Il teatrino del dopo voto

di DANIELA GAUDENZI

Purtroppo, ma prevedibilmente il teatrino elettorale si sta riproducendo identico a se stesso nei commenti del dopo voto.
Sull’esito delle due principali formazioni (rispettivamente PDL e Lega al 47,3 al Senato e al 46,7 alla Camera, e PD-IDV al 38,4 e 37,7) si potrebbe dire che in qualche modo rispecchino i sondaggi e le previsioni. Qualcuno può aver pensato e sperato che le ultime uscite tra eversione e Bagaglino del Cavaliere avrebbero potuto far ricredere qualche elettore di fede berlusconiana ma così non è stato.
Al di là dei numeri che riconsegnano inesorabilmente il paese a Berlusconi, con una Lega rafforzata e primo partito in Lombardia, quello che sconcerta e preoccupa ulteriormente sono le valutazioni, soprattutto in casa dei perdenti.
Già a metà pomeriggio Ermete Realacci ostenta una certa soddisfazione non si sa bene per cosa ed ignora il dato dell’astensione intorno al 4% ascrivibile per un buon novanta per cento alla delusione dell’elettorato del centro sinistra. Nella serata Walter Veltroni si compiace per la partecipazione alle urne, per il consenso dell’elettorato al progetto riformista del PD, per la “rimonta”, comparando la distanza attuale di circa 9 punti con i presunti 20 punti di distanza dello scorso settembre, non nomina nemmeno il dato dell’astensione, segnala “il riequilibrio” a favore della Lega e ricorda il suo appello a Berlusconi sulla fedeltà alla Repubblica e alla Costituzione.
Quello che emerge in modo quasi da subito in modo che non è esagerato definire drammatico in termini di rappresentanza politica, molto meno se si considera la qualità dei rappresentanti, è il risultato della Sinistra Arcobaleno, che non ottiene né un deputato, né un senatore, attestandosi sul 3 per cento. Si tratta di una disfatta che non ha precedenti nella storia dei partiti italiani e che può avere sicuramente varie cause di natura composita, ma che non può e non ha senso addebitare unicamente, come è stato fatto, alla scelta di Veltroni di andare da solo e alla propaganda bipartisan sul voto utile. Quanto l’alibi della tiritera del voto utile per giustificare la disfatta sia fragile l’ha dimostrato il risultato dignitoso, nonostante o chissà magari grazie alle candidature poco raccomandabili, del partito di Casini.
Di tutti i rappresentanti della sinistra cosiddetta alternativa l’unico che ha parlato di chiusura, di autorefenzialità e incapacità di dare rappresentanza alla protesta sociale e antipartitocratica è stato Cesare Salvi che ha riconosciuto come, molto di più del richiamo veltroniano al voto utile, abbia inciso sulla disfatta il dato dell’astensione e della disaffezione dell’elettorato di sinistra. In tutti i commenti al massimo livello è mancato qualsiasi accenno autocritico alla scelta nefasta di sostegno incondizionato all’indulto extra-large, al picconamento sistematico di Prodi, definito ben prima della coltellata di Mastella un cadavere ambulante, alle posizioni fortemente irresponsabili e molto filo- berlusconiane sulla cordata patriottico-elettorale per Alitalia. Comunque un Bruno Vespa molto preoccupato per l’uscita dalla vita politica parlamentare della sinistra cosiddetta antagonista ha garantito a Bertinotti che le porte ospitali di Porta a Porta saranno sempre aperte per lui: un buon elemento di riflessione per analizzare le ragioni vere di quella che è stata anche la sua personale débacle.
Le due formazioni che escono decisamente rafforzate e premiate dal voto sono a ben vedere la Lega di Umberto Bossi e l’IDV di Antonio Di Pietro, lontanissime tra loro ma che sono accomunate dal segno della protesta e della coerenza con la loro “ragione sociale” e che sono state nettissime contro l’indulto.
Un po’ curiosamente due significativi rappresentanti di entrambi i partiti, rispettivamente Maroni per la Lega e Donadi per l’IDV hanno negato di aver intercettato dei voti di protesta e hanno rivendicato una vocazione propositiva e governativa.
Altrettanto curiosamente, quasi nessun commentatore, con l’eccezione di Anselmi direttore della Stampa, oltre ovviamente ai rappresentanti politici, ha evocato “lo spettro” di Grillo che si ri-materializzarà molto concretamente e su tema cruciale come l’informazione il 25 aprile, né ha preso minimamente in considerazione il dato dell’astensione, che si badi, bene supera abbondantemente il risultato della lista Arcobaleno.

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