Intervista a Jannis Pantelakis

«Potrei definire la stampa ellenica “egocentrica”», ammette Jannis Pantelakis caporedattore del quotidiano “Elefterotipia”. Lui li conosce bene i giornali, novista politico, da piu di quindici anni anni, editorialista del quotidiano da sei, attualmente è caporedattore, conduce una trasmissione politica su radio NET. Con un atteggiamento ironico nei confronti della realtà del suo Paese è forse la persona più adatta per parlarci della stampa in Grecia.

Ci sono sostanziali differenze fra la stampa ellenica e quella degli altri paesi Europei ?

«Ci sono senza dubbio grandi differenze. Purtroppo la stampa greca, salvo rare eccezioni, è particolarmente “egocentrica” . Si limita ad occuparsi della realtà in Grecia e raramente da spazi alle notizie che riguardano il resto del mondo, e spesso tace anche quando si tratta dell’Europa. Una altra particolarità della nostra stampa è che nella maggior parte dei casi ha un rapporto antagonistico soprattutto con la televisione e spesso da risalto ad un giornalismo effimero. Il ruolo dei giornali, al contrario, dovrebbe essere complementare a quello dei mezzi di informazione elettronici e coprire il vuoto che lasciano questi ultimi – analisi politiche , pareri, ricerche, commenti. Per essere sincero fino in fondo devo ammettere che almeno per quanto riguarda alcuni quotidiani il giornalismo è cambiato negli ultimi anni ed oserei dire in meglio. In alcuni quotidiani si pratica il vero giornalismo, in contrasto con ciò che accade nella maggioranza dei mezzi elettronici di informazione che mirano alle facili emozioni che risvegliano istinti, ma non offrono informazione».

Nonostante questo i quotidiani sono in crisi .Chi legge ancora i giornali?

«Soprattutto lettori di mezza età che mantengono questa abitudine da anni ed i lettori più politicizzati. Purtroppo i lettori giovani sono pochi. Quello che è certo e che stiamo assistendo impotenti ad una graduale diminuzione del nostro pubblico».

Dove crede che condurrà la crisi della stampa ?

«Credo che fra alcuni anni le testate diminuiranno. Anche quelle che riusciranno a sopravvivere si dovranno adattare alle nuove condizioni imposte dalla tecnologia. In caso contrario cesseranno di avere il ruolo di primo piano che occupano oggi. Sicuramente la forza della abitudine ed il bisogno di un certo tipo di informazione che offre la stampa quotidiana continueranno ad esistere, tuttavia sarà necessario che i giornali si adeguino alle esigenze dei lettori».

Sono veramente liberi da influenze di ogni tipo i quotidiani si dichiarano indipendenti?

«No. E questo è in un certo senso naturale dal momento che la maggioranza dei giornali appartiene a singoli o gruppi che contemporaneamente esercitano attività economiche diverse e spesso usano i giornali per sostenere o promuovere i loro interessi . Nonostante ciò ci sono sempre delle eccezioni . Io personalmente mi ritengo particolarmente fortunato dal momento che lavoro in un quotidiano che fa parte di queste eccezioni».

Recentemente un noto gruppo editoriale e stato accusato di opportunismo politico da deputati socialisti. Condivide questa accusa?

«Sicuramente esistono. Nonostante ciò sono del parere che ogni quotidiano ha il diritto di scegliere il modo col quale esercitare la sua critica, e non bisogna in nome dell’indipendenza politica penalizzare questo diritto . Coloro che recentemente hanno accusato la stampa di opportunismo conoscono molto bene le regole del gioco nel nostro paese. Appartengono a quel gruppo di politici che occupano un ruolo di protagonisti in questo gioco ed ogni loro intervento in proposito non è sempre fatto in buona fede».

Lei personalmente con che criteri sceglie temi e notizie da mettere in evidenza?

«I criteri sono scontati, si tratta di criteri giornalistici collegati direttamente anche alla natura del giornale stesso. Il mio giornale, “Elefterotipia”, per esempio, da risalto ai temi sociali. In gran parte i criteri con i quali scegliamo le notizie di cui occuparci sono influenzati dai lettori stessi i quali con lettere ed email evidenziano problematiche, esprimono opinioni. Per quanto riguarda i temi politici, il mio giornale si muove nello spazio del centro sinistra . Questo pero non influenza le sue scelte che possono essere anche critiche nei confronti di schemi politici che appartengono a questo spazio».

L’ Italia è una delle abituali vittime della vostra “negligenza” , di questa forma di oscuramento dell’informazione estera.

«Sì è un fenomeno molto comune. I nostri giornalisti hanno l’impressione che tutto quello che accade nel mondo sia talmente lontano da noi che non ci riguardi anche quando la notizia giunge da paesi vicini come l Italia. Naturalmente ciò non è valido per tutti i giornalisti e tutti i giornali. È però una mentalità molto diffusa che non è cambiata neanche con l’entrata della Grecia nell’Unione Europea, per cui oggi buona parte delle decisioni che riguardano la nostra vita vengono prese fuori dai nostri confini».

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