…Oggi sono stata licenziata per scadenza dei termini contrattuali e non mi è stato rinnovato il contratto. Prima cosa: non cedere! mi sono detta, non piangere, non ti abbattere.
Ho chiamato al telefono una compagna e le ho proposto di uscire a cena tra un paio d’ore.
Ho già fatto sei volte il percorso del precariato, conosciuto le sere fredde di quando vicino al semaforo di casa ti si appanna la vista dal dispiacere. Ma, non mi sono mai sentita sola, ogni volta penso e so che siamo tanti e dunque sono una “classe”, debolissima ancora e ancora troppo fragile.
Sono abituata ad essermi cercata la vita con il massimo di autonomia possibile, ho cercato di vivere con valori e coerenze ed ogni lavoro (due, tre anni per volta) è stato frutto della mia tenacia nel non disperare mai.
Stasera voglio brindare, perchè ho duecentocinquantacinque euro di liquidazione e li spenderò così: in un bel ristorante a mangiar pesce con amici.
Domani si ricomincia. Ho frequentato pochissimo le riunioni del partito, mi sembrano luoghi di culto, vescovi, cardinali, , parrocchie varie….
forse sono poco socievole “io”…fatto sta che le poche volte in cui sono riuscita a parlare e dire la mia ho provato un grande disagio.
Stasera voglio brindare perchè forse tra un mese non avrò più la possibilità di pagare l’affitto e allora deciderò, forse, di accettare la propsta di un amico: andare a fare il mio lavoro all’estero.
Poco male, fin da piccola sentivo (come mi insegnò mio padre) di appartenere “al mondo”, di non avere confini ecc. ecc.
Mio padre non lo saprà mai che stasera brinderò anche per lui (operaio tutta la vita scomparso quando trovai il primo lavoro).
Stasera voglio brindare a tutti quei ragazzi e ragazze e uomini e donne che come me vivono la paura del giorno dopo, del me se dopo.
Non so cosa accadrà in futuro, in questo paese, nella nostra quotidianità…ma ho un sentimento: la forza della speranza, della consapevolezza di non cedere all’isolamento, allo sconforto.
Se Veltroni e company (e metto diversi di Rifo) pensano di disfarsi dei comunisti, non hanno capito nulla…
Io non so se la sono, diciamo che mi ci trovo …nella condizione di pensare al fatto che questa non è e non può essere la vita d un essere umano.
Lo chiamino come vogliono, comunismo, ecc. ecc.
Stasera brindo alla poesia che non essi non vogliono vedere….
un abbraccio
Annalisa