Movimento politico dei Siciliani

“Chiunque controlli la massa monetaria in qualsiasi paese è il padrone assoluto dell'intera industria e del commercio.”

James A. Garfield, Presidente degli Stati Uniti d'America

Se Draghi dice che il Sud frena il paese, allora lasciamolo libero.

(www.laltrasicil.org) – L'Italia che conta, quella dell'alta finanza e dei grand commis di stato, si sta accorgendo che a sud di Roma non è rimasto molto da spremere dopo un secolo e mezzo di circa di spoliazioni e colonizzazione.

Il Sud sarebbe dunque una “palla al piede”, anzi, non è questo il male in sé, ma il freno “al resto del paese, di cui acuisce i problemi, non solo economici”. E' il solito discorso legaiolo, detto ora in fine linguaggio da economisti. E fra le righe viene fuori la verità ancora non confessabile ufficialmente. Le condizioni di sottosviluppo della Sicilia e del Mezzogiorno non interessano a nessuno in quanto tali, del resto non siamo mai stati veri cittadini, tutt'al più “terroni” che diventano tali se emigrano e nascondono accuratamente le loro origini; non interessano almeno fino a che non si toccano gli interessi del “resto del paese”, dove il “paese” è il solito amorfo nome usato per definire quella costruzione politica sempre più artificiale chiamata Repubblica Italiana. Strano nome, inventato dai democristiani nel dopoguerra dopo che la “patria italiana” evocava soltanto risolini sarcastici, almeno fuori dalle caserme e da pochi circoli di ingenui.

E' vero. Milano e Roma non potranno mai essere normali se non si liberano di Napoli e di Palermo con le quali hanno ben poco da spartire. Sì, anche Roma ha ben poco da spartire con la vicinissima Napoli. O se, teoricamente, non ne favoriscono un “vero” sviluppo. Ma qui entra la contraddizione che Draghi non vede o fa finta di non vedere.

Perché c'è tutta questa capacità produttiva, innanzitutto umana, ma anche ambientale etc. che resta inutilizzata?

Perché a sud di Roma non attecchisce niente?

Problemi razziali o sistematica subordinazione di queste colonie interne agli “interessi nazionali” e degli ascari locali?

Beninteso! Noi non riteniamo affatto che gli interessi della Sicilia, ricchissima di risorse naturali e umane che la renderebbero paese autosufficiente, debbano confondersi con quelli del Mezzogiorno, o che a noi soli tocchi da ora in poi sopportare il peso di un nuovo centralismo fondato da strutture che abbiano la testa o l'anima a Napoli, tipo la vecchia Cassa del Mezzogiorno o la fantomatica banca del sud di Tremonti.

La Sicilia può farcela da sola, ma gli italiani la devono lasciare intanto autogovernare davvero, secondo il suo Statuto conquistato col sangue. E se questo Statuto è a soli tre passi dall'indipendenza, pazienza, succeda quel che deve succedere. Ma dubitiamo che in tempi di gravissima crisi energetica si lasci che i Siciliani si tengano gas, petrolio ed energia e li facciano pagare salati al Continente. E riteniamo che la stessa ricetta possa valere per il Sud continentale, che magari dovrebbe riunire le attuali 6 artificiali regioni (senza storia, tutt'al più divisioni amministrative) in una grande macroregione che, nei confini dell'antico Reame di Napoli, abbia uno Statuto identico a quello siciliano che poi, viste le dimensioni, equivarrebbe ad una larvata indipendenza.

Non parliamo poi della Sardegna che di italiano ha ancor meno di noi.

Siamo un peso per la nazione? Ci lascino in pace e troveremo la nostra strada … così anche “il resto del paese” troverà la sua. Senza rancori. Comincino con la Sicilia. Se funziona potranno fare lo stesso con il sud. Mal che vada si saranno liberati di quasi metà del problema. Ma purtroppo quello che non è ancora prevalente è una presa di coscienza e uno scatto di orgoglio da parte della maggioranza dei Siciliani che da una simile emancipazione avrebbero da perdere soltanto le catene di miseria, mafia, disoccupazione, emigrazione e infamia cui oggi sono legati.

Queste dichiarazioni ai massimi livelli finanziari del “paese” equivalgono ad una pubblica dichiarazione di fallimento dell'Unità d'Italia. Tanto vale prenderne atto. Non è solo la lingua o una mediocre TV che fanno una nazione. Perché ancora tutti fanno finta o quasi di non accorgersene?

L'ALTRA SICILIA-Antudo

Movimento politico dei Siciliani “al di qua e al di là del Faro” – Bvd. de Dixmude 40 bte 5 (B) – 1000 Bruxelles
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L'ISOLA n° 1 – http://www.anniversariostatutosiciliano.org/lisola/isola1.pdf
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L'ISOLA n° 3 – http://www.anniversariostatutosiciliano.org/lisola/isola3.pdf
L'ISOLA n° 4 – http://www.anniversariostatutosiciliano.org/lisola/isola4.pdf
L'ISOLA n° 5 – http://www.anniversariostatutosiciliano.org/lisola/isola5.pdf
Vi ricordiamo che il giornale è aperto ai Vostri suggerimenti e alle Vostre osservazioni.
Vi ringraziamo per l'attenzione e per l'eventuale diffusione ad amici e conoscenti.
Francesco Paolo Catania
Presidente L'Altra Sicilia
Consigliere Com.it.es(Bruxelles – Brabante – Fiandre)

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