Io speriamo di essere eletto

Viaggio virtuale sui siti dei candidati della Circoscrizione Europa. Tra loro anche Emanuele Filiberto di Savoia

Italiani “di terra, di mare e d’aria” all’urne! Nonostante lo sconforto di chi non si è ancora ripreso dalla tornata elettorale 2006, il 13 e 14 aprile le aule scolastiche tornano a spogliarsi di cultura e lasciano i banchi al v(u)oto. E mentre si apre il sipario sulle urne, i plichi delle circoscrizioni estere volano in patria a recare le preferenze di quegli italiani che neppure all’estero hanno trovato pace, in questa ridicola, e per fortuna breve, campagna elettorale. Saranno anche stavolta determinanti le coscienziose scelte dei cervelli fuggiti, degli emigranti express, degli operai d’oltralpe?
L’idea che rivestano un ruolo decisivo nell’assegnazione delle ambite poltrone, conforta in patria gli indecisi, i disillusi che scelgono “il meno peggio” o il non-voto, perché secondo loro, gli italiani all’estero hanno una visione politica del paese natio più chiara, scevra dal bombardamento mediatico quotidiano, di un’Italia quasi sempre battuta nel paragone con il paese ospitante, che ha saputo, invece, impiegarne intraprendenza e capacità. E mentre in Italia si condanna la censura delle tv cinesi sulle proteste nella cerimonia inaugurale delle Olimpiadi, fuori dalla penisola si sottolinea la condizione della politica “Made in Italy”, ormai allo sbando, dopo gli scossoni del libro sulla “casta” e del “V-day” di GRillo, potenti tsunami abbattutisi sui “tronisti” (leggi deputati) più pagati d’Europa, tutto ciò senza che gli italiani, ignari quanto i cinesi, ne sappiano nulla.
Sottovalutati al loro esordio elettorale, gli italiani all’estero ora sono corteggiati da tutte le forze politiche che, con certosina puntualità, avviano un epistolare, e spesso univoco, rapporto con gli eventuali elettori. «Caro amico, cara amica» ti scrivo, così ti distraggo un po’, e siccome sei molto lontano più forte ti scriverò, esordiscono i candidati del Pdl, inguaribili romantici dal facile abbraccio affettuoso. «La sinistra ha messo in ginocchio l’Italia» ci informa Berlusconi, e sono in molti a immaginare quale sia la posizione prediletta, invece, dall’ex premier! «Adesso una Italia nuova. Si può fare» dice Veltroni, «vuoi prendere o lasciare» aggiungerebbe Branduardi, e mentre il pullman del Pd varca i confini territoriali, milioni di lettere giungono nelle case degli aventi diritto al voto esordendo «Gentile Uguccione, ci siamo. Siamo arrivati…» che, insieme alla cacofonia introduttiva, s’accompagnano a minacciosi bollettini postali per un “contributo” alla tournee. Ce lo restituirete, poi, quando il vostro partito riceverà il rimborso da parte dello Stato?
Stanchi delle migliaia di facce e promesse invariate da decenni, navigando sui siti dei candidati all’estero, una folata di vento fresco pervade i sensi. Tra Camera e Senato, sono circa 150 i nomi in corsa per la circoscrizione Europa. Nomi che, se pronunciati nelle tv e radio italiane, suscitano la reazione di chi, desolato, non sa: “spallucce”. Sono loro i veri volti nuovi della politica italiana, sconosciuti ai più. Non proprio tutti, però, come Emanuele Filiberto di Savoia, nipote dell’ultimo re d’Italia, graziato dalla condizione d’esilio in cui versava dalla nascita, ha creato la lista “Valori e Futuro” che, si augura, farà dimenticare agli italiani “viltà e passato” del parentado.
In viaggio nell’universo europeo del Pd, Franco Narducci ci tiene a dire «mi fido di te», e come potrebbe non farlo, amici di vecchia data come siete! Sul suo sito, Laura Garavini assicura «idee nuove e esperienza preziosa» accompagnate dal monito «mafia? Nein, Danke!» e sottolinea: «Non c’è niente di più falso del binomio italiani-mafia», infatti non si possono tralasciare ‘ndrangheta, camorra o le forme di prevaricazione che rendono famosi nel mondo i politici italiani come nepotismo, raccomandazioni o concussione. Ci rincuora Simona Milio che vuole più meritocrazia, innovazione, spazio alle donne e poi «education, education, education», che si traduce istruzione in italiano, e non un agguato alla maleducazione de no’ artri, fortunatamente salva. Ovvio il sostegno alle imprese italiane all’estero, mentre quelle in loco soffocano. Aggiunge infine la Milio «perché contattare ricercatori inglesi, quando si può contattare un italiano in Inghilterra?». Insomma, la legge del nemo propheta in patria è ancora valida, per chi si fosse illuso. Beatrice Biagini sorprende tutti: «In Europa da europei, non da italiani all’estero»; non avrà sbagliato tornata elettorale?, mentre Anna Pompei Ruedeberg prova ad ammaliare l’universo maschile: «Per un vero cambiamento: uomo vota donna!».
Italia dei Valori non delude con Antonio Razzi, «un operaio alla camera, semplicemente al vostro servizio», contattatelo per eventuali sfondamenti delle poltrone o rubinetti che gocciolano. Anche nel Pdl, Nicola di Girolamo la butta sul professionale mettendo «la mia esperienza al tuo servizio». Candidata all’oscar come miglior attrice Antonella Rebuzzi, con lo slogan «per essere protagonisti in Europa», mentre gareggia per quello alla regia, Andrea Verde, produttore in passato di film hard. Punta sulla chiaroveggenza Aldo di Biagio «per il futuro degli italiani in Europa», mentre a conferma del proprio impegno con la Chiesa cattolica, l’Udc candida personaggi con cognomi che lanciano messaggi al divino, come a voler chiedere il miracolo d’un seggio: ecco, dunque, Sangregorio, De Santis e Ognissanti, in lista insieme a tal Rosario Cambiano che spiega come avviene la vendita delle schede elettorali all’estero, quotate circa 5 euro l’una, il prezzo di una vaschetta di fragole fuori stagione. Egli sostiene che qualche fortunato (e non delinquente o truffatore) con qualche centinaio di migliaio di euro in più, può permettersi il lusso (o il crimine?) di comprare le buste elettorali per cercare di essere eletto.
Contro la monocromia, la Sinistra arcobaleno dice «abbiamo colorato il mondo», con un programma focalizzato su casa, lavoro, diritti, ambiente, laicità e libera informazione, mentre il ri-candidato Arnold Cassola fa venire la pelle d’oca con: «Italiani all’estero. Il valore aggiunto dell’Italia». Sarà per loro che paghiamo l’Iva? Il partito socialista per gli italiani all’estero promette «un’Italia sociale, responsabile, giusta e governabile» e il candidato Giuseppe de Bortoli confessa «i diritti sono di tutti o non sono diritti», mentre dei doveri, in campagna elettorale, non parla nessuno.
In linea di massima, i programmi seguono direzioni parallele, se uno schieramento aggiunge un punto, l’altro è pronto a rilanciare, così, senza grossi contrasti o ideologie di partito, gli obiettivi generali puntano al miglioramento dei servizi per i connazionali all’estero, solidarietà e sussidiarietà, promozione culturale, mentre i candidati collocati verso destra promettono di impegnarsi su favoritismi agli italiani all’estero rispetto a quelli residenti in patria come, ad esempio, usufruire dell’assistenza sanitaria gratuita in Italia per più di tre mesi, oppure abolire le tasse per la seconda casa in Italia, anche se uno può permettersele.
Prima che il sipario su questo breve viaggio virtuale termini, ultima tappa è la lista L’altra Sicilia per il sud, con il candidato Francesco Paolo Catania che esorta: «Dai voce a chi gli è stata sempre negata» e poi aggiunge «sugnu sicilianu e mi ni vantu, chiù dugnu chiù sugnu». Chissà che, sulla scia di questa euforica dichiarazione, qualche candidato nelle circoscrizioni estere non faccia propria, portandola oltre confine, anche la promessa più allettante per tutti gli amanti della villosità: «chiù P.I.L. pi tutti!».

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