Procede con estenuante lentezza l’iter amministrativo e parlamentare in direzione del rinnovo con il Canada delle convenzioni bilaterali di sicurezza sociale e contro le doppie imposizioni fiscali.
C’eravamo illusi che dopo le promesse fatte dal Governo e dagli stessi Ministeri competenti di una pronta ratifica delle due convenzioni, finalmente le collettività di pensionati, lavoratori ed imprenditori – italiani residenti in Canada e canadesi residenti in Italia – avrebbero potuto beneficiare delle positive innovazioni legislative previste dai due nuovi accordi.
Presunte ragioni di copertura finanziaria (ma esaminando le quantificazioni dell’Inps e del Fisco appare che i costi sono veramente marginali rispetto alla valenza politica, economica e sociale degli accordi) hanno finora bloccato la loro approvazione da parte dello Stato italiano. Vale la pena sottolineare che il Parlamento canadese ha da anni già approvato i due accordi e per la loro entrata in vigore si aspettano solo le ratifiche del nostro Parlamento.
Siamo spesso in ritardo, per indolenza od indifferenza, su adempimenti internazionali importanti che qualificano la nostra politica internazionale e il nostro grado di civiltà e serietà in merito alla tutela dei nostri connazionali ed in prospettiva dei nostri stessi interessi nazionali.
La copertura finanziaria per l’Accordo bilaterale di sicurezza sociale era stata trovata agli inizi di quest’anno dal Ministero degli Esteri in uno dei suoi capitoli di bilancio, ma il Ministero dell’Economia ha richiesto una nuova quantificazione dei costi nell’ottica di una proiezione decennale. Proprio nei giorni scorsi, e questa volta con molta solerzia, il Coordinamento Generale Statistico-Attuariale dell’Inps ha nuovamente stimato gli oneri derivanti dal rinnovo dell’accordo di sicurezza sociale con il Canada. La stima attuariale deve ora tornare, tramite il Ministero del Lavoro, al Ministero dell’Economia e delle Finanze che dovrà, auspichiamo in tempi rapidi, dare il suo assenso.
Quindi ci sembra superfluo ribadire che a ben 12 anni dalla firma del nuovo accordo è improcrastinabile la sua approvazione da parte del Parlamento italiano.
Altrettanto importante è la ratifica dell’accordo contro le doppie imposizioni fiscali, firmato nel 2002 dalle due parti contraenti, e immediatamente approvato dal Parlamento canadese. Questo accordo – attualmente all’esame della Commissione Esteri della Camera -, che introduce misure fiscali vantaggiose per pensionati e lavoratori, non solo porterà benefici ai cittadini italiani e canadesi, ma rappresenta anche una importante struttura di base per lo sviluppo degli scambi commerciali e degli investimenti.
Rispetto ai costi, come d’altronde rimarcato dallo stesso Ministero delle Finanze, costituendo le Convenzioni contro le doppie imposizioni fiscali il risultato di negoziati svolti a perseguire obiettivi di ponderazione di interessi contrapposti, ossia la ripartizione fra gli Stati contraenti dei rispettivi ambiti di imponibilità – la reciprocità dei vantaggi e degli svantaggi che ne conseguono produce complessivi effetti di compensazione finanziaria, rendendo sostanzialmente neutro il riflesso del provvedimento rispetto al gettito fiscale.
Sento quindi il dovere di sollecitare tutte le istituzioni competenti in materia ad adoperarsi affinché i due accordi siano al più presto ratificati dal Parlamento italiano e possano perciò entrare in vigore in tempi brevi e mi impegnerò, nei limiti del mio ruolo e delle mie competenze, a seguire con attenzione l’evoluzione del loro percorso amministrativo e legislativo.