Il Cav. in bilico tra Bossi e Lombardo

di Elio Di Caprio

Quando gli interessi si sostituiscono alle passioni

Elezioni fatte con la “pancia” o con la testa e la ragione? Risultato di definitiva chiarezza o, come succede da 15 anni in qua, prevalenza del voto contro più che del voto per? Sembra che sia stato fatto il miracolo : un elettorato finalmente rinsavito si è indirizzato verso l”unico bipartitismo possibile nell”Italia del 2008 premiando una sinistra ed una destra riconoscibili e dai contorni ben definiti che si alternano senza traumi al governo del Paese. Ha vinto ancora Berlusconi, al prossimo turno si vedrà.

Là dove hanno fallito leggi elettorali, referendum o modifiche costituzionali promesse e mai realizzate, è arrivata la mannaia del popolo sovrano che ha fatto fuori ( elettoralmente) quel che rimaneva delle vestigia dei vecchi partiti del secolo scorso. D”un sol colpo fatti fuori i simboli sopravvissuti di falce e martello, del partito socialista ( in verità già decimato da più di 15 anni) , dei verdi ( il cui breve passato storico è riassunto nella demagogica politica dei veti dell”ex Ministro per l”Ambiente Pecoraro Scanio). Ridimensionato e reso innocuo quel che rimane del vecchio simbolo della DC.

L”epurazione parlamentare all”estrema sinistra- eterogenesi dei fini si direbbe- è stata più opera di Veltroni che di Berlusconi. Ma basta questo per dimenticare la pressocchè unanime critica al sistema elettorale del “porcellum” che ha prodotto tali risultati? I cittadini non hanno scelto i loro candidati, è ancora in vigore la beffa delle candidature multiple, il Parlamento funzionerà ancora con due Camere identiche e un enorme numero di parlamentari, della democrazia interna ai partiti neanche a parlarne. I gazebo e gli annunci dal predellino sono stati la parodia della democrazia diretta che ha innescato il nuovo corso.

E” vero che il bipartitismo imposto dall”alto è servito ad ottenere un risultato elettorale apparentemente più chiaro e a ridurre la frammentazione, ma a costo di lasciare sotto traccia i tanti malesseri latenti che prima o poi potranno mettere a dura prova il parafulmine di Berlusconi e del suo governo. I malumori dell”antipolitica si sono per il momento nascosti e incanalati in più direzioni, premiando soprattutto la formazione parlamentare di Di Pietro e la Lega. In alcune regioni del nord l”antipolitica si è trasformata in dura contestazione del “potere romano” in sé ed è stata cavalcata persino dall”ex (?) imprenditore Silvio Berlusconi che ha promesso di ridurre della metà i parlamentari e i consiglieri comunali e provinciali. Come del resto ha promesso Veltroni nella sua campagna elettorale. Sarà una bella sfida per entrambi riuscire a ridurre il numero dei parlamentari appena eletti.

Si riparte di nuovo e ci si illude che con i vecchi simboli siano spariti tutti i problemi, tutti gli equivoci passati, che ci si possa avviare così tranquillamente al compimento di una transizione infinita verso la terra promessa di una Terza Repubblica o meglio di una vera Seconda Repubblica che segni un distacco netto con l”epoca in cui le divisioni politiche erano appunto rappresentate da simboli che ora non hanno più diritto di cittadinanza. Ma le cose stanno veramente così?

Sulla “pancia” del Paese non si può ragionare specie in tempi di crisi. Nuovi equivoci ed incertezze sono all”orizzonte, altre contraddizioni sono dietro l”angolo e possono esplodere in maniera incontrollata dalla pancia del Paese alle prese con difficoltà economiche crescenti e con i problemi del declino. L”ansia giustizialista alla Di Pietro ed alla Grillo ha contagiato trasversalmente un po tutto l”elettorato, ma poi si è riversata maggiormente sul capro espiatorio del governo Prodi la cui esperienza è stata rigettata a tal punto da far scomparire l”estrema sinistra dall”arco parlamentare. Dopo il successo della Lega al nord si riparte con la favola dei “partiti territoriali”, ovviamente anti ideologici, che sarebbero l”unico toccasana per risolvere i problemi pratici delle comunità locali e non ci si accorge che il loro successo è più una testimonianza della crisi che il Paese attraversa che non la soluzione di vecchi e nuovi mali.

Alla Lega di Bossi fa ora da sponda il Movimento per le Autonomie del governatore Lombardo ( paradosso dei nomi) eletto in Sicilia con una maggioranza “bulgara” che fa riflettere sulle distanze antropologiche e culturali che ancora dividono l””Italia. Adesso tocca al demiurgo Berlusconi tenere insieme Sicilia e Lombardo-Veneto, Bossi e il governatore Lombardo, non più Fini e Casini come nelle passate legislature. Il ponte tra nord e sud promosso dal Cavaliere arriverà fino all”impiego della “guardia padana” per fronteggiare mafia, ndrangheta e camorra?

Secondo l”auspicio di qualcuno siamo destinati a diventare orfani non solo dei partiti ideologici ma anche di quelli esistenti a carattere nazionale che via via saranno soppiantati da vecchi e nuovi partiti territoriali espressione degli interessi specifici delle varie regioni o macro regioni. Se così fosse sarebbe il marchio finale del nostro declino.(Terza Repubblica)

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