Lettera aperta in risposta a Gian Antonio Stella

Lettera aperta in risposta a Gian Antonio Stella

Egregio Dottor Stella,

mi sono guadagnato un suo commento sul Corriere Della Sera a proposito del mio articolo pubblicato su Liberazione in memoria di Raul Reyes:

Archivio Corriere

La ringrazio per l’attenzione.
Il suo articolo, però, suona piuttosto ironico (forse) ed indignato.
Lei mi addebita la colpa di non aver citato Ingrid Betancourt nel mio pezzo. E’ una critica che capisco, ma che, con il suo permesso, non condivido.
Non posso tralasciare il tono del suo articolo che esprime pregiudizi: letture di fumetti, “n’ zacco rivoluzzionaria”, l’immancabile citazione del caso Ocalan e la presunta vena romantica che mi avrebbe ispirato.
Vede, Dott. Stella, io non pretendo che lei conosca le mie posizioni molto critiche nei confronti di chi, a sinistra, coltiva un’idea romantica delle guerriglie latinoamericane, né che abbia capito che aiutare Ocalan a raggiungere l’Italia (su sua richiesta e non su mia iniziativa) fosse un tentativo per aprire un processo di pace. Solo mi sarei aspettato, da lei che considero un giornalista serio, maggior rispetto. Ma non fa niente.
Mi limito a dire che il suo articolo è esemplare per superficialità. Del resto la stampa italiana è ben nota nel mondo per osservare la politica internazionale attraverso il buco della serratura della politichetta italiana.
Il suo giornale, Dott. Stella, si occupa molto, e giustamente, di Ingrid Betancourt, ma non molto delle decine di sindacalisti che ogni anno vengono uccisi in Colombia, delle decine di suoi colleghi giornalisti massacrati o fatti sparire dai paramilitari e dagli apparati dello Stato colombiano, delle decine di parlamentari colombiani che sono espressione diretta dei narcotrafficanti, e così via.
Con ciò non voglio dire che, per questo, si debba essere acritici con le FARC. Ma, se permette, scrivere dell’uccisione di un amico e, per me, compagno, non necessariamente deve essere corredato da prese di posizione per rassicurare coloro che della Colombia conoscono solo la vicenda Betancourt.
Se vuole sapere la mia opinione su Ingrid Betancourt io penso che sia inaccettabile il suo sequestro, e che si debba fare ogni sforzo affinché riacquisti la libertà e si riapra un processo di pace in Colombia.
Io, nel mio piccolo, l’ho fatto. Può, se vuole verificare ciò che ho fatto senza clamori di stampa, chiedere ai sottosegretari agli esteri con delega all’America Latina dei governi Berlusconi e Prodi. Può chiedere alla Comunità di Sant’Egidio. A Pierferdinando Casini (in qualità di Presidente della Camera e dell’Unione Interparlamentare Mondiale). Può chiedere a diversi Ambasciatori italiani in Colombia e nei paesi limitrofi.
In tanti anni di tentativi, per riaccendere un processo di pace e per ottenere la liberazione di Ingrid Betancourt, chiunque ci abbia provato può testimoniare dell’opera di Alvaro Uribe per impedirli e boicottarli. Anche l’uccisione di Raul Reyes, come ha osservato la famiglia di Ingrid Betancourt, è arrivata puntuale per boicottare ogni trattativa.
Ovviamente lei è libero di pensare che Uribe sia uno statista democratico, ma le consiglio di leggere quanto ha scritto su Newsweek il suo collega statunitense Joseph Contreras. Ovviamente può pensare che Marulanda sia un terrorista e narcotrafficante, ma le consiglio di leggere quanto ha scritto Ettore Mo sul Corriere Della Sera dopo averlo incontrato, anche grazie alla richiesta che io feci a Raul Reyes, visto che Marulanda per stile e per motivi di sicurezza è sempre stato restio a concedere interviste.
Io continuo a pensare che in Colombia ci sia un conflitto armato di natura politica. Che Uribe sia diretta espressione degli ambienti paramilitari e narcos. Che mettere le FARC sulla lista delle organizzazioni terroristiche sia un atto che perpetua il conflitto. Che i sequestri siano speculari alle sparizioni e uccisioni e siano ingiustificabili e disumani. Ma penso anche che un processo di pace sia l’unica soluzione per mettere fine a tanta barbarie. Ed ho testimoniato che Raul Reyes a questo lavorava.
La storia, purtroppo, è ricca di esempi di conflitti nei quali sono stati usati metodi disumani da tutte le parti in lotta. Nelson Mandela, Ben Gurion, Arafat, Ben Bella ed altri sono stati accusati di terrorismo per i metodi di lotta che usavano. Le FARC sequestrano, è vero, ma non hanno mai messo bombe in luoghi frequentati da civili come hanno fatto le organizzazioni dei signori sopra citati. Le ripeto che i sequestri sono inaccettabili, ma non le sembra che sia meglio lavorare per un processo di pace piuttosto che ripetere stancamente e strumentalmente che i sequestri sono disumani tacendo sui misfatti dello stato colombiano?
Mi scusi per il ritardo con il quale le rispondo, ma ero in Spagna e non tutti i giorni ho potuto leggere il Corriere Della Sera. In compenso ho letto El Pais, che ogni giorno, anche quello successivo alle elezioni politiche, dopo la prima dedica almeno dieci pagine alla politica internazionale. Con articoli informati ed interessanti, anche se spesso da me non condivisi. Giornale sul quale la notizia dei dieci sindacalisti assassinati in Colombia dall’inizio dell’anno è comparsa. E sul quale non dedicano paginate e servizi sulle storie di letto di questo o quel capo di stato estero.
Cordiali saluti.
Ramon Mantovani

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