di Emiliano Sbaraglia
In gergo calcistico si potrebbe definire un clamoroso pareggio, anche se in un certo senso poteva prevedersi. Il risultato è che salta la creazione della commissione parlamentare d'inchiesta per accertare le responsabilità istituzionali nei fatti del G8 di Genova. Con un voto di parità, 22 a 22, la commissione affari costituzionali della Camera ha infatti negato il mandato di riferire favorevolmente in aula sull'istituzione della commissione, provocando una serie di reazioni politiche che potrebbero anche avere ripercussioni importanti negli equilibri del governo.
Contravvenendo a quanto previsto in uno dei più discussi e conosciuti punti del programma dell'Unione, hanno votato contro l'esponente dell'Italia dei Valori Carlo Costantini, e quello dell'Udeur Francesco Adenti. Massimo Donadi, capogruppo alla Camera del partito di Di Pietro, non si è invece presentato alla votazione, ma subito dopo ha avuto modo di commentare: “Se si fosse trattato di una commissione seria ed equilibrata, pronta a giudicare a 360 gradi i fatti, e cioè gli eccessi e gli abusi da parte di alcuni esponenti delle forze dell'ordine e, sullo stesso piano, gli atti di vandalismo e di teppismo dei manifestanti che hanno messo a ferro e fuoco Genova, coerentemente al programma avremmo detto sì. Si è voluto, invece, procedere con una commissione di parte, figlia di un'impostazione ideologica, soprattutto della sinistra radicale ed è questa la ragione del nostro no”.
Una posizione, questa, nettamente smentita da Graziella Mascia, deputato Prc in commissione, che abbiamo raggiunto telefonicamente: “Se queste sono le motivazioni di chi ha votato contro, siamo all'ipocrisia più completa. Tutti sanno infatti che non si può pretendere dall'articolato iniziale un coinvolgimento di altri soggetti oltre i tre punti definiti, che erano il comportamento delle forze dell'ordine, un resoconto richiestoci dal Parlamento europeo, e l'individuazione delle responsabilità di carattere istituzionale. Poi, nel corso dei lavori, ricostruendo per intero i fatti, si poteva arrivare a qualsiasi tipo di conclusione. Una commissione serve proprio a questo. Evidentemente qualcuno ha avuto paura dei possibili esiti, tipo quello di prevedere d'ora in poi un riconoscimento delle forze dell'ordine attraverso numero di casco e di divisa. Con una regolamentazione del genere, ad esempio, conosceremmo nomi e cognomi dei poliziotti che fecero irruzione alla Diaz”.