Siamo at the final countdown.
Purtroppo in Italia non c'e' e non vi sara' mai un’ intesa multipartisan tra le forze politiche per elaborare una imparziale legge elettorale. I due partiti maggioritari, PD e Forza Italia, faranno il tutto e per tutto per risuscitare il bipolarismo. Ergo non resta che da giocare la carta referendum. Si lasci al popolo sovrano decidere …poi subito alle urne; come lo “ zio d’ Italia” vorrebbe. Troppe formazioni politiche con punti di vita non del tutto condivisibili renderanno le trattative irrealizzabili. Uno dei quesiti che il refendum propone al popolo e’ quello di innalzare le soglie dello sbarramento al 4 % alla Camera e l’8% al Senato, sistema Tedesco, se vogliamo cosi’ chiamarlo, con il premio di maggioranza destinato alla lista che incassa piu’ consenti e non alla coalizione.
Un risultato positivo del referendum indurrebbe le varie formazioni ad amalgamarsi e creare delle verosimili e realistiche formazioni stabili e coese. Chissa’, un partito moderato presieduto dal Cavaliere, un partito ( ma non troppo ) progressista da parte dei centristi di sinistra, una sinistra alternativa e radicale ed una formazione dei centristi non allineati. Credo altresi’ che Silvio Belusconi ( ahime’ ) abbia ragione quando dice : “ riforma elettorale entro marzo e poi subito alle urne” anche e’ sopratatutto per accontentare la Lega la quale con lo sbarramento e da sola avrebbe le ali e la lingua mozzate. La logica ci insegna che: se per oltre dieci anni e con climi meno tumultosi il parlamento italiano non è stato in grado di portare a termine le riforme istituzionali, le potrebbe realizzare un governo Prodi pasticcione e , con un Cavaliere capricciosamente sul piede di Guerra ?
Ed infine il referendum abolirebbe le candicature multiple, uno scandalo del tutto italiano. Il potere divino onnipresente del canditato “ plurieletto “ anche in tutte le circoscrizioni, con l’opzione che i primi dei candidati “non eletti” della propria lista in quella circoscrizione gli subentrino nel seggio al quale rinunzia. Egli così, di fatto, dispone del destino degli altri candidati. Le uniche pecche “ ahime’ del referendum restano il premio di maggioranza, questi andrebbe a discapito delle formazioni minoritarie e alla mancata previsione del voto di preferenza. Quest’ultimo invece indurrebbe, a mio parere, l’ elettore passivo ed attivo ad una presa di coscienza della politica. Ma potrebbero ed andrebbero poi adeguatamente rettificati assieme alle riforme istituzionali. Facendo qui’ anche il “ mea culpa” essendo il sottoscritto firmatario ed iscritto nelle liste del referendum.