Ma dov’e finito l’Ulivo mondiale?

di Andrea Ermano

In Spagna il PSOE batte le destre e governa. Ma anche in Francia i socialisti battano le destre. Ma anche in Germania la SPD mette a punto una strategia per battere le destre quando si andrà al rinnovo del Bundestag. Ma anche la presente lista potrebbe continuare, e a lungo, passando in rassegna la grande famiglia del socialismo europeo che, dall'Atlantico agli Urali, s'incarna in milioni di donne e uomini, amministratori e sindacalisti, giovani e pensionati, con i loro successi ma anche inevitabilmente con i loro insuccessi.
Non così nel nostro Paese. Da noi il presidente del consiglio, Romano Prodi, annuncia il proprio ritiro dalla politica, quanto meno dalla politica italiana e forse dalla politica in generale. Un gesto eloquente e severo. Romano Prodi vuol tirare una pietra nello stagno della grande coalizione all'orizzonte? Un sasso nella piccionaia del bipartitismo a reti unificate Rai-Mediaset? Il coro dei commentatori commenta flebilmente: è finito un ciclo, è finita una fase, è finita un'epoca.
Dicevamo: i socialisti di Zapatero battono il Partido Popular, ma dovremmo scrivere che essi hanno anzitutto sconfitto la conferenza episcopale locale. Sì, perché contro il governo “laicista” del premier spagnolo i vescovi avevano portato un milione di persone in piazza a Madrid. Il PSOE, però, ha portato 11 milioni 64 mila 524 cittadini elettori alle urne. E questi hanno chiuso la partita decretando la vittoria dell'autonomia politica e della concertazione sociale.

Il nuovo governo Zapatero

Ieri sulla prima pagina del Corriere campeggiava la reazione del primate di Spagna, che preannuncia una “grande battaglia culturale”: il futuro della società iberica “si gioca in una grande battaglia culturale, che nessun cattolico, in qualunque partito militi, può disertare. Al contrario: il parlamentare, il medico, il docente universitario, ognuno deve fare la sua parte. E la Chiesa deve evangelizzare la Spagna”, così il card. Antonio Cañizares. Evangelizzazione, battaglia, militanza, nessuna diserzione… Il governo di Madrid ha fatto pacatamente sapere che i principi costituzionali sono i principi costituzionali.
Non così in Italia dove la destra estrema s'identifica come un sol uomo con le ingerenze neo-clericali. Ma anche il centro-destra si colloca dall'altra parte del Tevere (a braccetto con il cav. Ciarrapico, che fa molto “destra-destra”).

“Ciarrapico? Ci serve. È un editore con giornali
importanti, meglio che stia dalla nostra parte”

Ma anche i nostri democrats (“non di sinistra”) si sentono ricchi di “contaminazioni”, ma anche di sordità: nei riguardi delle coppie di fatto, della procreazione assistita ecc. Tutti li ammonisce il Vaticano, a reti unificate Rai-Mediaset: Politici italiani, vi controlleremo sui valori.
E i commentatori commentano flebilmente: è finito un ciclo, è finita una fase, è finita un'epoca… Va bene. Ma, per favore, che epoca, che fase, che ciclo? E finito l'Ulivo mondiale? Siamo già transitati oltre le primarie?
Le primarie… Il popolo delle primarie… Ricordate che in quattro milioni votarono Prodi candidato premier: unità unità unità. Unità del centro sinistra con o senza trattino. Unità europea. Unità di tutti i riformisti.

Romano Prodi, due anni e mezzo fa vinceva le
primarie, oggi abbandona la politica italiana

Poi ci è stato spiegato che “unità” vuol dire, step by step, attivare un referendum elettorale abbastanza scellerato, escludere Bertinotti e Mussi, far fuori socialisti e verdi. Lanciare il PD “da solo”. E correre con Binetti, Bonino, Di Pietro verso un Senato bloccato. Tanto poi Casini darà una mano ai bisognosi per la modica somma di qualche milione di euro in favore della “vita”.
In altri paesi i partiti restano, le istituzioni restano, gli ideali restano. E cambiano i gruppi dirigenti, almeno quando vengono sconfitti. Da noi, dove tutto cambia, restano i gruppi dirigenti. Sicché nel centro sinistra con o senza trattino si è passati dall'Ulivo mondiale all'Unione al PD in dieci anni netti. Solo il travaglio della ex federazione giovanile comunista, da Mosca a Washington, durò meno. E solo Prodi, unificatore di tutti i riformismi, se ne va. Restano i leader, unificati a reti unificate, riformisti senza riforme, nuovi senza novità, giovani ma carichi d'anni.
Insomma, chi in modo conscio, chi preconscio e chi subconscio nell'establishment si tende a repellere, per non dir espellere, la gente dalla politica. Adesso, bisogna vedere se i cittadini si lasciano fare.

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