Franco Narducci in Irlanda: il primo dibattito elettorale tra Destra e Sinistra

La Destra incontra la Sinistra sul palco del noto locale The Church in Mary St. a Dublino. Presente anche il senatore irlandese indipendente Ronan Mullen. Sul ring Franco Narducci, candidato Capolista del Partito Democratico alla Camera dei Deputati nella Ripartizione Europa e Raffaele Fantetti, Candidato al Senato per Forza Italia nella Ripartizione Europa. Moderatore: Angelo Bottone, docente universitario presso l’Ucd. I due politici dovranno spiegare i rispettivi programmi e rispondere alle domande del pubblico per conquistarsi i voti degli italiani residenti in Irlanda. La serata prevede un'introduzione-presentazione dei candidati, un Confronto dei Programmi politici dei candidati con particolare attenzione agli italiani all’estero ed un dibattito finale.

Tra i presenti all'evento l'Ambasciatore Lucio Alberto Savoia e la moglie Mariella, rappresentanti del Club di Dublino e Italian Trade Commission. Presente anche il senatore irlandese Ronan Mullen Opinionista del quotidiano Daily Mail e grandissimo oratore politico. Ci sara' anche John Griffin Presidente dell'Irish – Italian Business Association e Teresa Di Nardi Presidente Club Italiano. A rappresentare Raffaele Cavallo Presidente Comites Irlanda ci sara' Giuliana Zeuli. Saranno presenti rappresentanti della finanza, ristoratori e imprenditori italiani.

Intervista a Franco Narducci candidato del Partito Democratico in Irlanda

Scritto da Silvia Saccomanno

Franco Narducci Presidente Comitato parlamentare italiani all’estero.
Parla Franco Narducci Presidente Comitato parlamentare italiani all’estero. L'onorevole Franco Narducci candidato alle prossime elezioni nelle file del Partito Democratico nella Circoscrizione Europa (quindi Irlanda) arriva a Dublino. VIDEO DI PRESENTAZIONE. La Destra incontra la Sinistra sul palco del noto locale The Church in Mary St. a Dublino. Presente anche il senatore irlandese indipendente Ronan Mullen. Sul ring Franco Narducci, candidato Capolista del Partito Democratico alla Camera dei Deputati nella Ripartizione Europa e Raffaele Fantetti, Candidato al Senato per Forza Italia nella Ripartizione Europa. Moderatore: Angelo Bottone, docente universitario presso l’Ucd.

“Il linguaggio politico”spesso si riempie di parole specifiche e poco chiare…ecco, quello che vorrei, se possibile, sono poche frasi, ma incisive e semplici da riportare ai miei lettori per aiutarli a farsi un'idea chiara e mettere a confronto le diverse posizioni.
NARDUCCI: se da una parte il contributo di intelligenze e competenze apportate nel nostro Parlamento da italiani immersi in culture diverse é un arricchimento del processo legislativo, dall'altra è una fonte di complessità. Il voto degli italiani residenti all’estero non può essere una trasposizione automatica dell’ambiente politico in Italia nei Paesi dove vivono; se ciò accadesse causerebbe solo danni. Né il voto dall’estero può far dimenticare ai nostri concittadini la realtà in cui vivono, estraniandoli dai processi d’integrazione e dalla partecipazione attiva alla vita locale, anche politica quando possono. Piuttosto i Parlamentari eletti all’estero debbono volare alto e trasferire nel Parlamento italiano esperienze e idee nuove maturate in Paesi diversi dal nostro, per ricongiungere le realtà storiche, economiche e culturali delle comunità italiane nell’ottica di un mondo allargato, dove il carattere nazionale di un popolo non è più contenuto entro i confini del Paese d’origine.
Quali proposte in merito alla formazione e al lavoro dei giovani all'estero?
Il problema è importante e credo che richieda una buona dose di riflessione e ponderatezza. Guardando avanti è evidente che vi è una nuova mobilità che presenta tratti distintivi radicalmente diversi rispetto ai flussi migratori di una volta (più acculturata, con conoscenze linguistiche fondate, esperienze lavorative e percorsi di vita estremamente differenziati, ecc.). Penso vadano creati meccanismi di “legalizzazione” tali da rendere scorrevole la “traduzione “ della formazione ricevuta all’estero in Italia: va data ai giovani la “chiarezza” di conoscere come debba essere la formazione all’estero per essere riconosciuta valida anche in Italia. Ma anche il viceversa. Idem per il lavoro.
Avete in programma progetti di finanziamento per scambi lavorativi con l'estero?
Poter mantenere un collegamento stretto con i nostri scienziati e i nostri tecnici all’estero comporta che vi siano progetti chiari e adeguatamente finanziati, se vogliamo tra l’altro pensare di poterli avere di ritorno dopo le esperienze che hanno vissuto all’estero e la formazione che portano come bagaglio. Ma l’Italia ha la necessità non più dilazionabile di investire di più nella ricerca . Ho già asserito che la quota di PIL destinata alla ricerca scientifica italiana deve crescere. In coerenza con questo obiettivo occorre un progetto di finanziamento per mettere in circuito le esperienze vissute da chi lavora all’estero e il nostro sistema in Italia.
Quali sono i principali requisiti e le necessità per vivere e lavorare all'estero e cosa avete in programma per consentire a ciascuno di raggiungere questi “standard”?

Questa domanda non può avere una risposta univoca, ma deve averne tante quanti sono i Paesi: le necessità di chi lavora in Irlanda sono nettamente diverse da quelle di chi lavori in Turchia. La vecchia emigrazione aveva bisogni nettamente diversi da quelli che presenta la nuova mobilità internazionale e in ogni caso si automobilitava creando associazioni e società di mutuo soccorso che a loro volta creavano strutture come ospedali, scuole italiane, case per anziani, ecc. Poi sono arrivati i Patronati ed hanno dato un contributo enorme al miglioramento dei servizi di tutela dei nostri connazionali, affiancando i consolati in questo ruolo. Oggi occorre fare di più per il mondo del lavoro e per la formazione, puntando su piattaforme nuove e su modelli adeguati per aiutare i nuovi migranti” ad inserirsi più facilmente nelle nuove società di accoglienza e a orientarsi sulle strutture esistenti. A dire il vero, in Europa esistono molte possibilità offerte in ambito comunitario, mentre nei paesi extra-UE occorre valorizzare ulteriormente il band di formazione professionale del Ministero del Lavoro. Occorre poi raccogliere e coordinare queste informazioni, in modo da poter dare una risposta valida alle necessità individuate.
Cosa risulta nel vostro programma relativamente a corsi di lingua e promozione della lingua italiana o, viceversa, a corsi di lingua straniera in vista di lavoro all'estero?
Nel nostro programma è previsto il potenziamento degli interventi per promuovere la lingua e la cultura italiana all’estero, ma anche una revisione del sistema attuale da attuarsi con la riforma della legge 153. Per l’apprendimento della lingua locale in passato è stato fatto molto attraverso il sistema degli Enti di formazione professionale, in particolare nelle nazioni che hanno accolto grandi comunità italiane. Oggi tuttavia c’è una vasta offerta corsale nei singoli Paesi di accoglienza, spesso anche di tipo istituzionale, per agevolare l’inserimento nelle realtà locali; ma è necessario anche lasciare una certa autonomia, per consentire che siano i conoscitori della realtà locale a progettare queste soluzioni.
Quali agevolazioni per gli italiani residenti all'estero (a livello di sanità, di politica economica e di sussistenza)?
La comunità italiana, che sia in Italia o all’estero, così come è un tutt’uno per l’elezione del Parlamento, lo è anche sotto gli altri aspetti; vanno quindi eliminati gli ostacoli che impediscono l’estensione dei diritti-doveri dei cittadini italiani in Italia a quelli residenti all’estero. In questi ultimi anni è stato fatto molto per aiutare i cittadini italiani indigenti, soprattutto anziani e in particolare nei Paesi dell’America Latina, con un investimento notevole sotto il profilo economico.
Quali sono i valori legati ad ogni iniziativa?
I valori essenziali sono la solidarietà e la sussidiarietà. Essere solidali significa che ognuno ha il diritto di ottenere aiuto quando ne ha bisogno, che si tratti di sanità o di sussistenza, e il dovere di contribuire e partecipare secondo i suoi mezzi e possibilità.
Cosa sa e cosa conosce della situazione degli italiani all'estero (specialmente relativamente all'Irlanda)?

La situazione degli italiani in Irlanda è certamente atipica, sia perché non vi è una tradizione di emigrazione verso l’Irlanda, sia perché l’Irlanda ha vissuto e sta vivendo una situazione di sviluppo economico senza precedenti, sia per alcune affinità culturali tra i due popoli, dovute anche ad una storia sorprendentemente simile: entrambi gli Stati sono nati in epoca relativamente recente, entrambi hanno avuto una fortissima emigrazione. A differenza di quanto accade in altri Paesi, gran parte degli emigrati italiani sono di prima generazione, e svolgono un lavoro qualificato che non hanno avuto la possibilità di svolgere in Italia a causa anche delle distorsioni del mercato del lavoro italiano. Forse in Irlanda stiamo assistendo alla nascita di una nuova cultura, sintesi degli aspetti migliori delle due, e speriamo che molti italiani ritornino per contribuire allo sviluppo dell’economia italiana con quel che hanno imparato. Noi vogliamo favorire questo meccanismo, anche per creare una cultura dell’Europa.
Cosa ne pensa del fatto che in Irlanda, a differenza di altri Paesi, non si possa votare dall'estero? Misure di cambiamento in questo senso?
Se si riferisce alla persone temporaneamente all’estero e ai giovani impegnati in Erasmus, Le posso dire che il problema è di difficile soluzione perché la legge che disciplina il voto all’estero presuppone che l’elettore residente all’estero sia iscritto all’AIRE. Ad ogni modo, è un tema ricorrente e credo si debba esaminare con molta attenzione, senza attendere l’ultimo momento come di regola accade, per vedere se vi sono soluzioni praticabili.
Che direzione pensa prenderà l'Italia con il vostro governo in caso di vittoria, rispetto alla guida degli schieramenti opposti? Perché?
Certamente il governo che realizzerà il Partito Democratico sarà concretamente favorevole alle comunità italiane all’estero, per due, anzi tre ordini di ragioni. Gliele elenco non in ordine di importanza, e voglio lasciare agli elettori la riflessione.
La prima ragione è di ordine storico: lo schieramento opposto al nostro raccoglie il consenso di ceti che, storicamente, assolutamente nulla hanno fatto da più di un secolo per eliminare la necessità dell’emigrazione, quando anzi non l’hanno favorita come facile soluzione ad altri problemi.
La seconda riguarda i valori che la nostra politica vuole tradurre in fatti: la nostra attenzione alla solidarietà concreta, la laicità attenta ai valori cristiani, la rimozione degli ostacoli verso la realizzazione di una vera democrazia, sono “valori” che le Destre, nei cinque anni di governo con una propria maggioranza parlamentare molto ampia non hanno dimostrato di avere.
E infine, la ragione più semplice e pratica è inerente alla politica economica delle Destre: che hanno perseguito e perseguiranno concretamente non un miglioramento dei meccanismi di mercato, bensì il disinteresse verso i servizi ai cittadini, compensato dal massimo interesse privato a trarre il massimo dai servizi monopolizzabili o dagli investimenti pubblici. In questa politica non ci sarà interesse per la comunità italiana all’estero, oltre quello di avere qualche seggio in più, perché è una politica non solidale né democratica, e non ha quindi alcuna attenzione ai bisogni di una comunità che si è costruita nei decenni sull’emigrazione, che non è certo riservata ai benestanti.

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