Gli italiani all’estero sono ignorati per tutta la legislatura ma quando si tratta di votare allora diventano importanti. E’ la massa stessa dei nostri connazionali a far paura. E si immagini che è divisa. Una parte se ne frega perché non sta a perdere tempo con l’Italia. Un’altra parte non ci capisce nulla. In questo bailamme saltano fuori i “magliari” della politica territoriale che, come i magliari emigrati all’estero di un tempo anziché vendere biancheria porta a porta, vendono fumo politico. Si incravattano. La posa è quella di chi sa tutto quello che necessita sapere. Lo sguardo è fisso altrove quando parlano. Le pacche sulle spalle si sprecano e le promesse non si risparmiano. Ad un certo punto, dicevamo, questa massa di pecore all’estero diventa importante. Anzi importantissima. Ragazzi in gioco ci sono i do ut des e cioè i rendiconti contrattuali di chi chiede e di chi sarebbe disposto a dare. Il mondo è andato sempre così, ecco perché è il momento di cambiarlo. I “magliari” prendono la scena in questo spazio incontrollato ed incontrollabile e la fanno da padrone. Essi sono un esempio di copiaeincollismo fenomenale. Azzeccano alla rinfusa e solo per argomenti le cose da propinare all’elettorato. Non danno mai risposte a domande dirette. Inoltre, sapendo di non poter essere controllati a Roma date le distanze proibitive dicono una cosa ed il suo contrario a seconda della tipologia del target cui si riferiscono. I “magliari” politici all’estero sono né più e né meno lo specchio dei politici in Italia con l’aggravante di esserne una pessima copia fotostatica, più beceri ed ignoranti. Ma lo stile e l’inganno è lo stesso. Il vestito che confezionano, ecco i magliari di un tempo, è su misura. Non costa niente e frutta tanto. Essi, oltre che per storia decennale, si riconoscono per alcune caratteristiche peculiari e fondamentali: fanno un gran movimento inutile; distribuisono cariche fasulle a destra e a manca; dicono di presentare centinaia di interrogazioni parlamentari come se chi sa cosa fossero perché ogni giorno se ne presentano centinaia alle quali nessuno si degnerà di rispondere; cambiano spesso posto in parlamento sedendo una volta con Tizio ed un’altra volta con Caio. Un po’ di qua ed un po’ di là insomma. Poi, ad un certo punto succede che un “bischerino” che fa non si sa come il Presidente del Consiglio crea ai “magliari” una grana di non poco conto mettendosi in testa di approvare la riforma costituzionale con un bel referendum. Votare si oppure no. Tralasciando tutto il resto, agli italiani all’estero interessa solo una cosa: i sei senatori eletti nella circoscrizione estero. Chi voterà “sì” vuole che i sei senatori eletti nella Circoscrizione Estero vengano soppressi. Chi voterà “no” vuole invece che i sei senatori eletti all’estero restino. I “magliari” sul territorio si sono trovati e si trovano in un bel pasticcio. Per esempio 16 parlamentari eletti all’estero su 18, quindi deputati e senatori, consigliano di votare “sì” cosicché vogliono tagliarsi le palle (sei senatori) per fare dispetto non alla moglie ma a sé stessi. Tra questi, però ci sono quelli che, per rispetto al gruppo parlamentare in cui sono stati reclutati ed in virtù di accordi precisi e categorici con il governo devono dire ai connazionali che voteranno e faranno votare “sì” mentre ammettono che sarebbe utile invece votare il “no” e viceversa. Poi ci sono i capi bastone che, facendo i “magliari” alla -Totò a Berlino- lasciano “libertà di coscienza” ai propri elettori come se la libertà di coscienza fosse un rimedio che possa essere chiamato in ballo per questo referendum che è esclusivamente politico e non etico. Il “magliaro” si guarda bene dal fare questa differenza tra problematiche di ordine etico e problematiche di ordine politico ma, essendo anche assai ignorante è facile che non ne conosca il significato e l’applicazione. Ma in questo modo crede si salvare capra e cavoli. Sarebbe veramente singolare se fosse così. Tutti e sempre potrebbero tirare in ballo la libertà di coscienza e così si laverebbero tutti le manine. Chi scrive pensa cose assai peggiori di queste. Il nostro giudizio sui “magliari” della politica è di una sesquipedale volgarità della quale, essendo delle persone perbene, ci vergogniamo noi stessi. Ma lasciamo al lettore immaginare ogni sorta di considerazione e qualificazione cercando di coniare sempre peggiori sinonimi.