Il rapporto 2002 di Amnesty International
Il medio oriente e gli abusi delle forze dell’ordine in Italia al centro dell’attenzione
Nel 2001 più di 460 palestinesi (fra cui 79 minori), e 187 israeliani (fra cui 154 civili e 36 bambini) sono stati uccisi. Questo il tragico bilancio, non aggiornato ai fatti degli ultimi mesi, della situazione in Medio Oriente, dove Amnesty – nel Rapporto annuale 2002 presentato oggi a Roma – denuncia la difficoltà ad inviare osservatori internazionali per cercare di arginare le tante situazioni di violazioni dei diritti umani. Amnesty attribuisce ad entrambe le parti le rispettive responsabilità: l’autorità palestinese “incapace di fronteggiare questa crisi” e Israele “che giustifica azioni violente” come gli arresti di massa dei palestinesi (8.500 negli ultimi mesi), la demolizione di case, gli attacchi contro le ambulanze e i massacri nei campi profughi. Per questo chiede l’istituzione di “una commissione d’inchiesta e di un tribunale indipendente capace di individuare e punire i colpevoli”. Tra i tanti temi presi in esame dal Rapporto (torture, esecuzioni extragiudiziali, sparizioni, arresti arbitrari) in 152 Paesi, vi è quello della pena di morte: nel 2001 sono state giustiziate 3.048 persone (il doppio dell’anno precedente), e il 90% delle esecuzioni avvengono in Cina, Iran, Arabia Saudita e Usa. “Ma c’è una pena di morte nascosta anche in Giappone, con più di 100 prigionieri in attesa di essere giustiziati”, denuncia Amnesty, cogliendo l’occasione dei mondiali di calcio. Tra le altre situazioni di diritti umani calpestati quella dell’Afghanistan, del Nepal (1300 sospetti appartenenti alla guerriglia maoista uccisi nel 2001), della Colombia (nel 2001 oltre 4.000 vittime civili, 300 scomparsi, 1.400 persone rapite). Nel 2001 i gruppi di Amnesty hanno lavorato a favore di 2.813 casi di vittime, tra le 408 azioni urgenti 117 hanno avuto una soluzione positiva. Tra le buone notizie, il rilascio dell’attivista Aung San Suu Kyi, paladina dei diritti umani in Myanmar, anche se altri 1.500 prigionieri rimangono dietro le sbarre.
Preoccupazione per “le torture e i maltrattamenti commessi dalle forze dell’ordine nel 2001” durante le manifestazioni dei no global a Brescia, Napoli, Genova, con “abusi a danno di manifestanti non violenti e decine e decine di testimonianze inequivocabili” è stata espressa oggi da Marco Bertotto, presidente della sezione italiana di Amnesty international, che ha presentato a Roma il Rapporto annuale 2002 sullo stato dei diritti umani nel mondo. “Non è un fenomeno nuovo di cui parliamo solo con l’avvento di questo o di un altro governo – ha precisato Bertotto -. Da anni denunciamo l’uso eccessivo della forza da parte delle forze dell’ordine. Ma le autorità fanno ben poco per reagire agli abusi, gli strumenti legislativi sono insufficienti (manca in Italia il reato di tortura) e c’è la tendenza a coprire le responsabilità delle forze dell’ordine”. Amnesty chiede dunque al governo l’istituzione di una Commissione d’inchiesta sui fatti di Napoli e di Genova “che affronti anche il problema dell’addestramento delle forze dell’ordine”. “Chiedere indagini sul comportamento della polizia – ha puntualizzato Bertotto – non vuole dire essere a favore dei no global violenti. Perciò ci preoccupa il fatto che gli opinionisti si schierino a favore o contro i no global o la polizia. Ci si dovrebbe invece schierare a favore dei diritti umani”. Amnesty denuncia, in particolare, l’assurdità del dibattito per cui “i diritti umani vengono considerati un ostacolo alla sicurezza”, mentre “essi sono una chiave per ottenere pace, sicurezza, prosperità”. Dopo l’11 settembre, infatti, legittimati dalla lotta al terrorismo, secondo Amnesty sono aumentati in tutto il mondo gli arresti ingiustificati, le esecuzioni extragiudiziali e le persecuzioni delle minoranze politiche o etniche: “negli Usa sono state incarcerate 1.200 mediorientali che verranno giudicati da commissioni speciali, con scarse garanzie legali”, ha detto Paola Cutaia, direttrice della sezione italiana, “in Cina c’è un nuovo attacco alle minoranza musulmane separatiste, in Egitto nuove misure contro presunti appartenenti a gruppi islamici, in Zimbabwe i giornalisti stranieri sono considerati fiancheggiatori del terrore”. E in Russia “la questione cecena ormai equivale alla lotta al terrorismo”: “Ci chiediamo – ha detto a proposito del vertice Nato in corso in questi giorni a Pratica di Mare – se questa alleanza che si sta preparando terrà conto dei diritti umani”.
da Agenzia Sir del 28-5-2002