.
È il furto delle nostre vacanze, ottenuto attraverso il rialzo insostenibile (anche oltre il 1000 per cento) dei canoni per le concessioni degli stabilimenti turistici, dagli alberghi ai chioschi ed alle spiagge attrezzate.
Il settimanale in edicola oggi se ne occupa con una lunga inchiesta che parte con i festeggiamenti, da parte dei titolari di un albergo di Nervi, per la vittoria elettorale del centrodestra. E finisce comunque per dar ragione a Prodi e torto a esercenti e – di conseguenza – villeggianti sempre più destinati a starsene a casa.
«È l’hotel Marinella, un gioiello a picco sul mare nel cuore della passeggiata più bella di Genova», attacca il servizio di Marco Lillo. «Qui – prosegue – il 14 aprile si è brindato con in una mano i risultati del Popolo della libertà e nell’altra la richiesta dell’Agenzia del demanio. Su quella cartella era impresso il canone previsto dalla Finanziaria 2006 per la concessione dell’albergo: 106 mila euro. All’improvviso lo Stato ha chiesto per un’annualità più di quello che il titolare ha pagato in trent’anni. E non si tratta di un caso isolato. Da Spotorno a Ostia, da Ischia a Forte dei Marmi, da Riccione a Taormina, gli aumenti imposti dalla Finanziaria 2006 e richiesti in questi mesi dall’Agenzia del demanio, superano a volte il 1.000 per cento».
La situazione appare davvero di quelle “da paura” per gli operatori del turismo. «Cartelle di centinaia di migliaia di euro si abbattono come trombe d’aria sui conti degli stabilimenti. E così centinaia di lidi, chioschi e alberghetti sparsi sui 7 mila e 450 chilometri di costa stanno organizzando la rivolta. A farne le spese saranno come al solito i bagnanti».
L’Espresso dà poi voce ai rappresentanti di categoria: «“Per ora gli stabilimenti che hanno subito questi rincari cercheranno di contenere al massimo gli aumenti”, dice il presidente dell’associazione di categoria più rappresentativa, Sib di Confcommercio, Riccardo Borgo. “Comunque, se le cose non cambiano”, aggiunge, “saremo costretti ad aumentare pesantemente i prezzi o a chiudere”.»
Il servizio ammette poi ciò che tutti noi ben sappiamo. La minaccia «si abbatte sui portafogli dei vacanzieri già provati dalla recessione e da un aumento medio del 4 per cento nel 2007».
Ma la minaccia – e qui l’analisi diverge e si fa critica – viene ritenuta «ingiusta. Perché gli stabilimenti delle grandi località turistiche realizzano utili talmente alti da poter ammortizzare anche il maxicanone». E da qui partono i “conti in tasca” del settimanale agli esercenti. Per concludere che, naturalmente, hanno torto marcio. Ma che si aspettano molto dal nuovo Governo, con un sillogismo che appare talmente chiaro da non aver bisogno di altre spiegazioni.
«Il presidente del sindacato degli imprenditori balneari, Riccardo Borgo, – così si conclude il servizio – ha uno stabilimento con ristorante a Bergeggi, in provincia di Savona, e subisce sul suo portafoglio l’aumento. Borgo però è fiducioso di trovare orecchie più attente dopo il ribaltone politico: “Chiediamo un tavolo tecnico al governo e ci va bene anche il principio di pagare di più. Siamo consapevoli del fatto che i canoni sono bassi, ma un aumento di queste dimensioni è troppo brusco e ingiusto. Chiediamo una sospensione e poi una legge di riforma”. Sembra un film già visto. Borgo ha già incontrato Giulio Tremonti: «Era molto interessato alle nostre istanze. Ci ha detto che il problema va affrontato subito. Il colloquio si è tenuto prima delle elezioni», nota Borgo, «ma siamo certi che anche dopo si ricorderanno di noi».(www.lapadania.com)

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