di Renzo Balmelli
Se non è un fallimento poco ci manca. Lo scioglimento anticipato delle camere lascia l’amaro in bocca, è una resa che sconfessa il voto degli elettori. In giro si avverte un sentimento di frustrazione, di inadeguatezza. Immaginiano lo stato d’animo del presidente Napolitano che tanti sforzi ha profuso per evitare al paese un ritorno alle urne giudicato intempestivo dalla maggioranza dell’opinione pubblica. Sicuramente non ha firmato il decreto a cuor leggero. Anzi!
La conclusione prematura della legislatura è indice di un marasma politico, di un vulnus che non aiuta a migliorare il clima. La campagna elettorale si preannuncia velenosa, carica di tensione. Silvio Berlusconi, le petit Sarkozy d’Italie già si atteggia a padrone assoluto della situazione. Non ha scrupoli, non ha rivali. Veleggia indisturbato sull’onda dei sondaggi che gli attestano una vittoria smodata. Traccia organigrammi, inventa strategie, corteggia le porpore cardinalizie. Presto, molto presto, c’è da quasi giurarlo, rivedremo la famosa lavagnetta esibita nel salotto di Vespa, grafico virtuale di un paese che non c’era. E che con lui mai vide la luce.
Nel vocabolario del Cav la maggioranza è già diventata opposizione. Ma con gli avversari si mostra magnanimo, piu’ paternalista che paterno. Se saranno bravi, ubbidienti, disciplinati, sottomessi… magari avranno un regalino. Forse non proprio una poltrona, ma almeno uno strapuntino. E però, scusate: prima non si devono fare le elezioni? Via. Scherziamo. Un trascurabile dettaglio della storia, della sua storia.
E la sinistra in tutto questo? Già. La sinistra. Dov ’è finita? Programmi, speranze, sogni. L’ideale di una società piu’ equa, una società fondata sul rispetto, l’onestà, la tolleranza, la solidarietà. Chiamate Diogene, col lanternino. Nessuno si offenda, per favore. Dov'è la sinistra? L’interrogativo è legittimo, sacrosanto. Provocatorio? Puo’ darsi. Eccessivo? Forse. Da ” incazzato”? Non c’è dubbio. Ma vivaddio, guardiamoci intorno.
Alla resa dei conti mancano tre mesi, tre. E all’appuntamento non ci si presenta così, senza avere dissipato gli equivoci, senza una linea di condotta che rifletta il desiderio, la volontà di marciare uniti. Che dia un forte ancoraggio al popolo di sinistra. Piu’ le risposte tarderanno a venire, piu’ crescerà il disagio nell’altra metà d’Italia. L’Italia delle donne e degli uomini che non stanno col Polo.
John William Waterhouse, Diogenes (part.)
Gli osservatori che seguono da fuori l’evolversi della situazione italiana sono anch’essi nella stessa condizione, perplessi: a loro volta inquieti sullo sbocco della crisi in cui si dibatte una grande nazione del G8. Analizzano, scrivono e ancora non riescono a capacitarsi del ritorno in pompa magna di Berlusconi, il grande sopravvissuto. Cio' che vedono è la fine assurda, ingloriosa della vittoria di venti mesi fa, di misura, ma sempre vittoria, sparita nei flutti dell’emergenza e dei tradimenti.
Sarà difficile – leggiamo sul Corriere della Sera – dimenticare questa legislatura dei cilici. Breve, ma intensa. Penitenziale e ruotata attorno alle sofferenze. Per fermare la deriva, ora c’è chi invoca un governo, di qualsiasi tipo, ma che sia in grado di risolvere subito i problemi piu’ urgenti. Tesi rischiosa. Tra un esecutivo dell’Unione e uno della CdL, frutto di un’intesa di 16 partiti che arriva fino a Storace, Borghezio e la Mussolini, la differenza ci pare abissale. Non occorre chiedere quale si fa preferire. Elementare, direbbe Sherlock Holmes.
Dunque. Sinistra, se ci sei batti un colpo. Uno bello forte, capace di infondere coraggio agli elettori in balia allo sconcerto e alla rassegnazione. Dopotutto non sta scritto da nessuna parte che il berlusconismo sia condannato a trionfare. Cinque anni di disastri bastano e avanzano.
Alcune sere fa Bertinotti rimpiangeva in televisione i tempi di Peppone e Don Camillo. Quell’Italia forse non è mai veramente esistita, se non nella fantasia di Guareschi. Ripensarci, pero’, talvolta fa bene al cuore. Svela il desiderio di dire e fare cose di sinistra. Desiderio vivo, attuale, impellente, necessario. “Certo, a pensarci bene, l’urlo di Nanni Moretti in Piazza Navona era quasi profetico” – chiosa oggi Carlo Lizzani, il regista militante del cinema politico che incita i compagni a non abbassare la guardia e a tenere ben salde le posizioni sulla politica sociale e sulla laicità, entrambe ragion d’essere della sinistra.
Al momento, la destra risulta in netto vantaggio. Per il Cavaliere la rivincita sembra dunque a portata di mano. Ma l'incognita su quanto accadrà dopo il voto non è da sottovalutare. I contrasti che hanno minato la sua litigiosa coalizione ora sono diplomatizzati; ma permangono. La partita è quindi ancora tutta da giocare. La posta in palio altissima. Ne va del futuro del Paese. In quest’ottica, di vitale importanza, la maggioranza uscente, la maggioranza di centro-sinistra, è chiamata a non lasciare nulla di intentato per andare al voto con la determinazione e la consapevolezza di poter vincere la sfida. Lo deve ai suoi elettori.
“Alla peggio, avrei una proposta” – così ironizzava Luciana Littizzeto, graffiante e temutissima musa di Fabio Fazio su Rai3 – “diamo l’incarico direttamente al Papa”. In attesa di Silvio primo.