Ma «chi» è Marco Tronchetti Provera?

di Giuliana D'Olcese

E' con Rete4, su Tempi moderni, che sabato 10 novembre '07 è andato in onda il triplo salto mortale di Giuliano Tavaroli, detto Tavola, l'ex Carabiniere voluto da Marco Tronchetti Provera a capo della «Security» di Telecom e protagonista di una delle «Spy Story» più inquietanti dallo scandalo «Sifar» fino al «Golpe della Loggia P2» passando per il «Golpe dell'Immacolata» del Principe Junio Valerio Borghese avvenuto a Roma nella notte tra il 7 e l'8 dicembre 1970 mentre l'Italia del pallone era incollata alla Tv per l'ingresso in finale della nazionale di calcio e il mitico Rivera conquistava il punteggio per 4 a 3 contro la Germania.
E' riuscito iI mitico Tavola a convincere l'Italia dei gonzi, coloro che navigano in Rete privi delle più elementari cognizioni e difese come antivirus, antispyware, software
e programmi efficaci per il monitoraggio di Internet e l'Italia dei pavidi che preferiscono mettere testa e pc sotto la sabbia?
I fatti raccontati dal mitico ex Carabiniere avranno convinto le centinaia di migliaia di utenti Telecom, e non Telecom, del fatto che ne' lui ne' Telecom hanno spiato italiani e brasiliani ma non solo questi?
Cosa faceva, allora, il «Tiger Team» sotto la sua direzione, e da lui affidato alla «Premiata ditta Preatoni Jannone Ghioni & Melloni» ora chi ai domiciliari chi in galera, Tavaroli non lo ha spiegato. Come, durante la lunga intervista a Tempi moderni, non ha dato spiegazione alcuna ne' del suo operato ne' dei tanti reati per cui sono sotto indagine o già arrestati tantissimi suoi collaboratori. Vaghezze, discolpe, e auto santificanti paragoni tre se stesso e San Paolo, sono stati il light motiv dell'intervista.
Nello stesso giorno su Rep, a pag. 22, Giovanni Valentini aveva scritto: «(…) conviene concentrare l'attenzione su un passaggio cruciale di tutta la «Spy Story» di Telecom, cioè la rimozione forzata di due dirigenti della vecchia Telecom, Vittorio Nola e Piero Gallina costretti a dimettersi con una macchinazione diabolica -con la pistola alla tempia scrive Valentini- per fare posto alla “Banda degli Spioni” che puntavano a impossessarsi della Telecom per le loro manovre.
Giuliano Tavaroli ha fatto tutto da solo? O riceveva ed eseguiva ordini impartiti dall'alto?
Chi ha autorizzato quella vasta attività di spionaggio (illecito ndr) che dal 2001 è andato avanti fino al 2006?» conclude Valentini.
Ora passiamo alla tragedia di Adamo Bove.
Era lui, il capo responsabile della «Security» Tim, che nel Luglio 2006, a Napoli, fu rinvenuto cadavere ai piedi di un cavalcavia. In alto, accostata al guard rail la sua auto. I fari accesi, i quattro sportelli spalancati. Il perchè Adamo Bove percorresse quella tangenziale per rientrare a casa, è ancora un mistero.
Da ex poliziotto distintosi nell'anticrimine e nell'antiterrorismo non girava mai disarmato. Quel giorno non aveva con se' la pistola dalla quale non si separava mai.
Perchè quel giorno era disarmato? Un appuntamento patteggiato? Le cronache commentarono: «Un suicidio anomalo».
«Perchè tornare a casa passando da quel raccordo fuori dal suo percorso abituale?
Aveva forse un appuntamento con qualcuno di cui non aveva parlato neanche a sua moglie lasciata poco prima per ritrovarsi a casa di lì a poco?».
Fu durante la gestione di Adamo Bove che per il controllo di Tim, la rete mobile di Telecom, la «Security» Tim mise a punto il «Sistema Radar» mentre, negli stessi anni, della «Security» Telecom, e del Cnag – il Centro nazionale di ascolto per le intercettazioni legali – capo e responsabile era Giuliano Tavaroli.
Alla testa di Tim Brasile Marco De Benedetti, primogenito dell'”Ingegnere”. Presidente e amministratore delegato Gianni Grisendi, uomo di Cragnotti per Cirio e di Tanzi per Parmalat e, a sentire Tavaroli, «attraverso società off-shore in Uruguai, primo azionista di Tecnosistemi» la società fornitrice di Tim Brasile «a cui aveva falsificato
fatture per milioni di euro» e dispensatrice di grosse tangenti a politici brasiliani per la guerra contro la Kroll, la società di 007 privati che, sostiene Tavaroli, indagavano per conto di Tim Brasile sugli appalti per la rete mobile concessi a Tecnosistemi ma ritenuti sovrastimati.
Fu così che la Kroll venne in possesso di un cd rom contenente i nomi dei politici corrotti da Tecnosistemi, cd poi sottrattole dagli hackers di Telecom.
Sempre a detta di Tavaroli, Marco De Benedetti subì indagini dalla Kroll per una presunta tangente di sei milioni di dollari pagata a Tim da Ote Grecia perchè Tim non partecipasse alla gara per la privatizzazione o il rilascio della licenza per la telefonia mobile in Bulgaria.
E' nel pieno di questo fosco ed inquietante groviglio di interessi, un mostro dalle cento teste fatto di «Securitys», società di investigazioni e grandi aziende rivali fra loro come Tecnosistemi, Tim, Telecom, Kroll, grandi managers, politici, istituzioni, hackers, corruttori, corrotti e imprenditori senza scrupoli che negli anni della proprietà e della presidenza Telecom di Marco Tronchetti Provera, che cova, matura ed esplode la tragedia di Adamo Bove e avviene quel «suicidio anomalo» del capo della «Security» di Tim Italia responsabile del «Sistema Radar». Muore colui che stava collaborando alla inchiesta di Milano su Telecom.
Guerre tecnologiche senza esclusioni di colpi per il potere economico e industriale, corruzione, ricatti, spioni internazionali, tecnologie incrociate, politici corrotti e un mare di miliardi investiti in operazioni di intelligence illegale, questo il mondo e il contesto industriale e umano in cui si è trovato ad operare Adamo Bove.
Particolarmente significative ed eloquenti al riguardo le deposizioni e le interviste di Marco Bernardini titolare della «Global» una delle agenzie di investigazioni private a cui, con la società «Polis d'Istinto» di Emanuele Cipriani, erano commissionate le investigazioni private di Telecom e Pirelli.
Nella inchiesta su Telecom condotta dal giudice Gennari della Procura di Milano, una teste straniera ex dipendente della «Global» ha dichiarato di aver tradotto intercettazioni abusive verificatesi in Brasile su colloqui avvenuti tra alti dirigenti Telecom Brasile e Telecom Italia riguardanti operazioni di bilancio falsificate, prestanome, appalti, movimentazioni di denaro, ecc. ecc. mentre l'uomo della «Security» di Telecom Brasile, l'ex colonnello del Ros Angelo Jannone arrestato il 5 Novembre scorso, curava i rapporti con esponenti del governo brasiliano e l'imprenditore informatico Roberto Preatoni, «tecnico» del «Tiger Team» il gruppo di attacco informatico di Telecom, forniva – così dice l'accusa del mandato di arresto a Preatoni- uomini e mezzi a Giuliano Tavaroli.
Jannone, Preatoni, e Melloni l'hacker 22enne del «Tiger Team» già arrestato una prima volta per l'attacco informatico alla Rcs, sono stati arrestati per associazione per delinquere finalizzata alla pirateria informatica avendo fatto spiare dal 2003 al 2005 con una pesante attività di hackeraggio diversi agenti della Kroll sottraendone tutto il gigantesco archivio. Sottrazione operata con le tecnologie fornite dalla «Pit», la società di Preatoni con sede legale a Milano e sede operativa nei pressi di Varese.
Durante la seconda testimonianza, la teste straniera traduttrice della «Global» ha dichiarato agli inquirenti di «aver subito intimidazioni dopo l'audizione del 14 ottobre da un uomo che dopo averla seguita più volte le avrebbe intimato di non parlare».
Se ancora oggi si verifacano eventi e intimidazioni del genere, dopo che di molti attori delle «Spy Story» di Telecom e Tim Brasil sembra conoscersi tutto, appare chiaro che dopo tutto il marcio emerso in due anni di indagini, molto ancora c'è da scoprire. Non ultimi le circostanze che hanno portato alla tragedia di Adamo Bove.
A quel «suicidio anomalo»

Quota rosa di Internet e di LiberoReporter
www.virusilgiornaleonline.com/rubricadol.htm

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