di Giuseppe Di Claudio
Mentre nella casa de Campo di Madrid la regina Sofia, accompagnata dal sindaco Gallardón, dava il benvenuto a Bing Xing y Hua Zuiba due cuccioli di Panda giunti dalla Cina del sud per la gioia dei bambini madrileni, nella sede di Cosmo Caixa ad Alcobendas – pochi chilometri da Madrid, imprese italiane e spagnole si confrontavano sulle novitá tecnologiche dei due paesi in materia di energia alternativa e sviluppo sostenibile.
Invitati dall’Ambasciata d’Italia e dalla Camera di Commercio italiana di Madrid, imprenditori, architetti dell’ambiente, tecnici e giornalisti – coordinati dal consigliere scientifico dell’Ambasciata d’Italia Ornella Flore – hanno dato vita ad una positiva giornata sull’ “Innovazione Tecnologica nell’Energia Rinnovabile e Ambiente” dove progetti, tecnologie avanzate e risultati di ricerche avanzatissime hanno dimostrato che ormai ci siamo avvicinati all’era “solare”, o meglio, possiamo entrare finalmente in una nuova fase di sviluppo per l’Umanitá solo che il potere politico prenda finalmente atto che cambiare si puó; ed adotti quei provvedimenti che consentano di voltare pagina una volta per tutte.
Il compito di snocciolare dati e risultati è stato affidato al prof. Filippo Spertino, del Politecnico di Torino ed al prof. Antonio Luque professore della Scuola Superiore Politecnica di Torino e Direttore dell’Istituto spagnolo per l’Energia Solare
I due scienziati hanno dimostrato, dati alla mano, che i due paesi europei hanno le carte in regola per sostituire celermente fonti di energia tradizionale con altre rinnovabili e rispettose dell’ambiente. Torino, Barcellona, Madrid registrano esempi di “buona pratica” nel campo dell’Energia Rinnovabile, ma non solo: in Spagna molte Regioni stanno realizzando progetti – nel solare, nel fotovoltaico, nell’eolico, nella gestione delle biomasse e delle risorse forestali – che confermano questo paese all’avanguardia in Europa per sensibilitá ed impegno nei confronti della tutela dell’ambiente.
Ma le sorprese non finiscono qui: moltissime aziende italiane – da Fèrroli a Merloni, a Italgest alla Imca, a Sorgenia, a Terna e molte altre da anni lavorano, fanno ricerca ed ottengono risultati entusiasmanti in Spagna dimostrando di essersi integrati perfettamente nel mercato iberico. La recente acquisizione di Endesa da parte di Enel è solo la punta – sicuramente qualificante – di un iceberg formato da una miriade di piccole e medie imprese che hanno esportato tecnologia e now-how, ma soprattutto quella fantasia, tutta italiana, che ci consente di essere un passo avanti rispetto agli altri paesi piú evoluti.
La Spagna oggi ha raggiunto un livello elevatissimo nella tutela dell’ambiente, grazie anche al contributo determinante della collettivitá italiana e si accinge ad esportare in paesi terzi quelle tecnologie e quei risultati che, grazie anche al lavoro italiano in Spagna, rappresentano ormai un patrimonio comune. Ci preme ricordare che per anni il nostro premio Nobel Rubbia è stato “costretto” ad una trasferta (obbligata?) in Spagna; solo la sensibilitá personale del ministro Pecoraro Scanio ha consentito il rientro dello scienziato a Roma.
Il “made in Italy”, in era di globalizzazione, assume nuovo contorni ed impone una rilettura piú aderente all’attuale realtá. Le risorse tecnologiche messe a punto sono in grado oggi di trasformare ogni edificio in generatore di energia attraverso pannelli fotovoltaici trasparenti che trasformano l’energia dello spettro visibile della radiazione solare direttamente in elettricitá. Questi risultati hanno indotto il governo Zapatero a modificare la legge urbanistica vigente ed imporre, così, alle nuove costruzioni l’adozione dei pannelli fotovoltaici in grado di sostituire i vetri delle finestre, le balaustre degli attici e intere facciate di edifici commerciali. Sono sorti così parcheggi coperti da pannelli solari, stazioni di distributori di carburanti, di autobus, edifici scolastici, tutti autosufficienti dal punto di vista energetico.
Ma gli architetti spagnoli – oggi ricercati in tutto il mondo – insieme alle imprese italiane allocate in Spagna studiano nuovi materiali di costruzione, ad esempio ceramiche double face attraversate da una rete di circuiti in cui scorre un liquido che raccoglie il calore all’esterno, veicolandolo in depositi di calore da utilizzare per gli usi domestici e secondo le necessitá. Quanti lettori sanno che il Villaggio Olimpico delle Olimpiadi di Pechino 2008 sará riscaldato da uno dei più grandi impianti di pannelli solari del mondo di una ditta italiana, la Elco.
Nasce così una simbiosi con il Sole, la luce e l’ambiente, un’unione biologica che solo si ottiene con la “legge del Sole”. La nuova architettura – e quella spagnola in particolare – non vuole prescindere dalla difesa dell’ambiente. Ogni progetto che viene presentato all’esame delle autoritá viene accompagnato da calcoli che dimostrano di aver previsto il massimo risparmio energetico, la massima produzione di energia rinnovabile ed il controllo del consumo.
Dobbiamo cominciare, quindi, ad avere dimestichezza con nuovo termini: pannelli fotovoltaici trasparenti, ceramica termica integrata, scudo termico in ceramica e trasparente, scudo termico in alluminio e così via.
Sono questi i motivi che inducono il ministro italiano dell’Innovazione Tecnologica Luigi Nicolais a volare a Madrid per premiare Luca Lancini, giovane architetto di origine bresciana e coordinatore del programma “Fujy”, uno strumento di lavoro messo a punto per realizzare edifici e dimore dove l’interazione tra luce e bioclima sono il life motiv del nuovo modo di costruire.
Non si tratta di scoperte sensazionali, ma di duro lavoro, “pazzo e disperatissimo” nonchè accumulo di esperienze e ricerche che hanno messo insieme un accorto modo di progettare unito all’uso di innovativi materiali da costruzione. E questo duro lavoro di imprese italiane – che data ormai da decenni – trova riscontro nella riconoscenza del Paese verso chi, prima di altri, magari aveva visto lontano. Non capita spesso in Spagna, anzi quasi mai, che un industriale italiano partito dal Veneto, mi riferisco al titolare di Fèrroli S.A. ottenga il titolo prestigioso di figlio adottivo della Cittá di Burgos.
Non c’è dubbio: fatta l’Europa delle banche, adesso bisogna fare l’Europa delle Imprese, un’Europa dove tutte le attivitá economiche siano messe sullo stesso piano dei diritti e dei doveri, dove le Imprese non siano costrette a rincorrere agevolazioni fiscali, dove il patrimonio professionale dei ricercatori non sia mortificato da stipendi di fame, dove il benessere ed il soddisfacimento delle esigenze personali siano coniugati con un sereno e non terroristico uso dell’ambiente.
Durante una seduta parlamentare a Montecitorio della scorsa primavera un parlamentare ripeteva a memoria l’elogio del nucleare, affermando l’inesistenza di rischi di alcun genere e l’impossibilità di trovare alternative valide. Ieri in Giappone il tetto della centrale nucleare più grande del mondo Kashiwazaki-Kariwa ha preso fuoco per un corto circuito, la stessa centrale che nello scorso mese di luglio ha disperso acqua radioattiva in mare.
A Madrid la giornata voluta dall’Ambasciata d’Italia ha dimostrato che si puó evitare il rischio nucleare. Entrare nell’”era del sole” è possibile: dipende solo da noi.