di Marco Basti
Il fenomeno dell’Associazionismo, fu grande sorpresa delle elezioni dell’aprile 2006, le prime alle quali parteciparono gli italiani all’estero. La sorpresa fu la vittoria, nella Ripartizione America Meridionale, della lista Associazioni Italiane in Sud America (AISA), smentendo i pronostici dei partiti e degli osservatori italiani. Un successo che portò ad un crescente interesse, non tanto al fenomeno in se stesso, ma all’appropriazione dello stesso.
Un interesse che, negli ultimi mesi, ha prodotto una serie di interventi, a cominciare dall’ambito parlamentare, in sostegno all’Associazionismo. In questo senso c’è da ricordare la proposta di legge a sostegno delle associazioni, presentata, tra gli altri, dai deputati Franco Narducci dell’Unione, ex segretario generale del CGIE e Ricardo Merlo, eletto qui nella lista dell’Associazionismo, che sabato scorso ha presentato la sua lista all’Unione e Benevolenza. Ultimo intervento nel tempo, sull’interessante argomento, la costituzione di un gruppo di lavoro all’assemblea plenaria che si è tenuta la settimana scorsa a Roma, gruppo che dovrà “determinare gli assi portanti di quella che si pone come una vera e propria “sfida” che il mondo dell'associazionismo deve cogliere per una più concreta sua affermazione quale “soggetto politico” del dibattito istituzionale”, secondo quanto si legge nel documento di approvazione dell’istituzione del citato gruppo. Per fare questo sarà necessario “un impegno culturale più ampio e più aderente alle esigenze attuali delle comunità”, specie quelle dei giovani, troppo lontani dall’associazionismo tradizionale per farne parte, e che si arrivi pure ad una “più concreta affermazione” dell’associazionismo quale “soggetto politico” del dibattito istituzionale, informano le agenzie, sulla riunione di Roma.
La settimana scorsa due liste, il Movimento Associativo degli Italiani all’Estero dell’on. Merlo e la lista Unione Sudamericana Emigrati Italiani – Udc di Eugenio Sangregorio, si sono presentate in società, richiamandosi, anch’esse, al mondo delle associazioni. Dieci giorni prima, il senatore Luigi Pallaro, aveva presentato i candidati della lista Associazioni Italiane in Sud America, vincitrice delle passate elezioni nell’America Meridionale che è nata allora, proprio per rappresentare la realtà specifica dell’Associazionismo italiano nell’America Latina, operante dalla metà dell’800.
Come il lettore avrà capito a questo punto, anche se tutti parlano di Associazionismo, non tutti parlano dello stesso soggetto.
Non si tratta di un dibattito nuovo. Circa trent’anni fa, forse un po’ meno, qui si dibatteva tra FEDITALIA e Associazioni romane. Venivano chiamate così le numerose Associazioni Nazionali dell’Emigrazione (Unaie, Filef, Santi, ecc.) che erano state costituite dai partiti e dai sindacati italiani, per operare presso gli emigrati dell’ultima ondata migratoria, ed erano specialmente forti e attive in Europa, dove, tra l’altro, c’era una lunga tradizione di presenza tra i lavoratori emigrati, dei vari partiti italiani.
Quando “Tangentopoli” e “Mani pulite” spazzarono via i partiti della Prima Repubblica, molte di queste Associazioni Nazionali scomparirono o si fusero (l’Unaie, ad esempio, originalmente vicina alla vecchia Dc, oggi raggruppa anche associazioni di altra origine, attive nel mondo dell’emigrazione e dell’immigrazione). Lo scopo, allora come oggi, era di mediare con la politica italiana, facendosi interpreti di essa presso gli italiani nel frattempo chiamati residenti all’estero invece di emigrati e di questi, presso partiti e istituzioni italiane. Quasi tutti i 29 consiglieri del CGIE, di nomina governativa, per fare un esempio, sono esponenti di questo tipo di Associazionismo.
Diverso, molto diverso, dall’Associazionismo costitiuto dagli emigrati italiani in Argentina, lungo 150 anni di presenza nel Paese. Perché le associazioni italiane nate in Argentina, nacquero come risposta alla completa assenza dello Stato italiano e a quella dello Stato argentino.
Quando i primi italiani arrivarono in Argentina, non esisteva ancora l’Italia. Quando poi nacque l’Italia e l’emigrazione fu la via seguita dal nuovo Stato per ridurre la povertà, e per l’Argentina fu una risorsa per arricchirsi, gli italiani qui arrivati, ricevettero poco o niente, oltre alla libertà di essere protagonisti della crescita del giovane Paese del Plata. Tanti emigrarono poi nei due dopoguerra, quando l’Italia rimase gravemente colpita dagli effetti dei conflitti bellici, anche se uno lo aveva vinto e uno lo aveva perso. Lo Stato italiano però, non aveva i mezzi per sostenere chi era emigrato. Poi, quando le condizioni cambarono, il fenomeno era già stato archiviato. Cè stata quindi una lunga assenza, un colpevole disinteresse e la rimozione dalla memoria di un fenomeno doloroso, che diede frutto però a un tesoro che l’Italia stenta a riconoscere.
Fatto sta che qui in Argentina e anche in altri Paesi dell’America Meridionale, l’assistenza sanitaria, le scuole, gli ospedali, i corsi di lingua italiana, la conservazione delle tradizioni, i buoni rapporti tra l’Argentina e l’Italia e tanto altro, furono curati proprio dalle associazioni italiane, create dagli emigrati italiani. Associazini che, pur con tute le loro limitazioni, sono state scuola di civismo e di democrazia. Associazioni alle quali tanti italiani donarono tempo, denari, affetti, tanto, sia per costituirle, sia per conservarle, sia per mantenerle attive.
Queste Associazioni, questo Associazionismo, è organizzato, ha una struttura che fa capo a FEDITALIA. E’ l’Associazionismo che ha mantenuto unita la collettività e nella quale la maggior parte di essa si riconosce, come è stato dimostrato nelle elezioni di due anni fa. Quando il Senatore Pallaro parla di Associazionismo, crediamo che parla di questo Associazionimo. Quando il CGIE parla di Associazionismo, si riferisce a queste Associazioni? Quando l’on. Narducci parla di Associazionismo, si riferisce indistintamente all’Unaie (“Unione Nazionale delle Associazioni Immigrati ed Emigrati” – una volta era “Italiani Emigrati”-) che lui presiede e alla “nonna” delle nostre Associazioni, l’Unione e Benevolenza? Il Movimento delle Associazioni di cui ha parlato l’on. Merlo sabato scorso, è lo stesso per il quale si presentò candidato alle passate elezioni del 2006?
Un po’ di chiarezza, quando si parla di Associazionismo, non guasterebbe, soprattutto se si pensa che esso potrebbe essere una leva per la ripresa o il rilancio della presenza italiana in Argentina. E di altro.
marcobasti@tribunaitaliana.com.ar