In questi giorni ricorre il 30º anniversario della morte dell’ing. Agostino Rocca, il grande capitano della siderurgia, prima in Italia, poi in Argentina e, grazie ai suoi discendenti che hanno prolungato e accresciuto la sua lungimiranza, della siderurgia mondiale. Infatti, il gruppo che l’ing. Rocca fondò nel 1946, con diecimila dollari e un piccolo gruppo di giovani e intelligenti collaboratori, oggi è diventato leader mondiale indiscusso nel settore dei tubi senza saldature e in altri campi della siderurgia, dell’industria e dei servizi, presente in tanti Paesi, nei quattro continenti.
Ma non è certo questo giornale di collettività a poter ricordare le sue geniali intuizioni e proposte nel campo della siderurgia e dell’organizzazione industriale. Così come solo sinteticamente possiamo accennare alle molteplici attività svolte, prima in Italia e dal 1946 in questa Argentina che definiva sua moglie, come definiva sua madre l’Italia natia. Una Argentina che, come sottolineava il quotidiano “Clarín”, due giorni dopo la sua morte, aveva contratto un debito di gratitudine con quell’uomo che tanto aveva contribuito allo sviluppo non solo della siderurgia e dell’industria, ma anche in tanti altri aspetti dell’attività del Paese nel quale aveva deciso di ricominciare la sua vita, a 51 anni.
Comunque, come scrivevamo sopra, in questo che è il giornale della collettività italiana dell’Argentina, lo ricordiamo specialmente come uomo di collettività.
L’ing. Rocca infatti, pur con tutti i suoi importanti impegni, ha sempre avuto il tempo per partecipare alla vita della collettività, come ricordava il nostro direttore emerito Mario Basti, nell’articolo che gli dedicò il giorno della scomparsa e che oggi pubblichiamo a pagina 6.
Vita della collettività che allora come oggi, qui in Argentina si svolgeva attraverso le centinaia di sodalizi italiani fondati dagli emigrati. Sezione degli Alpini, Ospedale Italiano, Camera di Commercio Italiana, Associazione Dante Alighieri e la FEDITALIA, sono state alcune delle istituzioni fondate dalla collettività alla cui vita partecipò quell’emigrante esemplare che fu Agostino Rocca.
Un emigrante che pur se aveva deciso di iniziare una nuova vita e affrontare una difficile sfida in questo Paese, non aveva mai reciso le sue radici e si recava regolarmente in Italia. Ma allo stesso tempo, era consapevole del fatto che in Argentina aveva trovato la sua seconda patria e in favore di essa si prodigò con tanto impegno quanto per la prima. Rocca era convinto delle immense possibilità che offriva questa terra e delle sue prospettive di sviluppo.
I due aspetti – fedeltà alle italiche radici e convincimento sulle possibilità dell’Argentina – sono stati caratteristici della nostra comunità praticamente fin dalla sua nascita. L’altra caratteristica, che Rocca riconobbe e per questo ne fu partecipe, è il suo modo di esprimersi attraverso l’Associazionismo organizzato.
Associazionismo organizzato che ha saputo evolversi lungo la sua storia centenaria, che nell’ultimo dopoguerra, quando arrivò l’ultima ondata migratoria dall’Italia, seppe lavorare per superare le divisioni tra vecchia e nuova emigrazione, tra vincitori e sconfitti e in favore dell’unione della collettività. Agostino Rocca, Ettore Rossi, Dionisio Petriella – per mezzo secolo presidente della Dante di Buenos Aires e grande amico del primo – con pochi altri, furono tra i massimi esponenti di quel modello di collettività.
Un modello che è stato mantenuto e sviluppato per decenni e che ha fatto della collettività italiana dell’Argentina una tra le più autonome e attive tra quelle residenti all’estero. Un modello che manifestò la sua vitalità durante decenni nei successivi Congressi, conferenze e incontri, apportando iniziative, idee, progetti e che confermò la sua validità facendo di quella dell’Argentina la comunità più partecipativa tra le grandi comunità di italiani all’estero. Una vitalità confermata inoltre dall’originalità della vittoria, nelle elezioni dell’aprile 2006, della lista Associativa, promossa proprio dalla FEDITALIA, nella ripartizione America Meridionale, contrariamente a quanto avvenuto nelle altre ripartizioni dove vinsero le liste di partito.
Si tratta di un modello che sembra aver trovato una risposta all’invalicabile limite posto dall’anagrafe e dalla fine del fenomeno migratorio in Italia, almeno verso queste spiagge, nei Congressi dei giovani di origine italiana, organizzati da quasi vent’anni dalla FEDITALIA. A pagina 7 pubblichiamo una intervista a Martin Vesprini, responsabile dell’organizzazione dell’ultimo Congresso di giovani, che si è svolto nel mese di novembre a Las Grutas.
Quasi in sordina, con il finanziamento quasi esclusivo della FEDITALIA e sostenuti dall’entusiasmo del suo presidente Luigi Pallaro, i Congressi dei Giovani di origine italiana, sembrano mantenere la fedeltà alle caratteristiche sopracitate. Si tratta di giovani che sono argentini che vogliono agire nel Paese nel quale sono nati, che cercano o riconoscono le proprie radici italiane e le considerano un valore e che riconoscono nell’associazionismo e nelle sue strutture uno strumento valido per sviluppare le altre due caratteristiche.
L’Argentina, l’Italia, il mondo, sono profondamente mutati negli ultimi trent’anni. Anche la nostra comunità è cambiata, ma il disegno di collettività del quale l’ing. Agostino Rocca fu partecipe, anzi propulsore, mantiene la sua validità e sembra aver trovato il modo di rinnovarsi.
Anche per questo come giornale delal comunità italiana ricordiamo e onoriamo come esponente e modello, l’ing. Agostino Rocca.
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