di Mauro Montanari
A qualche giorno dagli scrutini, mi pare che i risultati mostrino fondamentalmente che il meccanismo del voto per corrispondenza va rivisto, perché troppe sono state le occasioni di brogli. Il meccanismo così com’è non garantisce la segretezza, e su questo dovrà essere fatta una lunga riflessione. Non garantisce nemmeno la correttezza delle operazioni. Ne abbiamo abbondantemente parlato. Non solo. Si sono visti, di fronte all’emergenza, consolati disarmati fino alla paralisi. Ha lasciato il segno una politica sbagliata, durata due anni, nella quale le priorità sembravano essere la ristrutturazione della rete con chiusure e tagli di organico. Ha lasciato il segno anche nella motivazione del personale, che eccellente non è mai stata. E le operazioni di voto sul piano consolare sono state quelle che sono state. Si sono avuti episodi di cronaca tragicomica che ricordano Boccaccio; episodi che alcuni giornali nazionali hanno riportato. Noi no, per senso del pudore e perché come italiani nel mondo ce ne vergogniamo. Ma anche questo dovrà essere occasione di riflessione nel prossimo esecutivo. Qualcuno dovrà pure capire che la rete consolare è una ricchezza per un Paese come il nostro che vive una diaspora come la nostra. E quando si deve tagliare, lo si faccia sui privilegi –che sono tanti- non sui servizi.
Detto questo, mi pare anche di notare una maturazione dell’elettorato che ha votato con più consapevolezza, con più dignità e con più compostezza, anche se in percentuale minore rispetto al 2006. Per questo non ritengo peregrina la richiesta di dare nel prossimo esecutivo la responsabilità degli italiani all’estero ad uno di loro (di noi). Sarebbe anche una maniera per riconoscere questa maturazione e per riconoscere pienamente una appartenenza al sistema Italia. Non vorrei, tuttavia, neppure limitare il desiderio di Tremaglia di tornare sulla scena politica da protagonista. Il fatto è che, in fondo, non ha nessuna importanza chi sarà il nuovo responsabile per gli italiani nel mondo. Importante invece che, chiunque egli sia, non si dimentichi dei temi che da troppo tempo sono sul tappeto. Uno l’ho appena citato: il potenziamento della rete consolare, a partire dagli uffici dell’anagrafe. Ne cito altri due: la riforma dell’editoria per l’estero, che da troppo tempo prende polvere nei cassetti, e la proposta di un marchio di qualità per la ristorazione. Quest’ultima questione dovrà avere necessariamente in Europa –a mio avviso proprio in Germania- il suo teatro di applicazione.