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Energia: Torio, Alghe e ‘Raggio Ionizzante’ ci salveranno?

“Raggi fotonici!”… gridava il mitico Goldrake, incollando al teleschermo milioni di ragazzi di tutta Europa alla fine degli anni ’70, mentre il nostro eroe sferrava l’attacco al mostro vegano di turno.

Oggi, a distanza di 30 anni da quelle indimenticabili trasmissioni di fine pomeriggio, coloro fra di noi cresciuti nei miti del progessismo militante vedono probabilmente in Berlusconi e nei regimi “fascisti” di mezz’Europa gli eredi degli invasori alieni che minacciano i proletari terrestri, mentre dall’altra parte noi, biechi reazionari, vediamo nelle gesta del magnifico robot fatto in casa, pilotato dal volenteroso e solitario Actarus, il simbolo della grandezza e della fragilità delle democrazie moderne contro gli attacchi sleali, ripetuti e crudelmente organizzati delle forze del male, ieri rappresentate dal nazifascismo e dal comunismo ed oggi dal terrorismo internazionale di matrice islamica.

Questione di punti di vista, ovviamente.

Le differenze tuttavia, non si fermano qui: cosa saranno mai quei “raggi fotonici” capaci di sciogliere come il burro le lamiere delle armate nemiche, ci chiedevamo allora. Oggi i nostri cari compagni ex-comunisti, riconvertiti all’ambientalismo pecoraio-scanista verranno sicuramente a dirci che Goldrake ricavava la sua energia dalle pale eoliche o dai pannelli solari e che certamente disseminando pianure e colline di novelli mulini a vento oppure di giganteschi specchietti per le allodole potremmo risolvere il problema dell’approvvigionamento energetico nel nostro mondo.

Purtroppo una visione del genere è puramente utopistica, prova ne sia che nonostante la lobby ambientalista la faccia da padrona ormai da 20 anni nei salotti scientifici e politici che contano, certi tipi di fonti “pulite e rinnovabili”, seppur foraggiate e pompate in ogni modo, alla prova dei fatti non sono in grado di coprire che una parte quasi ininfluente del fabbisogno globale di energia, con buona pace del politico fallito Al Gore, dell’IPCC (organello ipocrita e deleterio delle altrettanto ipocrite e deleterie Nazioni Unite) e della Commissione Europea, che, spiace constatarlo, continua a finanziare palate di progetti e programmi donchisciottieschi in materia energetico-ambientale volti a promuovere tecnologie palesemente inadeguate a risolvere alla radice il problema dell’approvvigionamento energetico.

Come salveremo allora la Terra e il genere umano? Chi donerà energia e sostentamento a 6 miliardi e mezzo di esseri umani e alle loro fabbriche, ospedali, infrastrutture, uffici quando le riserve petrolifere si esauriranno ed il bluff delle energie pseudo-rinnovabili e pseudo-sostenibili sarà finalmente chiaro a tutti per ciò che è?

Per chi voglia andare oltre le apparenze e i pregiudizi, cogliendo informazioni preziose tra le righe dei media, le possibilità non mancano. Se infatti ci limitiamo a quanto apparso con discrezione su quotidiani e siti internet negli ultimi due anni (vedansi articoli selezionati e linkati in calce a questo articolo), si possono registrare ben 3 interessanti ipotesi di fonti energetiche alternative – due delle quali altamente innovative, la terza invece decisamente rivoluzionaria – non solo affascinanti, ma anche realizzabili in tempi brevi.

Le prime due rappresentano un’evoluzione formidabile di fonti energetiche esistenti: la fissione nucleare basata sul torio (anziché sull’uranio) ed il biocarburante ottenuto dalla coltivazione confinata di alghe.

Riguardo alla prima, ricordiamo che un gruppo di scienziati capeggiati da un certo Carlo Rubbia ha messo a punto una tecnologia che permette di ricavare energia nucleare dalla fissione degli atomi di torio anziché da quelli di uranio, con una serie di vantaggi notevoli. Il torio infatti, rispetto all’uranio, è enormamente più diffuso in natura; le sue scorie “decadono” in meno di un secolo; ha una resa energetica 100 volte superiore all'uranio e infine è un elemento stabile che non comporta rischi di terribili reazioni a catena, come invece accade per l’uranio.
Passando alla seconda, sottolineiamo che in America si sono già investite forti somme nei primi stabilimenti sperimentali di coltivazione confinata di alghe. Si tratta di una serie di tubi contenenti una soluzione acquosa, all’interno della quale certi tipi di alghe, sottoposte all’effetto della luce (fotosintesi), si riproducono generando un ottimo biocarburante in grandi quantità e con una resa energetica notevolmente superiore a quelle dei biocarburanti finora conosciuti di origine vegetale; senza contare il fatto che per produrre questi ultimi si è costretti a cambiare destinazione d’uso ai terreni, snaturando enormi distese di terre coltivabili e provocando tra l'altro l’aumento dei prezzi delle derrate alimentari nei Paesi in via di sviluppo, mentre al contrario la coltivazione confinata di alghe avviene in terreni preferibilmente desertici (irradiati dal sole) ed all’interno di ambienti asettici.
Sarà un caso che i maestri dell’ambientalismo militante di fronte a certe affascinanti possibilità si limitano a storcere il naso ostentando un olimpico scetticismo che invece mai si sognerebbero di esprimere verso i loro “totem” eolici e solari?
No di certo, ma il fenomeno non è da attribuire a nostro avviso a complotti di alcun tipo, né ad una sostanziale cattiveria dei “compagni” ambientalisti. Si tratta piuttosto dell’effetto del loro modo di ragionare ideologico e dogmatico, che li rende troppo spesso incapaci di analizzare la realtà, di andare alla radice dei problemi e di proporre soluzioni riconoscendo i cambiamenti e cogliendo le opportunità che si presentano in tempo reale, applicando in poche parole il principio di confutazione, ovvero il “dubbio” che è alla base del cammino scientifico e del pensiero liberale. Una volta infatti che i “compagni” si mettono in testa una cosa (che il comunismo è buono ma è stato applicato male; che le pale eoliche e i pannelli solari copriranno il fabbisogno energetico mondiale; che il cambiamento climatico è opera dell'uomo; che Berlusconi ha provocato il terremoto in Abruzzo; che Fidel Castro è Dio e Chavez il suo profeta; che a sparare al Papa non è stato Agca bensì Del'Utri, etc…) ci vogliono, ahinoi, in media una cinquantina d'anni per far loro cambiare idea (e spesso non bastano), al di là di ogni ragionevole dubbio che l'evidenza dei fatti dovrebbe in essi destare. E' quindi nostro compito, da liberali appunto, ragionare sull'esistente e proporre soluzioni concrete e innovative, scardinando e superando quando necessario i dogmi imposti dal politically correct progressista, i cui nefasti effetti in materia ambientale e scientifica sono sotto gli occhi di tutti.
Veniamo infine alla terza fonte energetica, davvero rivoluzionaria, balzata proprio in questi giorni agli onori delle cronache, di cui dobbiamo parlare e che, se quanto si dice fosse provato e praticabile, potrebbe risolvere in tempo relativamente breve i problemi energetici e ambientali che affliggono l’umanità.
Si tratta del cosiddetto “raggio ionizzante”, una fonte di energia elettro-magnetica capace di disgregare la materia trasformandola in energia, senza però generare radiazioni, né scorie di alcun tipo. Una sorgente d’energia quindi dalla resa infinitamente più grande di quella ricavata dal petrolio, paragonabile piuttosto a quella nucleare, senza però le controindicazioni di quest’ultima: in defnitiva una fonte pulita, illimitata e sicura. Basti pensare che la ‘ionizzazione’ di una barra d’acciaio produrrebbe da sola l’equivalente dell’energia generata dalla combustione di 115.000 barili di petrolio. Pare davvero di trovarsi di fronte ai raggi fotonici di Goldrake!
Il “raggio ionizzante” tuttavia non è roba da cartoni animati, ma piuttosto da “thriller”, né sarebbe un’invenzione odierna. A tale tecnologia lavorò, si apprende, nientemeno che Guglielmo Marconi, il quale si sarebbe rifiutato di consegnarla nelle mani di Mussolini, preferendo affidarne il segreto al Santo Padre (e poi dicono che scienza e fede non vanno daccordo!). Di mano in mano, la scoperta sarebbe finita nelle mani di una fondazione religiosa stanziata nel Liechtenstein che pochi anni fa però, dopo aver annunciato la produzione di rivoluzionarie centrali energetiche, nonché di smaltimento di rifiuti e scorie di vario tipo, ha chiuso misteriosamente i battenti. Ugualmente sospette sarebbero le vicende umane e politiche di alcuni scienziati e personaggi avvicinatisi al “raggio della morte” (tale il sinistro nome dato all’invenzione negli anni ’30 del secolo scorso) o “raggio ionizzante”, come preferiamo chiamarlo noi. Ci permettiamo di rammentare in proposito che anche gli studi e gli esperimenti più controversi di Nikola Tesla – genio scientifico misconosciuto e scomparso nel bel mezzo dell'ultima guerra assieme alla valigetta contenente i suoi segreti – riguardavano qualcosa di simile.
Ci si può chiedere perché sino adesso (si parla di decenni di silenzio) tutto ciò sia rimasto nascosto. Non è difficile intuire le implicazioni che lo sfruttamento di questa scoperta provocherebbe: da una parte il rischio che essa finisca nelle mani sbagliate; dall’altra essa innescherebbe una rivoluzione economico-politica difficile da gestire, poiché l'energia potrebbe essere prodotta praticamente gratis ed in quantità illimitata. Ciò minaccerebbe il business e la stessa sopravvivenza di grandi compagnie, Paesi e Governi che sullo sfruttamento delle fonti energetiche tradizionali basano le loro fortune e perciò sono comprensibilmente restii ad un simile sconvolgimento.
Ci pare opportuno di conseguenza invitare i nostri leader politici ad investire senza indugio nella ricerca legata a queste rivoluzionarie fonti di energia che potrebbero davvero cambiare il volto del nostro mondo e assicurarci un futuro sostenibile e pacifico. Sempre alla politica spetterebbe, nel caso l'utilizzo del raggio ionizzante diventi realtà, il compito di gestire in maniera più indolore possibile il periodo di transizione dal sistema attuale e quello futuro, stemperando le tensioni ad esso collegate attraverso il coinvolgimento attivo di quei soggetti, che vedono la loro esistenza minacciata da un simile cambiamento, nei futuri progetti, ugualmente remunerativi, legati allo sviluppo progressivo di questa nuove fonti. Si pensi a questo proposito che, se la tecnologia del “raggio ionizzante” diventasse realtà, essa potrebbe aprire le porte alla più grande avventura e al contempo al più grande business (illimitato ed allo stesso tempo pulito) che l'umanità abbia mai concepito: la colonizzazione dello spazio. Ci sarebbe quindi abbondantemente di che saziare coloro che verosimilmente oggi si oppongono a questo epocale cambiamento.
Un compito arduo per i politici, certo, tuttavia nobile e non più rinviabile. Invitiamo quindi i grandi leader, specie quelli liberali, ad impegnarsi in questa grande rivoluzione pacifica che davvero potrebbe salvare il mondo. I leader “progressisti” saranno ovvviamente i benvenuti nel momento in cui, con il solito ritardo, si accorgeranno che i mulini a vento e gli specchietti per allodole non risolvono i problemi energetico-ambientali se non in minima parte, alimentando piuttosto un certo business ipocrita e controproducente, e quindi decideranno di mettersi al traino di chi è già molto avanti a loro. In fondo poi sempre di “rivoluzione” si tratta: non si vede quindi perché i compagni non dovrebbero seguirci.
Ci permettiamo quindi, in questo contesto, di tirare per la giacca il nostro Presidente Silvio Berlusconi, da sempre uomo innovativo e di grande visione, perché diventi il capofila di questo grande rinnovamento globale.
Presidente, questa non è fantascienza, questo è il futuro, un futuro possibile e quantomai necessario: si impegni in questo senso e vedrà che un giorno, quando il mondo sarà cambiato e i libri di Storia parleranno di Lei, anche i nostri cari “compagni” la saluteranno come un grande statista, seppur con il solito ritardo di qualche decennio. E magari la chiameranno pure “Goldrake”!
martedì 6 luglio 2010
Il raggio che dà energia. Gratis
di Rino Di Stefano
Marconi ideò un raggio che fermava i mezzi a motore. Mussolini lo voleva, il Vaticano lo bloccò. Da quelle ricerche gli scienziati crearono l'alternativa a petrolio e nucleare. Nel 1999 l'invenzione stava per essere messa sul mercato, ma poi tutto fu insabbiato.
L’energia pulita tanto auspicata dal presidente Obama dopo il disastro ambientale del Golfo del Messico forse esiste già da un pezzo, ma qualcuno la tiene nascosta per inconfessabili interessi economici. Ma non solo. Negli anni Settanta, infatti, un gruppo di scienziati italiani ne avrebbe scoperto il segreto, ma questa nuova e stupefacente tecnologia, che di fatto cambierebbe l'economia mondiale archiviando per sempre i rischi del petrolio e del nucleare, sarebbe stata volutamente occultata nella cassaforte di una misteriosa fondazione religiosa con sede nel Liechtenstein, dove si troverebbe tuttora.
Sembra davvero la trama di un giallo internazionale l'incredibile storia che si nasconde dietro quella che, senza alcun dubbio, si potrebbe definire la scoperta epocale per eccellenza, e cioè la produzione di energia pulita senza alcuna emissione di radiazioni dannose. In altre parole, la realizzazione di un macchinario in grado di dissolvere la materia, intendendo con questa definizione qualunque tipo di sostanza fisica, producendo solo ed esclusivamente calore.

Una scoperta per caso
Come ogni giallo che si rispetti, l'intricata vicenda che si nasconde dietro la genesi di questa scoperta è stata svelata quasi per caso. Lo ha fatto un imprenditore genovese che una decina d'anni fa si è trovato ad avere rapporti di affari con la fondazione che nasconde e gestisce il segreto di quello che, per semplicità, chiameremo «il raggio della morte». E sì, perché la storia che stiamo per svelare nasce proprio da quello che, durante il fascismo, fu il mito per eccellenza: l'arma segreta che avrebbe rivoluzionato il corso della seconda guerra mondiale. Sembrava soltanto una fantasia, ma non lo era. In quegli anni si diceva che persino Guglielmo Marconi stesse lavorando alla realizzazione del «raggio della morte». La cosa era solo parzialmente vera. Secondo quanto Mussolini disse al giornalista Ivanoe Fossati durante una delle sue ultime interviste, Marconi inventò un apparecchio che emetteva un raggio elettromagnetico in grado di bloccare qualunque motore dotato di impianto elettrico. Tale raggio, inoltre, mandava in corto circuito l'impianto stesso, provocandone l'incendio. Lo scienziato dette una dimostrazione, alla presenza del duce del fascismo, ad Acilia, sulla strada di Ostia, quando bloccò auto e camion che transitavano sulla strada. A Orbetello, invece, riuscì a incendiare due aerei che si trovavano ad oltre due chilometri di distanza. Tuttavia, dice sempre Mussolini, Marconi si fece prendere dagli scrupoli religiosi. Non voleva essere ricordato dai posteri come colui che aveva provocato la morte di migliaia di persone, bensì solo come l'inventore della radio. Per cui si confidò con Papa Pio XII, il quale gli consigliò di distruggere il progetto della sua invenzione. Cosa che Marconi si affretto a fare, mandando in bestia Mussolini e gerarchi. Poi, forse per il troppo stress che aveva accumulato in quella disputa, nel 1937 improvvisamente venne colpito da un infarto e morì a soli 63 anni.
La fine degli anni Trenta fu comunque molto prolifica da un punto di vista scientifico. Per qualche imperscrutabile gioco del destino, pare che la fantasia e la creatività degli italiani non fu soltanto all'origine della prima bomba nucleare realizzata negli Stati Uniti da Enrico Fermi e dai suoi colleghi di via Panisperna; altri scienziati, continuando gli studi sulla scissione dell'atomo, trovarono infatti il modo di «produrre ed emettere sino a notevoli distanze anti-atomi di qualsiasi elemento esistente sul nostro pianeta che, diretti contro una massa costituita da atomi della stessa natura ma di segno opposto, la disgregano ionizzandola senza provocare alcuna reazione nucleare, ma producendo egualmente una enorme quantità di energia pulita».

Tanto per fare un esempio concreto, ionizzando un grammo di ferro si sviluppa un calore pari a 24 milioni di KWh, cioè oltre 20 miliardi di calorie, capaci di evaporare 40 milioni di litri d'acqua. Per ottenere un uguale numero di calorie, occorrerebbe bruciare 15mila barili di petrolio. Sembra quasi di leggere un racconto di fantascienza, ma è soltanto la pura e semplice realtà. Almeno quella che i documenti in possesso dell'imprenditore genovese Enrico M. Remondini dimostrano.

La testimonianza
«Tutto è cominciato – racconta Remondini – dal contatto che nel 1999 ho avuto con il dottor Renato Leonardi, direttore della Fondazione Internazionale Pace e Crescita, con sede a Vaduz, capitale del Liechtenstein. Il mio compito era quello di stipulare contratti per lo smaltimento di rifiuti solidi tramite le Centrali termoelettriche polivalenti della Fondazione Internazionale Pace e Crescita. Non mi hanno detto dove queste centrali si trovassero, ma so per certo che esistono. Altrimenti non avrebbero fatto un contratto con me. In quel periodo, lavoravo con il mio collega, dottor Claudio Barbarisi. Per ogni contratto stipulato, la nostra percentuale sarebbe stata del 2 per cento. Tuttavia, per una clausola imposta dalla Fondazione stessa, il 10 per cento di questa commissione doveva essere destinata a favore di aiuti umanitari. Considerando che lo smaltimento di questi rifiuti avveniva in un modo pressoché perfetto, cioè con la ionizzazione della materia senza produzione di alcuna scoria, sembrava davvero il modo ottimale per ottenere il risultato voluto. Tuttavia, improvvisamente, e senza comunicarci il perché, la Fondazione ci fece sapere che le loro centrali non sarebbero più state operative. E fu inutile chiedere spiegazioni. Pur avendo un contratto firmato in tasca, non ci fu nulla da fare. Semplicemente chiusero i contatti».

Remondini ancora oggi non conosce la ragione dell'improvviso voltafaccia. Ha provato a telefonare al direttore Leonardi, che tra l'altro vive a Lugano, ma non ha mai avuto una spiegazione per quello strano comportamento. Inutili anche le ricerche per vie traverse: l'unica cosa che è riuscito a sapere è che la Fondazione è stata messa in liquidazione. Per cui è ipotizzabile che i suoi segreti adesso siano stati trasferiti ad un'altra società di cui, ovviamente, si ignora persino il nome. Ciò significa che da qualche parte sulla terra oggi c'è qualcuno che nasconde il segreto più ambito del mondo: la produzione di energia pulita ad un costo prossimo allo zero.

Nonostante questo imprevisto risvolto, in mano a Remondini sono rimasti diversi documenti strettamente riservati della Fondazione Internazionale Pace e Crescita, per cui alla fine l'imprenditore si è deciso a rendere pubblico ciò che sa su questa misteriosa istituzione. Per capire i retroscena di questa tanto mirabolante quanto scientificamente sconosciuta scoperta, occorre fare un salto indietro nel tempo e cercare di ricostruire, passo dopo passo, la cronologia dell'invenzione. Ad aiutarci è la relazione tecnico-scientifica che il 25 ottobre 1997 la Fondazione Internazionale Pace e Crescita ha fatto avere soltanto agli addetti ai lavori. Ogni foglio, infatti, è chiaramente marcato con la scritta «Riproduzione Vietata». Ma l'enormità di quanto viene rivelato in quello scritto giustifica ampiamente il non rispetto della riservatezza richiesta.
Il «raggio della morte», infatti, pur essendo stato concepito teoricamente negli anni Trenta, avrebbe trovato la sua base scientifica soltanto tra il 1958 e il 1960. Il condizionale è d'obbligo in quanto riportiamo delle notizie scritte, ma non confermate dalla scienza ufficiale. Non sappiamo da chi era composto il gruppo di scienziati che diede vita all'esperimento: i nomi non sono elencati. Sappiamo invece che vi furono diversi tentativi di realizzare una macchina che corrispondesse al modello teorico progettato, ma soltanto nel 1973 si arrivò ad avere una strumentazione in grado di «produrre campi magnetici, gravitazionali ed elettrici interagenti, in modo da colpire qualsiasi materia, ionizzandola a distanza ed in quantità predeterminate».

Ok dal governo Andreotti
Fu a quel punto che il governo italiano cominciò ad interessarsi ufficialmente a quegli esperimenti. E infatti l'allora governo Andreotti, prima di passare la mano a Mariano Rumor nel luglio del '73, incaricò il professor Ezio Clementel, allora presidente del Comitato per l'energia nucleare (Cnen), di analizzare gli effetti e la natura di quei campi magnetici a fascio. Clementel, trentino originario di Fai e titolare della cattedra di Fisica nucleare alla facoltà di Scienze dell'Università di Bologna, a quel tempo aveva 55 anni ed era uno dei più noti scienziati del panorama nazionale e internazionale. La sua responsabilità, in quella circostanza, era grande. Doveva infatti verificare se quel diabolico raggio avesse realmente la capacità di distruggere la materia ionizzandola in un'esplosione di calore. Anche perché non ci voleva molto a capire che, qualora l'esperimento fosse riuscito, si poteva fare a meno dell'energia nucleare e inaugurare una nuova stagione energetica non soltanto per l'Italia, ma per il mondo intero. Tanto per fare un esempio, questa tecnologia avrebbe permesso la realizzazione di nuovi e potentissimi motori a razzo che avrebbero letteralmente rivoluzionato la corsa allo spazio, permettendo la costruzione di gigantesche astronavi interplanetarie.
Il professor Clementel ordinò quindi quattro prove di particolare complessità. La prima consisteva nel porre una lastra di plexiglass a 20 metri dall'uscita del fascio di raggi, collocare una lastra di acciaio inox a mezzo metro dietro la lastra di plexiglass e chiedere di perforare la lastra d'acciaio senza danneggiare quella di plexiglass. La seconda prova consisteva nel ripetere il primo esperimento, chiedendo però di perforare la lastra di plexiglass senza alterare la lastra d'acciaio. Il terzo esame era ancora più difficile: bisognava porre una serie di lastre d'acciaio a 10, 20 e 40 metri dall'uscita del fascio di raggi, chiedendo di bucare le lastre a partire dall'ultima, cioè quella posta a 40 metri. Nella quarta e ultima prova si doveva sistemare una pesante lastra di alluminio a 50 metri dall'uscita del fascio di raggi, chiedendo che venisse tagliata parallelamente al lato maggiore.

Ebbene, tutte e quattro le prove ebbero esito positivo e il professor Clementel, considerando che la durata dell'impulso dei raggi era minore di 0,1 secondi, valutò la potenza, ipotizzando la vaporizzazione del metallo, a 40.000 KW e la densità di potenza pari a 4.000 KW per centimetro quadrato. In realtà, venne spiegato a sperimentazione compiuta, l'impulso dei raggi aveva avuto la durata di un nano secondo e poteva ionizzare a distanza «forma e quantità predeterminate di qualsiasi materia».
Tra l'altro all'esperimento aveva assistito anche il professor Piero Pasolini, illustre fisico e amico di un'altra celebrità scientifica qual è il professor Antonino Zichichi. In una sua relazione, Pasolini parlò di «campi magnetici, gravitazionali ed elettrici interagenti che sviluppano atomi di antimateria proiettati e focalizzati in zone di spazio ben determinate anche al di là di schemi di materiali vari, che essendo fuori fuoco si manifestano perfettamente trasparenti e del tutto indenni».
In pratica, ma qui entriamo in una spiegazione scientifica un po' più complessa, gli scienziati italiani che avevano realizzato quel macchinario, sarebbero riusciti ad applicare la teoria di Einstein sul campo unificato, e cioè identificare la matrice profonda ed unica di tutti i campi di interazione, da quello forte (nucleare) a quello gravitazionale. Altri fisici in tutto il mondo ci avevano provato, ma senza alcun risultato. Gli italiani, a quanto pare, c'erano riusciti.

L'insabbiamento
In un Paese normale (ma tutti sappiamo che il nostro non lo è) una simile scoperta sarebbe stata subito messa a frutto. Non ci vuole molta fantasia per capire le implicazioni industriali ed economiche che avrebbe portato. Anche perché, quella che a prima vista poteva sembrare un'arma di incredibile potenza, nell'uso civile poteva trasformarsi nel motore termico di una centrale che, a costi bassissimi, poteva produrre infinite quantità di energia elettrica.
Perché, dunque, questa scoperta non è stata rivelata e utilizzata? La ragione non viene spiegata. Tutto quello che sappiamo è che i governi dell'epoca imposero il segreto sulla sperimentazione e che nessuno, almeno ufficialmente, ne venne a conoscenza. Del resto nel 1979 il professor Clementel morì prematuramente e si portò nella tomba il segreto dei suoi esperimenti. Ma anche dietro Clementel si nasconde una vicenda piuttosto strana e misteriosa. Pare, infatti, che le sue idee non piacessero ai governanti dell'epoca. Non si sa esattamente quale fosse la materia del contendere, ma alla luce della straordinaria scoperta che aveva verificato, è facile immaginarlo. Forse lo scienziato voleva rendere pubblica la notizia, mentre i politici non ne volevano sapere. Chissà? Ebbene, qualcuno trovò il sistema per togliersi di torno quello scomodo presidente del Cnen. Infatti venne accertato che la firma di Clementel appariva su registri di esame all'Università di Trento, della quale all'epoca era il rettore, in una data in cui egli era in missione altrove. Sembrava quasi un errore, una svista. Ma gli costò il carcere, la carriera e infine la salute. Lo scienziato capì l'antifona, e non disse mai più nulla su quel «raggio della morte» che gli era costato così tanto caro. A Clementel è dedicato il Centro ricerche energia dell'Enea a Bologna.
C'è comunque da dire che già negli anni Ottanta qualcosa venne fuori riguardo un ipotetico «raggio della morte». Il primo a parlarne fu il giudice Carlo Palermo che dedicò centinaia di pagine al misterioso congegno, affermando che fu alla base di un intricato traffico d'armi. La storia coinvolse un ex colonnello del Sifar e del Sid, Massimo Pugliese, ma anche esponenti del governo americano (allora presieduto da Gerald Ford), i parlamentari Flaminio Piccoli (Dc) e Loris Fortuna (Psi), nonché una misteriosa società con sede proprio nel Liechtenstein, la Traspraesa. La vicenda durò dal 1973 al 1979, quando improvvisamente calò una cortina di silenzio su tutto quanto.

Erano comunque anni difficili. L'Italia navigava nel caos. Gli attentati delle Brigate rosse erano all'ordine del giorno, la società civile soffocava nel marasma, i servizi segreti di mezzo mondo operavano sul nostro territorio nazionale come se fosse una loro riserva di caccia. Il 16 marzo 1978 i brigatisti arrivarono al punto di rapire il presidente del Consiglio, Aldo Moro, uccidendo i cinque poliziotti della scorta in un indimenticabile attentato in via Fani, a Roma. E tutti ci ricordiamo come andò a finire. Tre anni dopo, il 13 maggio 1981, il terrorista turco Mehmet Ali Agca in piazza San Pietro ferì a colpi di pistola Giovanni Paolo II.
È in questo contesto, che il «raggio della morte» scomparve dalla scena. Del resto, ammesso che la scoperta avesse avuto una consistenza reale, chi sarebbe stato in grado di gestire e controllare gli effetti di una rivoluzione industriale e finanziaria che di fatto avrebbe cambiato il mondo? Non ci vuole molto, infatti, ad immaginare quanti interessi quell'invenzione avrebbe danneggiato se soltanto fosse stata resa pubblica. In pratica, tutte le multinazionali operanti nel campo del petrolio e dell'energia nucleare avrebbero dovuto chiudere i battenti o trasformare da un giorno all'altro la loro produzione. Sarebbe veramente impossibile ipotizzare una cifra per quantificare il disastro economico che la nuova scoperta italiana avrebbe portato.
Ma queste sono solo ipotesi. Ciò che invece risulta riguarda la decisione presa dagli autori della scoperta. Infatti, dopo anni di traversie e inutili tentativi per far riconoscere ufficialmente la loro invenzione, probabilmente temendo per la loro vita e per il futuro della loro strumentazione, questi scienziati consegnarono il frutto del loro lavoro alla Fondazione Internazionale Pace e Crescita, che l'11 aprile 1996 venne costituita apposta, verosimilmente con il diretto appoggio logistico-finanziario del Vaticano, a Vaduz, ben al di fuori dei confini italiani. In quel momento il capitale sociale era di appena 30mila franchi svizzeri (circa 20mila Euro). «Sembra anche a noi – si legge nella relazione introduttiva alle attività della Fondazione – che sia meglio costruire anziché distruggere, non importa quanto possa essere difficile, anche se per farlo occorrono molto più coraggio e pazienza, assai più fantasia e sacrificio».
A prescindere dal fatto che non si trova traccia ufficiale di questa fantomatica Fondazione, se non la notizia (in tedesco) che il primo luglio del 2002 è stata messa in liquidazione, parrebbe che a suo tempo l'organizzazione fosse stata costituita in primo luogo per evitare che un'invenzione di quella portata fosse utilizzata solo per fini militari. Del resto anche i missili balistici (con quello che costano) diventerebbero ben poca cosa se gli eserciti potessero disporre di un macchinario che, per distruggere un obiettivo strategico, necessiterebbe soltanto di un sistema di puntamento d'arma.
Secondo voci non confermate, la decisione degli scienziati italiani sarebbe maturata dopo una serie di minacce che avevano ricevuto negli ambienti della capitale. Ad un certo punto si parla pure di un attentato con una bomba, sempre a Roma. Si dice che, per evitare ulteriori brutte sorprese, quegli scienziati si appellarono direttamente a Papa Giovanni Paolo II e la macchina che produce il «raggio della morte» venisse nascosta per qualche tempo in Vaticano. Da qui la decisione di istituire la fondazione e di far emigrare tutti i protagonisti della vicenda nel più tranquillo Liechtenstein. In queste circostanze, forse non fu un caso che proprio il 30 marzo 1979 il Papa ricevette in Vaticano il Consiglio di presidenza della Società Europea di Fisica, riconoscendo, per la prima volta nella storia della Chiesa, in Galileo Galilei (1564-1642) lo scopritore della Logica del Creato. Comunque sia, da quel momento in poi, la parola d'ordine è stata mantenere il silenzio assoluto.

Le macchine del futuro
Qualcosa, però, nel tempo è cambiata. Lo prova il fatto che la Fondazione Internazionale Pace e Crescita non si sarebbe limitata a proteggere gli scienziati cristiani in fuga, ma nel periodo tra il 1996 e il 1999 avrebbe proceduto a realizzare per conto suo diverse complesse apparecchiature che sfruttano il principio del «raggio della morte». Secondo la loro documentazione, infatti, è stata prodotta una serie di macchinari della linea Zavbo pronti ad essere adibiti per più scopi. L'elenco comprende le Srsu/Tep (smaltimento dei rifiuti solidi urbani), Srlo/Tep (smaltimento dei rifiuti liquidi organici), Srtp/Tep (smaltimento dei rifiuti tossici), Srrz/Tep (smaltimento delle scorie radioattive), Rcc (compattazione rocce instabili), Rcz (distruzione rocce pericolose), Rcg (scavo gallerie nella roccia), Cls (attuazione leghe speciali), Cen (produzione energia pulita).
A quest'ultimo riguardo, nella documentazione fornita da Remondini si trovano anche i piani per costruire centrali termoelettriche per produrre energia elettrica a bassissimo costo, smaltendo rifiuti. C'è tutto, dalle dimensioni all'ampiezza del terreno necessario, come si costruisce la torre di ionizzazione e quante persone devono lavorare (53 unità) nella struttura. Un'intera centrale si può fare in 18 mesi e potrà smaltire fino a 500 metri cubi di rifiuti al giorno, producendo energia elettrica con due turbine Ansaldo.

C'è anche un quadro economico (in milioni di dollari americani) per calcolare i costi di costruzione. Nel 1999 si prevedeva che una centrale di questo tipo sarebbe costata 100milioni di dollari. Una peculiarità di queste centrali è che il loro aspetto è assolutamente fuorviante. Infatti, sempre guardando i loro progetti, si nota che all'esterno appaiono soltanto come un paio di basse palazzine per uffici, circondate da un ampio giardino con alberi e fiori. La torre di ionizzazione, dove avviene il processo termico, è infatti completamente interrata per una profondità di 15 metri. In pratica, un pozzo di spesso cemento armato completamente occultato alla vista. In altre parole, queste centrali potrebbero essere ovunque e nessuno ne saprebbe niente.
Da notare che, secondo le ricerche compiute dalla International Company Profile di Londra, una società del Wilmington Group Pic, leader nel mondo per le informazioni sul credito e quotata alla Borsa di Londra, la Fondazione Internazionale Pace e Crescita, fin dal giorno della sua registrazione a Vaduz, non ha mai compiuto alcun tipo di operazione finanziaria nel Liechtenstein, né si conosce alcun dettaglio del suo stato patrimoniale o finanziario, in quanto la legge di quel Paese non prevede che le Fondazioni presentino pubblicamente i propri bilanci o i nomi dei propri fondatori. Si conosce l'indirizzo della sede legale, ma si ignora quale sia stato quello della sede operativa e il tipo di attività che la Fondazione ha svolto al di fuori dei confini del Liechtenstein. Ovviamente mistero assoluto su quanto sia accaduto dopo il primo luglio del 2002 quando, per chissà quali ragioni, ma tutto lascia supporre che la sicurezza non sia stata estranea alla decisione, la Fondazione ufficialmente ha chiuso i battenti.
Ancora più strabiliante è l'elenco dei clienti, o presunti tali, fornito a Remondini. In tutto 24 nomi tra i quali spiccano i maggiori gruppi siderurgici europei, le amministrazioni di due Regioni italiane e persino due governi: uno europeo e uno africano. Da notare che, in una lettera inviata dalla Fondazione a Remondini, si parla di proseguire con i contatti all'estero, ma non sul territorio nazionale «a causa delle problematiche in Italia». Ma di quali «problematiche» si parla? E, soprattutto, com'è che una scoperta di questo tipo viene utilizzata quasi sottobanco per realizzare cose egregie (pensiamo soltanto alla produzione di energia elettrica e allo smaltimento di scorie radioattive), mentre ufficialmente non se ne sa niente di niente?
Interpellato sul futuro della scoperta da Remondini, il professor Nereo Bolognani, eminenza grigia della Fondazione Internazionale Pace e Crescita, ha detto che «verrà resa nota quando Dio vorrà». Sarà pure, ma di solito non è poi così facile conoscere in anticipo le decisioni del Padreterno. Neppure con la santa e illustre mediazione del Vaticano.
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