“Stavamo meglio quando si stava peggio, si perdoni la retorica”
Mentre l'Europa continua a mostrarsi scettica sulla nostra capacità di risanare il debito pubblico, e Almunia parla apertamente di una Finanziaria poco ambiziosa, il governo, alla ricerca del consenso perduto, fa prove di dialogo con i giovani, pur non amandoli, come si evince dal lapsus freudiano sui ” bamboccioni”.
Il contentino sugli affitti non può certo risolvere i problemi dei trentenni costretti a barcamenarsi nei mille rivoli dei bisogni, annegando nei costi triplicati di un mercato impazzito. Chi non è figlio di gente benestante non è in grado di farcela da solo, e non perchè non senta il desiderio di autonomia, ma perchè oggi senza l'appoggio della famiglia nessun lavoratore dipendente riesce a costruirsi un futuro.
Stavamo meglio quando si stava peggio, si perdoni la retorica; in un' Italia più povera, è stato possibile a molti comprare casa, ottenere un mutuo sostenibile, riuscire a pagare le tasse, programmare le vacanze con moglie e figli. L'Italia più ricca aumenta il disagio sociale e gli squilibri economici. E' un paradosso? O è la conseguenza di decisioni sbagliate e particolaristiche?
Fare dietrologia, partendo dal dissennato cambio lira-euro non serve a trovare nuove risorse: serve molto di più aumentare gli stipendi dei lavoratori dipendenti e diminuire quelli dei troppi pseudomanager o nullafacenti. Senza dimenticarci di ridurre anche tutti i costi della politica. Questo è lo scandalo del nostro Paese: che la politica non sappia riformare se stessa.
I parlamentari del centrodestra sono pronti a fissare nuove regole e abolire i privilegi, sin da questa legislatura. I cittadini chiedono cambiamenti ma questo governo non può dare risposte coerenti, squassato com'è dalle contraddizioni interne.
Occorre rimettere a posto quello che non funziona, lavorando sodo in una coalizione il più possibile omogenea e autorevole: occorre tornare al governo e ricominciare da dove siamo stati interrotti.
Antonella Rebuzzi
Ufficio Stampa Sen.Antonella Rebuzzi
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