Intervista all’0n. Federico Bricolo Lega Nord

Sull’inserimento della lingua italiana nella Costituzione come lingua nazionale, l’on. Bricolo, ha tenuto il suo intervento in aula in lingua veneta, interrotto solo dal Presidente Bertinotti.

Onorevole, per il suo intervento in aula, ha usato la lingua veneta, era una provocazione?

La lingua veneta, è una lingua millenaria parlata da milioni di veneti in tutto il mondo. Gli stessi emigranti che sono partiti tanti anni fa, che si sono radicati in territori stranieri come l’Argantina o il Brasile, lo parlano ancora. Essi, magari, non conoscono l’italiano, ma, ancora adesso, parlano la lingua veneta.

Lei non vuole la lingua italiana come lingua ufficiale della Repubblica?

Oggi, c’era all’ordine del giorno, la modifica di un articolo della Costituzione in cui di stabilisce che la lingua italiana è la lingua ufficiale della nazione. Noi abbiamo chiesto, però, collegato con questo, attraverso degli emendamenti, vi fosse la tutela delle lingue locali, il Veneto ed i vari dialetti che ci sono nel Paese. Questo ci è stato negato!
Dal nostro punto di vista, è vergognoso perché, comunque, sono lingue che sono parlate veramente da milioni di persone, a casa, sul lavoro, addirittura nelle scuole. Pensare che non ci sia la volontà di tutelarle, per noi, è veramente sbagliato.
Di qui, il mio intervento in lingua veneta, provocatorio sì, ma è la lingua che parlo a casa mia.
E’ chiaro che a Roma i rapporti istituzionali, ci portano a parlare in italiano ma questo non vuol dire che però noi ci dimentichiamo della nostra storia, delle nostre origini, della nostra cultura.
Sono orgoglioso di essere veneto e questo, oggi, l’ho cercato di dire in lingua veneta in Parlamento. Il Presidente Bertinotti mi ha impedito di farlo. Noi abbiamo insistito, altri miei colleghi si sono espressi in vari dialetti, lombardi, emiliani, piemontesi ecc. Devo dire che abbiamo sicuramente aperto una grossa discussione. Presenteremo ulteriori proposte di legge per tutelare le lingue locali oltre quelle già presentate nei vari anni che, purtroppo, non sono mai divenute leggi.

Sia sincero, lei veramente pensa che manchi la volontà di conservare il nostro patrimonio storico inerente le culture locali, oppure si tratta di una discussione pretestuosa e politica fine a sé stessa?

Purtroppo, questo è un atteggiamento che noi siamo costretti a portare avanti perché si è voluto inserire questa modifica della Costituzione eleggendo la lingua italiana come lingua della Repubblica. Non ci si può dimenticare delle altre lingue. Questo è quello che noi abbiamo voluto, con forza, far presente al parlamento.
C’è stato detto di no ma è una cosa vergognosa. Infatti, non siamo intervenuti solo noi della lega nord, ma sono intervenuti anche dei siciliani, per esempio, facendo interventi importanti in difesa del loro idioma e della loro lingua.
E’ evidente a tutti che, in questo paese, sono tantissimi i dialetti e le lingue che si parlano. Tutte hanno la loro storia, la loro dignità.
E’ veramente incredibile che il parlamento, invece, faccia finta di nulla.
Abbiamo presentato anche un ordine del giorno in cui si chiede di intervenire nelle scuole, per esempio, cosa molto importante e nelle amministrazioni locali con il supporto da parte del governo ad incentivare l’uso di queste lingue attraverso anche manifestazioni culturali affinché vengano a trasmesse anche ai nostri figli. Oggi, tra tutte le lingue straniere, anche l’italiano si parla di meno. Noi, però, non permetteremo mai che si abbandoni la lingua veneta, lingua millenaria.

E’ d’accordo che ci sia una lingua unica per tutto il territorio nazionale, anche non fosse l’italiano?

Già esiste ed è l’italiano. I telegiornali parlano l’italiano per esempio. Però se la si vuole inserire nella Costituzione, non si può evitare di ricordarci delle altre lingue.

Ma allora, perché quelli che si oppongono, lo fanno con ostinazione?

E’ evidente che c’è un atteggiamento centralista, ceco, incapace di vedere quello che è la realtà del territorio perché, ripeto, molto spesso sul territorio, ognuno parla la sua lingua che non è quella italiana. In casa, sul lavoro, la gente si esprime in veneto. Questa è una cosa incontrovertibile e sono milioni di persone che lo fanno.
Questa nostra difesa era dovuta e continueremo nei prossimi passaggi parlamentari.

Vuole rivolgere un saluto alla comunità dei veneti nel mondo?

Un grande saluto, vi siamo vicini e credo che la nostra lingua, sia una grande lingua, l’ho detto anche in aula. Una lingua che ci fa essere veneti, tutti fradei. Perché semo tutti fradei perché semo uniti da una stessa lingua che ci fa essere forse, più degli altri, un popolo. E’ una cosa che ci differenzia e ci dà tanto orgoglio.

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