Intervento del Vice Ministro Sen. Franco Danieli alla III Conferenza Nazionale sull’America Latina e i Carabi
(ROMA, 17 OTTOBRE 2007)
Vi sono molte buone ragioni alla base della decisione del Governo italiano di investire strategicamente nel rapporto con i Paesi dell’America meridionale e alcune di esse sono state già illustrate nei precedenti interventi. Da parte mia, in qualità di Vice Ministro degli Esteri con delega per gli Italiani nel mondo, ritengo di poterne evidenziare una in particolare: la presenza, in questi Paesi, di comunità consistenti di cittadini con passaporto italiano e di oriundi italiani che hanno già presentato richiesta per ottenere il riconoscimento della cittadinanza italiana iure sanguinis. Questa presenza, articolata nelle sue varie forme, rappresenta quella che definirei, adottando il titolo della sessione odierna, una “rete materiale” di primaria importanza.
Attualmente in America Latina risiedono 1.130.000 cittadini italiani, circa un terzo del totale di 3,7 milioni di italiani residenti all’estero. Essi sono presenti soprattutto in Argentina (535mila) e Brasile (260mila), dove peraltro le domande per il riconoscimento della cittadinanza da parte degli oriundi sono circa un milione (oltre 500.000 in Brasile e quasi altrettante in Argentina). La quantificazione delle comunità di origine italiana in America meridionale è difficile, ma può essere sicuramente valutata in alcune decine di milioni. Questa è una delle ragioni, ma fosse anche solo l’unica, sarebbe sufficiente per decidere di intensificare il rapporto con questi Paesi.
Vorrei darvi ancora qualche dato, rilevante a mio avviso anche per orientare le nostre scelte in materia di progetti da realizzare. E’ interessante ad esempio notare che in America Centrale la distribuzione dei connazionali per età è abbastanza equilibrata, con una presenza delle fasce 0-14 anni e 45-64 anni rispettivamente del 23,3 % e del 24,4% e con gli anziani oltre i 65 anni pari a solo il 9,5% del totale. Per contro, in America Meridionale la popolazione di cittadinanza italiana di età compresa tra 0-14 anni rappresenta solo il 9,5% del totale, mentre le altre fasce, quella da 25 a 64 anni e quella degli ultra-sessantacinquenni, sono il 26,4% del totale. In Argentina e in Venezuela le persone con più di 65 anni superano addirittura il 30% del totale dei residenti. Questa composizione anagrafica induce ad interventi mirati ai giovani, essenzialmente di studio e formazione professionale, in certe aree più che in altre e ad azioni di sostegno alle fasce più deboli (gli anziani) in Argentina e Venezuela. Ad esempio in America Latina lo Stato italiano paga circa 400 milioni di pensioni l’anno a cittadini italiani.
Altro elemento importante è la capacità di integrazione delle nostre comunità in quella parte del mondo: molti, moltissimi di loro sono inseriti ai livelli più elevati della scala sociale. La presenza di discendenti di nostri emigrati è particolarmente evidente in ambito politico: tra i 358 parlamentari di origine italiana nel mondo ben 254 (oltre il 70%) appartengono alle istituzioni latino-americane. Senza contare le personalità di assoluto rilievo, membri di Governi centrali e locali, sindaci di grandi città. Sono comunque comunità variegate: ci sono cittadini italiani che ce l’hanno fatta, e sono in tanti, e ci sono sacche di indigenza e di povertà. Ricordo che un’indagine consolare di qualche anno fa accertò che il 16% circa della popolazione italiana in America Latina fosse in condizione di indigenza.
Anche in ambito economico, la presenza e il ruolo degli imprenditori italiani in quell’area è certamente di primo piano: storie di grande impegno e di successo, spesso testimonianza di legami sempre vivi tra il Paese d’origine e quello di accoglienza. Le Camere di Commercio Italiane in America Latina sono nate alla fine del 1800 ed hanno avuto grande espansione. Il ruolo di tali associazioni – 17 quelle riconosciute – è tuttora molto rilevante.
L’imprenditoria italiana in Sud America rappresenta una quota di mercato importante, un fattore assai rilevante per l’incremento dell’interscambio commerciale. Essa vivifica e caratterizza la cooperazione economica tra questi Paesi e l’Italia, ed è al tempo stesso rete materiale e immateriale, rappresentando il substrato ideale per il rilancio di progetti indirizzati ad approfondire l’integrazione con l’America Latina.
Voglio ricordare che questi Paesi hanno subito, essenzialmente per le scelte delle loro leadership nazionali passate ma anche per responsabilità delle istituzioni finanziarie internazionali, che hanno applicato in maniera acritica modelli ritenuti genericamente e generalmente validi, gravissime crisi economiche. Oggi molti di loro sono usciti o stanno uscendo da queste crisi, siamo quindi in una fase di stabilizzazione della ripresa economica. Gli analisti confermano una condizione di sviluppo anche per i prossimi anni, un trend positivo, seppure non ai livelli attuali, con la conseguenza che si stanno aprendo nuovi mercati per il sistema Italia e per l’imprenditoria italiana.
La presenza di cittadini di origine italiana è un elemento di straordinaria importanza, che può dar luogo ad un “effetto moltiplicatore”: gli italiani in America Latina sono infatti una opportunità, un ponte che ci può aiutare a rafforzare rapporti, investimenti, cooperazione.
La domanda dei connazionali che vivono ed operano in quei Paesi al governo italiano è una domanda che sempre più tiene conto di quella che è l’evoluzione della comunità; una domanda di relazioni diverse con l’Italia. Rimane ancora, ovviamente, la richiesta di assistenza per le fasce di indigenti, di apprendimento gratuito della lingua italiana, ma è in costante aumento la richiesta di relazioni culturali, di cooperazione e di scambi universitari, di borse di studio, di cinema e di teatro.
Richieste dunque più evolute, in linea con il fenomeno naturale dell’invecchiamento della comunità italiana e di giovani generazioni che sempre più sono frutto dei Paesi in cui nascono e in cui vivono, ma che, in ragione delle proprie origini, vogliono mantenere un rapporto con l’Italia e chiedono relazioni di tipo nuovo.
Vorrei darvi elementi concreti, relativi ai progetti ai quali stiamo lavorando, perché il nostro è un approccio pragmatico.
La prima iniziativa di cui voglio informarvi è la prossima realizzazione, a Roma nel 2008, della prima Conferenza dei Giovani italiani nel mondo, molti dei quali mi auguro proverranno dall’America Latina e dall’area caraibica. L’obiettivo deve essere quello di individuare modelli di aggregazione utili a creare un rapporto più stretto con l’Italia, adeguato al sentire delle giovani generazioni. Guardando alla componente giovanile della collettività, occorre ricordare lo sforzo del Ministero degli Esteri per offrire l’insegnamento della lingua e della cultura italiana. I fondi stanziati per tale finalità dalla legge 153/71 sono stati destinati in misura considerevole all’America Latina, circa 6 milioni di euro nel 2007. Anche il numero dei corsi di lingua e cultura e degli alunni che li frequentano (ai quali vanno aggiunti gli alunni che frequentano i corsi degli IIC) sono in costante crescita. Nel 2005-2006 abbiamo avuto 11.463 corsi e 215mila studenti.
I rapporti universitari rappresentano un altro ambito di fondamentale rilievo. Ho incontrato i rappresentanti del Ministero dell’Università, ma soprattutto il rettore dell’Università di Pisa e Presidente della CRUI, la Conferenza dei Rettori delle Università Italiane. Stiamo lavorando insieme per realizzare l’Università Italo-Latinoamericana, partendo dalla disponibilità già acquisita delle Università di Bologna, Pisa, Genova e, forse, di un’Università del sud Italia. Il progetto è quello di creare un network tra un numero limitato di Università italiane e alcune Università di Paesi latinoamericani, altamente qualificate, che dia vita ad una nuova struttura universitaria, che si chiamerà appunto Università Italo-Latinoamericana. Credo ce ne sia bisogno. Esistono infatti circa 380 accordi di cooperazione tra Università italiane e Università latinoamericane, ma di questi ne funzionano realmente all'incirca una ventina. Occorre dare una dimensione, una strutturazione unitaria e diversa all’esigenza di maggiore cooperazione e lo vogliamo fare con un accordo ad hoc tra Ministero degli Esteri e Ministero dell’Università. L’obiettivo è non solo quello di formare in Italia alcune decine di laureati in corsi post laurea o master, ma anche di far studiare ogni anno in Italia, per l’intera durata dei corsi di studi universitari, alcune migliaia di studenti, latinoamericani e italiani o di origini italiane, formando così, qui in Italia, una piccola parte della futura classe dirigente dei Paesi latinoamericani. Credo che questa sia una risposta concreta ed efficace alle nuove esigenze.
Un altro esempio di rete immateriale che desidero sottoporvi e che mi sta particolarmente a cuore, sempre nell’ambito culturale, riguarda la creazione di veri e propri Musei italiani all’estero. Ne ho parlato a lungo con il Ministro Rutelli. L’idea nasce dalla constatazione, in occasione dei miei incontri con autorità straniere, dell’enorme interesse suscitato dalla ipotesi di istituzione di sedi decentrate di musei italiani all’estero. In sostanza ho proposto di “internazionalizzare” alcuni dei musei nazionali attraverso la creazione di strutture permanenti all’estero, in cui esporre opere o collezioni di importanti musei italiani. Ho già avuto riscontri positivi nei confronti di tale idea, tradotti nella immediata disponibilità a trovare idonei luoghi espositivi e a garantirne la gestione.
Ancora: il settore della cooperazione scientifica offre senz’altro spazio per approfondimenti. Sono rimasto molto colpito dall’intesa tra le Agenzie Spaziali Italiana e Argentina (ASI e CONAE), per la creazione di una costellazione satellitare denominata SIASGE, Sistema Italo-argentino Satellitare per la Gestione delle Emergenze. I dati, ottenuti attraverso una tecnologia di assoluta avanguardia, verranno elaborati in entrambi i Paesi e utilizzati per la prevenzione e la gestione delle catastrofi naturali nonché in attività nei campi agricolo e dello sfruttamento sostenibile delle risorse marine. La costellazione sarà costituita da quattro satelliti argentini e due italiani, di cui il primo, interamente progettato e costruito in Italia da Alenia Spazio, è stato lanciato nel giugno scorso, proprio nel giorno in cui mi trovavo in visita a Buenos Aires.
Un evento importante, al quale – ne sono certo – faranno seguito altre iniziative nel medesimo settore. La cooperazione a livello scientifico significa anche ricerca in settori di punta, quali le nuove tecnologie per lo sfruttamento dei biocombustibili. L’ENI ha al riguardo un ruolo importante, ad esempio in Brasile.
Infine, un’annotazione di metodo: occorre fare sistema, con l’America Latina come con il resto del mondo. Fare sistema significa sfruttare le sinergie tra i diversi attori sulla scena internazionale: settore pubblico e privato, amministrazioni centrali e locali. La presenza delle Regioni all’estero è un dato di fatto, incontrovertibile: va però coordinata efficacemente per ottenere risultati migliori. In America Meridionale le Regioni sono una presenza importante, in ragione dei profondi legami con le comunità di origine di molti nostri connazionali. Vi è quindi un forte impegno, anche finanziario, dei nostri Enti locali in quest’area. L’attenzione delle Regioni si concretizza prevalentemente in iniziative in favore dei corregionali, ma si sta allargando sempre più verso i settori della cooperazione culturale, economico-commerciale e dello sviluppo, i cui destinatari sono svincolati dall’area geografica di origine. Vi sono inoltre consistenti iniziative di carattere interregionale. Si stanno facendo in questi ultimi mesi sostanziali passi avanti in termini di coordinamento, ritengo tuttavia che siano auspicabili ulteriori progressi nel coordinamento tra le varie iniziative, al fine di evitare duplicazioni o sovrapposizioni.
Tra i risultati dell'azione condotta nel corso dell’ultimo anno, voglio citare due specifici strumenti che, mi auguro, contribuiranno ad accrescere l'efficacia della collaborazione tra il Governo, le Regioni e gli altri enti territoriali.
Il primo e' un memorandum sulle attività che le nostre Rappresentanze possono svolgere per meglio affiancare le Regioni nelle fasi di concepimento, realizzazione e seguiti delle proprie iniziative, si tratta in pratica di un quadro d'orientamento che serve a strutturare e rendere più efficace la collaborazione.
Il secondo strumento e' un protocollo d'intesa tra Governo e Regioni ai sensi della legge 131 del 2003 per favorire il perseguimento di obiettivi comuni, nel quadro della 'leale collaborazione' che deve informare i rapporti tra lo Stato e le Regioni. E' ragionevole sperare che il nuovo testo, dopo un'ultima verifica con il Ministero del Commercio Internazionale, possa essere iscritto entro breve per la discussione all'ordine del giorno di una delle prossime sessioni della Conferenza Stato- Regioni.
Vi ringrazio per l’attenzione e nell’augurarvi una proficua continuazione dei lavori tengo ad assicurarvi il mio personale impegno per portare a compimento i progetti di cui vi ho parlato e la mia disponibilità ad accogliere ogni nuova utile proposta di collaborazione nel settore di mia competenza.