Sen. Franca Rame
Roma, 28/11/2007
Egregio Ministro,
mi rivolgo a Lei, nella consapevolezza della Sua grande sensibilità verso le vittime dell’uranio impoverito e inquinamento bellico, dimostrata, non da ultimo, durante la Sua audizione in commissione d’inchiesta.
Da quando sono venuta a conoscenza del problema ad oggi ho cercato, assieme a molti altri, di percorrere ogni strada affinché questi militari ottenessero il giusto riconoscimento, ma soprattutto ho voluto essere al fianco delle persone, nella condivisione delle sofferenze e degli oneri. Ho conosciuto famiglie paralizzate dalla malattia, che per garantire cure mediche adeguate hanno venduto case, auto e proprietà, avventurandosi in viaggi di fortuna da una parte all’altra dell’Italia.
Molto spesso si tratta di famiglie non facoltose, che si accollano interamente le spese per terapie e farmaci nella speranza di alleviare le pene di una patologia il cui decorso è tragicamente fatale nella maggioranza dei pazienti. Numerosi i casi in cui oltre alla sofferenza per la scomparsa del marito o del figlio ci si trova di fronte alla condizione di non poter provvedere neppure alle spese per la lapide.
Una volta seppellito il proprio caro, il calvario non finisce. Ha inizio infatti una lunga trafila burocratica per vedersi riconosciuti diritti minimi: chi per la reversibilità della pensione, chi per la causa di servizio. Anni di attesa, che spesso finiscono in una risposta negativa. Ma i figli sono da allevare, la vita domestica deve procedere, i debiti contratti per le cure vanno onorati.
Come può uno Stato definirsi progredito se non è in grado di riconoscere i più deboli e garantire loro la giusta assistenza? Sono certa che questa domanda Le sia più volte affiorata alla mente, venendo a conoscenza di queste vicende.
Io con i pochi strumenti che ho a disposizione, ho aperto una sottoscrizione su internet, mettendo personalmente a disposizione una cifra cospicua, servita per l’appunto a venire incontro a necessità primarie (in allegato il dettaglio). Ciò che Le chiedo, caro Ministro, è di comprendere la gravità di quanto scrivo e di intervenire fattivamente, comprendendo che le urgenze primarie hanno bisogno di essere superate, per garantire a queste famiglie la possibilità di essere sollevati da alcune delle sofferenze che la vita gli ha inferto.
Sono certa che le mie parole non saranno inascoltate e che vorrà intervenire economicamente, sia come cittadino che in veste di Ministro, per dare un sollievo a queste famiglie.
Sen. Franca Rame
All. c. s.
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Egregio Ministro della Difesa
On. Arturo Parisi
Palazzo Baracchini
Via XX Settembre 8 – 00187 Roma