La relazione sulla ‘ndrangheta

Componente Commissione Parlamentare Antimafia

La relazione sulla ‘ndrangheta, approvata all’unanimità nello scorso mese di febbraio dalla Commissione Parlamentare Antimafia, ha suscitato in alcuni qualche negativa reazione, come se la presentazione della potenzialità e della pericolosità della ‘ndrangheta volesse creare una sorta di criminalizzazione dell’intera società calabrese. In questi giorni, purtroppo, la Calabria è costretta a vivere nel terrore: cinque omicidi in cinque giorni, una bimba di soli cinque anni in coma, due donne ferite sono la dimostrazione di una “mattanza” in atto che certamente è destinata a creare ulteriori fiumi di sangue.
A che cosa sono serviti i patti per la sicurezza ed i numerosi incontri istituzionali? A che cosa sono serviti il potenziamento dei controlli in alcune parti del territorio, se questi hanno finito con lo sguarnire altre postazioni? L’attuale Governo Nazionale, con il suo Ministro dell’Interno, Giuliano Amato, ha messo in ginocchio il settore sicurezza: cospicua detrazione dei finanziamenti, vuoti proclami, impegni disattesi e mancato riconoscimento del lavoro svolto, con grandi difficoltà, pericoli e sacrificio dalle Forze dell’Ordine e dai Magistrati.
E’ sempre stato mio convincimento che l’arresto dei capi storici della ‘ndrangheta avrebbe dovuto comportare una maggiore attenzione sulla capacità rigenerativa di questa organizzazione criminale e quindi su coloro che, in modo spregiudicato, intendono impadronirsi del territorio, del primato nei traffici illeciti e dell’accaparramento degli ingenti finanziamenti pubblici. Questa attenzione è mancata: il caso Calabria è stato trascurato, salvo a riaffiorare a causa dello spargimento di sangue di fronte al quale non si può rimanere impassibili. Non servono proclami, tanto meno false ed inadeguate strategie di contrasto; occorre agire con decisione, fermezza, capacità investigativa, risorse umane e finanziarie adeguate alla gravità della situazione nonché con norme legislative utili a garantire la certezza dell’espiazione della pena: solo così lo Stato può riacquistare il suo primato e ridare ai cittadini sicurezza e fiducia!

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