I semi della predicazione sicilianista, in primo luogo di quella nostra, si propagano ormai dappertutto. E' una gara a chi è più autonomista.
Cateno De Luca si scatena contro l'MPA con una campagna referendaria che, a rigore, è da sottoscrivere, ma che appare troppo incalzata dal vero sicilianismo per apparire sincera.
Questi semi spesso fruttano male, come è inevitabile quando il seminatore non ne conosce la coltivazione ma ha rubato il seme di una pianta che non conosce.
Predicavamo le “Case Sicilia” per venire incontro alle esigenze dei milioni di siciliani della diaspora; Cuffaro ha fatto propria questa idea ed ecco l'ennesimo carrozzone e gli ennesimi sprechi (perché questo sa fare).
Predicavamo un polo sicilianista ed ecco affanarsi i vari Lombardo e Musumeci a replicare in Sicilia un “partito del popolo siciliano” che peraltro esiste già (ma forse non se ne accorgono nemmeno), salvo poi scoprire che di “popolare” e di “siciliano” non ha praticamente nulla.
Ora è la volta del De Luca citato (che però, non dimentichiamolo, venne a presentare il suo movimento a Palermo in campagna elettorale in una bella kermesse, a spese indovinate di chi, in cui non c'era nessuna bandiera siciliana e rifiutando di salutare il nostro candidato sindaco in quella occasione, l'unico vero candidato sicilianista in quella consultazione). Ora è Micciché che ventila una “Lega Siciliana”.
Che dire? Non siamo del tutto insoddisfatti. Anche il surrogato è meglio che niente. Ma non sempre, per non dire quasi mai, ci sembrano interlocutori credibili per il Popolo Siciliano.
Invidia? Orgoglio? No, niente di tutto ciò. C'è una cartina di tornasole che rivela tutto: prendete ordini da Roma o no?
Se prendete ordini ammainate le bandiere siciliane, è tutto un imbroglio. Se non ne prendete siamo qua, parliamone, non irrigidiamoci in contrapposizioni ideologiche o diatribe su “autonomismo, federalismo, confederalismo o indipendentismo”, che sono oggettivamente lontane dai drammatici e ineludibili problemi che oggi vive la Sicilia. Se ci fosse una vera base programmatica sicilianista saremmo felici di poterci confrontare con chicchessia, ma non è così, purtroppo.
Micciché e De Luca sono satelliti di satelliti di Berlusconi. Girano intorno al suo mondo, ne sono succubi, non potranno mai alzare un dito per la Sicilia.
Lombardo e chi gli gira intorno è nell'alveo democristiano…gratta, gratta e trovi Casini, tanto Casini.
I “postfascisti” autonomisti (Lo Porto che ha addirittura fondato un bel giornale da poco, auguri, Sammartino) sono sempre alla corte di Fini, o ci siamo persi qualcosa?
Da che parte staranno quando c'è qualcuno sopra di loro che decide delle loro stesse candidature?
Comunque incassiamo quel poco che fanno e che danno per la Sicilia e in qualche misura persino li ringraziamo. Ma è merito nostro! Non solo de L'Altra Sicilia ma di tutto l'universo sicilianista, piccolo, agguerrito e litigioso quanto si vorrà, ma vivo di entusiasmo, di idee e di amore per la propria patria.
Finché esisteremo noi, loro saranno costretti ad essere autonomisti, pur di non farci crescere. Se disgraziatamente non ci fossimo più accelerebbero il centralismo o la soggezione agli interessi del nord, che pure oggi è dominante.
Il vero problema oggi è che l'Italia è un grande regime duopolista: si mettono d'accordo Veltroni e Berlusconi come la Rai e Mediaset. Il popolo paga sempre e la Sicilia, debole, debolissima, non ha mai voce in capitolo e viene stritolata sull'altare degli “interessi nazionali”.
Sganciamoci da questa bolgia italica, sputiamo in faccia a chi ha a Roma un “referente” o un padrone, e sono tutti, o quasi, gli attuali rappresentanti della classe politica siciliana.
Per la Sicilia, solo per amore della Sicilia.
L'Altra Sicilia
al servizio della Sicilia e dei Siciliani della Diaspora