Era prevedibile: la supertassazione degli stipendi degli italiani, comprese le tredicesime, ha prodotto una serie di tesoretti che, messi insieme, avrebbero potuto ridurre il debito, con benefici per tutti. L'oro alla patria avrebbe avuto un senso per l'onore della nazione. E in effetti così avevano promesso i vari dispensatori di felicità, da Visco a Padoa Schioppa passando per Prodi, a parziale giustificazione del sacrificio: Finanziaria di risanamento e di sviluppo, si era detto. Amen.
A un anno esatto da quella rapina, il risanamento è ancora un' utopia, e lo sviluppo si è perso per strada, e non accenna a tornare a casa. Si perdoni l'ironia su un tema così importante.
I prezzi salgono, i consumi calano; le famiglie stentano a pagare mutui e bollette, avanza la moltitudine dei poveri, di vecchia e di nuova generazione. Le domande nascono spontanee: dove sono finiti tutti questi miliardi? o almeno, dove finiranno? questa nuova parola che scivola da una bocca all'altra, redistribuzione, ha qualche significato o è un puro lemma coniato per confondere?
Noi siamo liberisti, l'economia di Stato non ci piace, non avremmo tartassato il popolo; ma, dovendo farlo, in vista di risanamento e sviluppo, avremmo pensato subito a ridurre le spese e agevolare i consumi, che consideriamo “l'ottimismo della vita”. Non vogliamo un popolo depresso e sfiduciato; coltivare un sogno è per noi spinta alla creatività e al dinamismo della mente.
La sinistra ha puntato tutto sull'equità: ma non abbiamo visto alcun provvedimento equo e salutare per i cittadini, anzi. Se poi equità è sinonimo di eguaglianza, nel senso che si tende a rendere tutti egualmente poveri, forse lo scopo è stato raggiunto. L'unico ricco qui è il Fisco. Ma siccome non siamo nell'Urss di Stalin, ci spieghino lor signori che cosa intendono fare di questo valore aggiunto.
Serenamente, pacatamente. Come è di moda oggi.
Ufficio Stampa On.Salvatore Ferrigno
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