Pubblicato su articoli pubblicati sul blog con i tagarcobaleno, bertinotti, elezioni, mantovani, poitica, programma di governo, rifondazione, sinistra, veltroni il 27 Febbraio, 2008 da ramon mantovani
Il Comitato Politico Nazionale del PRC ha, come era prevedibile, confermato le scelte fatte nelle scorse settimane. In quella sede ho ribadito la mia contrarietà sul metodo oligarchico con il quale sono state prese decisioni fondamentali quali la lista unica alla camera, il simbolo e il candidato premier.
Mi riservo di commentare il programma che mentre scrivo è ancora un illustre sconosciuto perchè sarà partorito, pare oggi, da un “vertice” dei quattro partiti della lista “la sinistra e l’arcobaleno”. E’ così smentito l’annuncio che sulla bozza di programma si sarebbe svolta una consultazione di massa.
Sulle candidature il CPN ha scelto, non senza discussione, criteri molto restrittivi: le due legislature (dieci anni), in parlamento o in consiglio regionale, in Rifondazione o in altri partiti nel passato, come limite invalicabile. L’incompatibilità con incarichi di segreteria nazionale o di segretario/a regionale o provinciale. Confermato l’obiettivo del 50% per entrambi i generi sia nelle liste sia negli eletti/e.
Ma sono criteri che valgono solo per il PRC visto che gli altri partiti sono padroni di applicare criteri diversi nella stessa lista.
Un punto controverso, risolto con un voto, riguarda i/le candidati/e delle associazioni aderenti alla Sinistra Europea che saranno nella lista in quota PRC. A costoro si chiede il rispetto degli stessi criteri adottati dal PRC ma non in modo vincolante. Come a dire che un partito che apre le proprie liste a realtà organizzate non ha il diritto di proporre un criterio valido per tutti/e, iscritti/e e non iscritti/e. Come a dire che l’associazione Uniti a Sinistra potrebbe non avere altri candidati/e se non Pietro Folena, in parlamento ininterrottamente dal 1987.
Vedremo nel CPN di venerdì prossimo quali, e quante, deroghe saranno proposte alla discussione definitiva delle liste.
Intanto imperversa la campagna elettorale.
Una campagna nella quale tutti gli esponenti della Sinistra Arcobaleno lamentano il tentativo del PD di attrarre il “voto utile” nella prospettiva di un bipartitismo all’americana. Come se il gentleman agreement, tanto decantato, fra Bertinotti e Veltroni, potesse avere una base seria per impedire una competizione sleale. Come se il PD non proponga un progetto di società nel quale il conflitto sociale, e con esso ogni sinistra antagonista, sia bandito ed emarginato. Come se, dopo la disastrosa esperienza del governo di centrosinistra di Prodi, si potesse reiterare un’alleanza di governo contro Berlusconi.
Il problema principale, secondo me, non è la formula della grande coalizione (che incombe con tutta evidenza ma che interessa poco, credo, alla stragrande maggioranza degli elettori), bensì la gara fra Veltroni e Berlusconi a chi è più liberista (gara fino ad ora vinta da Veltroni) sui contenuti concreti del programma di governo.
So bene che in una campagna elettorale, che si dovrebbe fare per raccogliere voti e non per costruire partiti, bisogna toccare molti temi e sollecitare la confluenza di voti motivati diversamente. Ma credo che dire “noi e il PD in competizione contro Berlusconi”, “il voto per la Sinistra Arcobaleno è la garanzia contro la grande coalizione”, “il voto per noi è utile per condizionare il PD” siano messaggi contradditori e poco efficaci contro il “voto utile”.
Vedremo come proseguirà la campagna elettorale. Come ho detto più sopra mi riservo di commentare il programma.
Poi tacerò, su questi argomenti, fino al voto.