Sul settimanale MIO n. 27 il prete e scrittore Mauro Leonardi, riguardo al calo dei matrimoni, risponde ad una lettrice: “Credo che il calo di matrimoni in Chiesa sia dovuto un pochino all’indebolirsi della fede ma soprattutto alla mancanza di lavoro e alla paura che una relazione d’amore, per quanto possa sembrare salda, alla lunga possa non durare”.
Credo che il calo dei matrimoni religiosi sia anche da attribuire ad una maggiore saggezza rispetto al passato, quando molti matrimoni (in misura minore accade anche oggi) si celebravano non per vera fede, ma per tradizione, perché tutti facevano così, per accontentare i genitori e i nonni, perché la cerimonia in chiesa era bella, emozionante, belle le fotografie e via di seguito. Il matrimonio in chiesa era il vero matrimonio. Molti si sposavano (e in misura minore accade anche oggi) in chiesa non credendo realmente che il matrimonio fosse un sacramento o non avendo compreso per niente che cosa significasse. E credo che il calo dei matrimoni in chiesa sia da attribuire anche ad un accresciuto senso della libertà, ad una maggiore consapevolezza che non è giusto sottostare a regole che non hanno senso, il che non significa disaffezione per la religione. Si tratta semmai, di una religiosità più matura. Come possono i giovani, al tempo di oggi, accettare che uomini della chiesa, che tra l’altro all’amore coniugale hanno rinunciato, che dell’amore coniugale non hanno fatto esperienza, il che ovviamente ha relativa importanza, come possono accettare, dicevo, che uomini della chiesa dicano loro come e quando, una volta sposati (prima sarebbe grave peccato) possono fare l’amore? Qualche giorno fa un prete sul blog “Come Gesù”, parlando dell’amore coniugale, scriveva: “La ricerca del piacere non può essere svincolata dal significato intrinseco dei gesti che lo procurano”. Nella sostanza è ciò che, arrampicandosi sugli specchi, affermava Paolo VI nella Lettera enciclica Humanae vitae. Ovviamente la regoletta vale solo per il piacere sessuale. Ma che succede se due sposini si procurano vicendevolmente il sacrosanto dolcissimo piacere sessuale, svincolandolo dal significato intrinseco dei gesti che lo procurano? Ricorrendo magari all’uso del condom? E’ cosa gravissima. La fine del mondo. Una tragedia. Il buon Dio, che sta sempre molto attento a ciò che fanno gli sposini a letto, si dispiace da morire: “Come si permettono queste mie creature di fare l’amore solo per provare piacere?”. Ma come è possibile, ancora oggi, che persone non dico intelligentissime, ma sicuramente intelligenti, colte, possano pronunciare seriamente certi discorsi senza coglierne il ridicolo?
Sono persuaso che oggi molti i giovani preferiscono impegnarsi reciprocamente per una vita in comune, lasciando fuori una Chiesa troppo lontana dalla vita reale.
Renato Pierri